Biathlon | 26 gennaio 2023, 13:00

Biathlon - Quando a colorarsi d'oro è il proprio animo: lo splendido esempio di Carrara e Mezzaro, che meriterebbe spazio su tutti i quotidiani

Biathlon - Quando a colorarsi d'oro è il proprio animo: lo splendido esempio di Carrara e Mezzaro, che meriterebbe spazio su tutti i quotidiani

Si può vincere anche senza necessariamente tagliare il traguardo con il tempo più basso o, forse è meglio in questo caso, non salendo sul gradino più alto del podio, ottenendo così una vittoria che non rimane nelle statistiche ma sicuramente resta dentro nella soddisfazione personale di aver fatto la cosa giusta e nel giusto riconoscimento altrui.

Certo, fermandoci ai freddi numeri, Michela Carrara ha ottenuto un undicesimo posto nell'individuale femminile dei Campionati Europei di biathlon, con un distacco di 1'12"3 con tre errori, due dei quali arrivati nella seconda serie, facendo registrare il miglior tempo sugli sci. A vincere è stata la tedesca Lisa Spark davanti all'ucraina Dzhima e alla giovanissima tedesca Grotian. Ma quando ci si allontana dai numeri e ci si concentra sugli essere umani, su coloro che sono i grandi protagonisti di questo splendido sport chiamato biathlon, è chiaro che di vincitrice ce ne sia una, proprio Michela Carrara.

Al termine della gara, infatti, a risultare la vincitrice, colei che, sommate le penalizzazioni di un minuto per ogni errore al tiro, aveva ottenuto il tempo migliore era stata proprio l'azzurra nativa della Valle d'Aosta. Un successo che avrebbe fatto entrare Michela Carrara nella storia del biathlon italiano, perché prima atleta azzurra capace di vincere un titolo europeo, medaglia d'oro che all'Italia clamorosamente ancora manca. Eppure già durante la gara, quei due bersagli chiusi all'inizio della seconda serie non convincevano la valdostana e soprattuttto il suo allenatore Edoardo Mezzaro, perché in fin dei conti atleta e allenatore sanno quando si è sbagliato.

Ma cosa è accaduto? Semplice, Carrara ha aperto regolarmente la sua serie e i primi due bersagli su cui ha sparato si sono chiusi per poi chiudersi anche i successivi tre. A far diventare bianchi i primi due bersagli della sua sagoma, però, non è stata Michela, bensì la statunitense Garso, che in un tipico episodio di cross fire, evento tutt'altro che raro nel biathlon, è andata a puntare sulla sagoma di un'altra concorrente. Errore che in realtà non ha infastidito l'azzurra, che quando ha sparato ha trovato quei bersagli ancora neri. Uscita dalla serie con tutti i colpi andati a centro, almeno a guardare la sua sagoma, anche la stessa Carrara è rimasta stupita, perché, come già scritto, un'atleta sa quando sbaglia. A non restare stupito è stato però l'allenatore azzurro Edoardo Mezzaro, che dalla sua postazione ha visto tutto, ha capito subito che Carrara aveva effettivamente sbagliato. Lì si è creato un clamoroso paradosso, in quanto l'allenatore azzurro faceva anche parte della giuria. In ogni gara, infatti, oltre al technical director e all'IBU referee, vi sono in giuria anche due head coach, in questo caso proprio l'italiano Mezzaro e l'allenatore del Canada.

Da regolamento Carrara, valdostana come Mezzaro, aveva vinto la sua gara, in quanto nessuno poteva dimostrare cosa fosse successo. La giuria, infatti, e di questo lo stesso Mezzaro era testimone facendone parte, aveva visualizzato numerose volte il video del poligono ed era stata incapace di dimostrare quali colpi fossero arrivati dalla carabina dell'azzurra e quali, invece, da quelli della statunitense. A termini di regolamento, la vittoria dell'italiana era intoccabile, al punto che la stessa squadra tedesca, che dai due minuti di penalità all'azzurra ha ottenuto poi un oro e un bronzo, anziché il solo argento iniziale, nemmeno aveva fatto ricorso.
Eppure nel cuore e nell'animo di Carrara e Mezzaro la vittoria non sembrava giusta, in loro la consapevolezza che quei due colpi non avevano colpito il bersaglio facendolo abbassare. Così si sono in qualche modo "autodenunciati", recandosi in giuria per raccontare che avevano l'impressione che i colpi partiti dalla carabina dell'azzurra non avessero centrato il bersaglio.
In un primo momento, nonostante ciò, il risultato è stato ufficializzato, proprio perché la giuria non poteva accertare che effettivamente a far diventare i bersagli bianchi fossero stati i colpi della statunitense anziché quelli dell'italiana.
Il race director del circuito di IBU Cup, figura che è al di sopra anche dei componenti della giuria, una volta resosi conto che erano gli italiani stessi ad ammettere di non aver fatto quel bel cinque al poligono, ha deciso giustamente di indire una nuova riunione di giuria, nella quale è stata accettata la versione dei fatti proposta da Mezzaro e Carrara.

In quanti lo avrebbero fatto? Chi avrebbe rinunciato a un oro che a termini di regolamento nessuno avrebbe potuto toccargli? Vero, vincere sapendo di non averlo meritato non lascia quel buon sapore alla fine, ma allo stesso tempo una vittoria, al di là dell'aspetto economico, avrebbe forse aperto a Carrara nuovamente le porte anche per una convocazione mondiale. Un successo ieri le avrebbe permesso di proporsi per Oberhof, mettendo alle spalle un inizio di stagione difficile dalla quale è ripartita con buoni risultati nelle ultime settimane. Ma al costo di cosa? Il bene della propria anima e soprattutto coscienza vale di più, anche rispetto a un titolo, un premio in denaro o una convocazione mondiale, deve aver pensato Carrara, che questa mattina si sarà guardata allo specchio con orgoglio, così come l'allenatore Mezzaro e tutta la squadra azzurra.

La valdostana, poi, proprio perché in gioco ci sono anche le convocazioni per i Mondiali, è stata rispettosa anche nei confronti delle sue stesse compagne di squadra, che potranno solo apprezzare questo suo gesto che per l'ennesima volta dimostra a tutti noi quanto il biathlon sia uno sport che andrebbe preso da esempio, anziché relegato, quando va bene, in trafiletti a chiusura di un quotidiano. Oggi sui giornali italiani non leggerete di Carrara, ma delle difficoltà del Milan, della penalizzazione della Juventus, di scandali calcistici, del calciomercato e tanto altro, tante polemiche e troppe fantasie, niente per il fairplay. I lettori non potranno leggere di un gesto di grande sportività che riconcilia con lo sport e deve essere preso come esempio da portare ai giovani.
Eh no, cari Michela ed Edoardo, non lo leggeranno, siete troppo avanti per la cultura sportiva di questo paese, ma fortunatamente, almeno nel mondo del biathlon, da ieri avete ricevuto tantissimi messaggi di stima e questa è la grande vittoria.

 

Giorgio Capodaglio

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