Biathlon | 17 maggio 2023, 13:24

Biathlon - Conosciamo Cesare Lozza, il neo nazionale juniores che non smette mai di crederci

Foto Credit: Josef Plaickner

Foto Credit: Josef Plaickner

Nell’ultima stagione ha fatto il salto di qualità, vincendo la Coppa Italia Fiocchi della categoria Giovani e rimediando anche la convocazione per il Mondiale Youth di Shchuchinsk, nel quale si è comportato benissimo arrivando anche vicino a vincere una medaglia individuale. I risultati ottenuti hanno ora regalato un’altra grande soddisfazione a Cesare Lozza, classe 2004 nato a Forni di Sopra e cresciuto nella Fornese, che da alcuni anni studia alla scuola di Malles proprio per impegnarsi fino in fondo nel biathlon.

Ha dovuto crederci tanto Lozza, cercare di non mollare mai, darsi sempre una possibilità anche nei momenti più difficili, per arrivare fino a dove è oggi. Un fisico minuto, infatti, sembrava penalizzarlo, non consentirgli una lotta pari. Lui non ha smesso mai di crederci e finalmente, una volta che anche il fisico è cambiato, ha iniziato a raccogliere ciò che sapeva di meritare, anche grazie alla carica ricevuta dalle parole di un campione del mondo che ha iniziato ad allenarlo. Scopriamolo nell’intervista che il friulano ha rilasciato a Fondo Italia, una volta saputo di essere entrato in nazionale.

Ciao Cesare. Intanto complimenti per questo inserimento nella nazionale italiana juniores. Cosa significa per te essere entrato a far parte di questo gruppo?
«È importantissimo, posso allenarmi con atleti di alto livello come Nicolò Betemps, che ha vinto la classifica generale di IBU Cup Junior, oppure con Marco Barale già protagonista in IBU Cup. Sarà una nuova esperienza fantastica per me, spero di sfruttarla al meglio e anche di divertirmi.
Io ero già felice di essere stato convocato per il Mondiale in Kazakistan, una bellissima esperienza, che mi ha consentito di conoscere un nuovo ambiente, vivere delle competizioni internazionali e fare anche amicizia con atleti stranieri. Ora l’inserimento nella squadra nazionale juniores è un nuovo step. Adesso si inizia a fare sul serio, sono uscito dal Comitato, che era un po’ una comfort zone, si esce dal nido. È il momento di migliorare in ogni allenamento, ancora più di prima».


Cambierà tanto anche la tua routine.
«Si, farò qualche viaggio in più, anche se in realtà sono già abituato a stare fuori da casa, visto che da alcuni anni studio a Malles, in questa scuola sportiva che è un’eccellenza italiana e alla quale devo solo dire grazie. Ho continuato però a gareggiare per il Comitato FVG e il mio sci club, la Fornese, perché fin da piccolo sono sempre stato con loro e gli devo tanto».

Parliamo un po’ dell’ultima stagione. Sicuramente hai raccolto tante soddisfazioni.
«Certamente, a partire dal Mondiale, che mi ha reso molto felice. Anche se in realtà mi mangio un po’ le mani per gli errori commessi nella staffetta mista, quando a causa della mia serie a terra abbiamo perso la medaglia. Non sono riuscito a recuperare, così quando ho tagliato il traguardo mi sono sentito in colpa, ho provato veramente delle brutte sensazioni.  
Devo ringraziare gli allenatori e i miei stessi compagni di squadra che quella sera mi sono stati vicino, mi hanno detto più volte di non buttarmi giù perché anche a loro era accaduto di vivere una giornata così. Non so, a quel punto è scattato qualcosa, è aumentata la mia convinzione e il giorno dopo sono arrivato sesto nell'individuale con un solo errore. Da lì ho disputato un bel Mondiale, facendo bene anche nella sprint e nella pursuit, ma purtroppo mancando anche la staffetta maschile, quando sono caduto rompendo un bastone e con la diottra piena di neve ho avuto difficoltà al tiro
. Sono però soddisfatto di aver lottato ad alto livello nel Mondiale Giovanile.
Poi ovviamente sono felice per come sono andate le cose anche in ambito italiano, visto che ho vinto la Coppa Italia Fiocchi, che ho conquistato nonostante abbia saltato qualche gara.
Mi dispiace solo non aver vinto medaglie individuali agli Italiani. Avrei potuto farlo proprio a Forni Avoltri, ma quando abbiamo gareggiato lì, sono arrivato solo il giorno precedente la gara e non ho potuto provare il nuovo anello
, così all’ultimo giro anziché andare al traguardo mi sono diretto verso il transito, buttando una medaglia certa.
Per fortuna ho almeno vinto l’argento in staffetta con Perissutti e Da Pozzo a Brusson».

