Sci di fondo | 31 gennaio 2023, 18:15

Sci di fondo - Manuela Di Centa compie 60 anni: "Ho vinto tanto, la tiroide mi frenava. Le voci sul doping mi hanno ferito. Stefania Belmondo? Siamo amiche!"

Manuela Di Centa

Manuela Di Centa

Manuela Di Centa, protagonista di pagine leggendarie della storia dello sci di fondo italiano, festeggia oggi il suo compleanno numero 60: un traguardo importante, al quale approccia con il sorriso sulle labbra, ripercorrendo la sua carriera sugli sci stretti in un'intervista pubblicata sull'edizione odierna del "Messaggero Veneto".

La passione per gli sci è nata grazie a papà Gaetano (95 anni), che ha instradato i suoi figli allo sport: "A quattro anni e mezzo ho iniziato a sciare e ho cominciato a sognare di fare cose belle nello sport - ha esordito Manuela Di Centa -. Mi piacevano la neve, il freddo, la fatica, gli sci. Sentire il cuore che batte e ti riscalda: sono sensazioni meravigliose. Come la fatica".

Da lì, la sua carriera è stata sempre in ascesa, con la conquista di medaglie dapprima nazionali e, poi, internazionali, sino alle Olimpiadi: "Ne ho fatte cinque, ma solo a Lillehammer stavo bene fisicamente - ha svelato l'ex fondista -. La svolta della mia carriera è arrivata nel 1992. Stavo male, ho cominciato a gonfiarmi, a prendere peso, non riuscivo a stare sveglia, non capivo cosa avessi. I risultati non arrivavano. È stato il momento più brutto. Poi, grazie al professor Conconi, sono stata ricoverata per tre mesi all'ospedale di Pisa e un altro grande, il professor Pinchera, ha scoperto che ormai la mia tiroide non funzionava più".

Per tre mesi dubbi e incertezze si sono fatti largo nella mente di Manuela Di Centa, ma i medici la incoraggiavano, dicendole che sarebbe tornata più forte di prima. Avevano ragione loro: "Ho vinto tanto grazie al mio talento, alla mia mentalità, ma non avrei vinto così se non avessi potuto contare su una squadra forte e su tecnici e materiali all'avanguardia. Ai Giochi di Lillehammer ho trovato l'ambiente ideale, la neve scandinava che adoravo e conoscevo bene per essermi allenata là tanti anni, e sci che volavano. Sì, in quei giorni Manuela volava".

Si è sempre parlato della sua rivalità con Stefania Belmondo, ma oggi le cose sono diametralmente cambiate, secondo Manuela Di Centa: "Avevamo caratteri diversi, ma ci rispettavamo e giocavamo molto su questa rivalità. Io e Stefania ci sentiamo spesso, non abitassimo così lontane ci vedremmo anche molto di più. È stata la mia più grande rivale, ora è un'amica".

L'ultima Olimpiade di Nagano nel 1998, ha aggiunto l'ex azzurra sul "Messaggero Veneto", è stata "sofferta perché non stavo bene, ma significativa. Quando ho dato il testimone alla Belmondo nella staffetta nella zona cambio ho spento l'interruttore. Tolti gli sci, ho deciso di iniziare una nuova vita. Mi ero preparata a farlo, volevo scoprire nuovi orizzonti".

Fra le cose che più hanno fatto soffrire Manuela Di Centa c'è stato l'accostamento del suo nome al doping, per giunta "proprio mentre stavo combattendo una malattia devastante. Sì, questo mi ha ferito. Ma ho imparato ad andare avanti e a farmi forza dalle critiche".

Poi, è giunta la nomina a membro del CIO: "Una cosa di cui vado fiera. Ora, anche grazie a me, è normale che gli atleti contino nel governo dello sport italiano e internazionale. Per farlo, al tavolo delle riforme mi sono trovata all'epoca a parlarne fianco a fianco con gente come Agnelli e Kissinger. I campioni devono poter avere voce perché i campioni 'la filiera' dello sport la conoscono bene".

Dopo arrivarono le esperienze in tv e in politica ("In Parlamento una delle mie più grandi soddisfazioni è quella di aver fatto istituire i licei sportivi. Va cambiata la mentalità, ma qualcosa si sta muovendo. Gli atleti devono poter studiare al momento giusto"), mentre oggi Manuela Di Centa ammira molto "le nostre biatlete Dorotea Wierer e Lisa Vittozzi, che quest'anno è migliorata tantissimo. Goggia e Brignone sono fortissime, ma se devo fare un nome faccio quello di Mikaela Shiffrin: mi piace anche la sua spontaneità e come si racconta sui social. Sì, mi sarebbe piaciuto ci fossero i social durante la mia carriera agonistica".

Alessandro Nidi

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