In squadra juniores avrai gli allenatori che hai già avuto in occasione dei Mondiali. Come ti sei trovato con loro?
«Mi hanno trattato davvero benissimo, sono sempre stati disponibili fin dal primo minuto, gentilissimi con tutti noi. Allenatori e skiman sono tutti bravissimi e con un alto livello di preparazione. Credo che non si possa avere uno staff tecnico migliore di questo. Sono anche dei grandi motivatori, ognuno è perfetto nel proprio ruolo. Sono felice di lavorare con loro».

Parliamo ora di te. Ci racconti come hai mosso i primi passi nel biathlon?
«Ho iniziato con la Fornese quando ero piccolo, insieme ai miei compagni di classe, tra i quali anche Alex Perissutti che è mio amico dai tempi dell’asilo. Abbiamo la stessa età e frequentato quindi le stesse scuole qui a casa.
All’inizio, il biathlon non mi piaceva così tanto perché sbagliavo molto al poligono e pagavo pure il mio fisico minuto sugli sci, così faticavo tanta fatica a ottenere risultati.
Non ho mollato e quando mi sono iscritto alla scuola di Malles, ho compreso appieno quanto fosse grande la mia passione per questo sport e ho voluto proseguire. Sia chiaro, io ci ho sempre creduto, ma ero fisicamente troppo minuto rispetto agli altri. Fortunatamente le cose sono cambiate, finalmente alle superiori sono cresciuto anche fisicamente e ho continuato a dare tutto quello che avevo. Sono stato bravo a crederci sempre e gli allenatori a motivarmi a continuare».

Insomma, tutta la carriera con Perissutti ed ora anche la nazionale.
«Infatti siamo molto contenti entrambi, perché siamo riusciti a fare il salto di qualità nell’anno giusto, anche se lui aveva fatto molto bene già nella stagione precedente. Quest’anno siamo migliorati entrambi e ora saremo in nazionale assieme. Credo che fare tutto il percorso insieme a un amico sia una grande fortuna».  

Cosa ti piace del biathlon?
«La sensazione che provo ogni volta che vedo i bersagli diventare bianchi e vado a tutta senza passare per l’anello della penalità, per poi fare fatica, che è qualcosa che mi piace. Anche perché insieme al biathlon, ho anche fatto corsa campestre, proprio perché mi piacciono le sensazioni che provo nel fare fatica. Inoltre mi piace tanto avere la possibilità di scoprire sempre luoghi nuovi».

Chi è il tuo punto di riferimento nel biathlon, un atleta che ti piace in modo particolare?
«Dominik Windisch, e ciò è legato anche alla mia storia, in quanto come vi ho detto ero di corporatura molto minuta fino a poco tempo fa. Quando ci è venuto ad allenare, Windisch mi ha raccontato la sua storia, che è simile alla mia. Fino alla terza superiore anche lui faticava ad ottenere risultati, poi finalmente è cresciuto fisicamente, allora sono arrivati i primi risultati e l’arruolamento nell’Esercito. Pensare a tutto ciò che ha vinto nella sua carriera, alle medaglie mondiali e olimpiche, mi fa capire che non bisogna mai arrendersi. Lo stimo.
È stato bello venire allenato da lui, perché riesce a dare dei consigli particolari e avendo appena smesso riesce a darti qualcosa in più».


Tra poco avrai l’esame di maturità. A proposito di questo, è difficile conciliare scuola e sport?
«Secondo me non è poi così difficile. Ovviamente dipende anche dalla scuola che frequenti. Fortunatamente, essendo qui a Malles, durante l’inverno ho tre giorni di lezioni ed altri di allenamento, nei quali si ha anche tempo libero per studiare. Certamente, terminata la stagione, si deve accelerare per recuperare le ore perse in inverno, ma se ci si mette con impegno non è difficile. Certo, per alcuni qui può essere complicato il fatto che la scuola è in tedesco, ma per quanto mi riguarda avevo già una base, visto che lo avevo studiato alle medie».

Tornando al biathlon. C’è qualche aspetto in particolare su cui vuoi lavorare?
«Devo assolutamente migliorare nel rilascio colpi. Vedendo anche le statistiche dei Mondiali, su un’individuale di 12,5 km ho perso un minuto soltanto al poligono, arrivando poi a 45” dal primo. Avessi sparato con i suoi tempi di rilascio avrei lottato per la vittoria. Insomma devo diventare più veloce al tiro, poi ovviamente sono giovane, quindi devo continuare a crescere sia sugli sci che al tiro, anche in precisione».

La nazionale juniores è uno step importante per la tua carriera. Vuoi ringraziare qualcuno?
«Si, a cominciare dalla mia famiglia, che mi ha sempre appoggiato e mi ha insegnato tutti gli aspetti importanti della vita. Ringrazio tutti gli allenatori che ho avuto, a partire dalla mia società, e anche i genitori dei miei compagni di squadra che negli anni mi hanno dato consigli. Poi ovviamente grazie ai miei compagni, che sono amici e con i quali mi stono divertito tanto in questi anni. Questo aspetto è fondamentale. Da tutti loro ho imparato qualcosa di nuovo».

Giorgio Capodaglio

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