Biathlon | 22 maggio 2023, 12:45

Biathlon - Intervista a Francesca Brocchiero: con passione e determinazione dalla sua Valle Stura alla nazionale juniores

Foto Credit: Dario Giraudo

Foto Credit: Dario Giraudo

È la vincitrice della Coppa Italia Fiocchi nella categoria Giovani e si prepara, per la prima volta nella sua giovane carriera, a far parte della nazionale italiana giovanile proprio nell’anno in cui salirà di categoria diventando juniores. Francesca Brocchiero, classe 2004 proveniente dalla Valle Stura (provincia di Cuneo), ma facente parte da alcune stagioni dello Sci Club Entracque Alpi Marittime, è uno dei volti nuovi della nazionale italiana juniores 2023/24.

Nel corso delle stagioni Brocchiero è stata capace di fare notevoli progressi, apparendo sempre più determinata a emergere e inseguire il suo sogno da biatleta. Ora vede più vicina la possibilità di disputare le sue prime competizioni internazionali e vivere delle esperienze che potrebbero permetterle di crescere ulteriormente.

L’abbiamo quindi contattata per sapere da lei come ha reagito all’ingresso in nazionale, conoscere le sue aspettative e farci anche raccontare come è nata la sua passione per il biathlon e le figure chiave della sua carriera. Abbiamo trovato una ragazza molto matura per i suoi diciannove anni, appassionata dello sport che pratica, ma soprattutto grata alle persone che nel corso degli anni l’hanno aiutata ad arrivare fin qui, al punto da emozionarsi e commuoversi, quando ha ricordato il suo primo allenatore.

Ciao Francesca e complimenti per il tuo ingresso nella nazionale juniores. Cosa significa per te?

«Sicuramente rappresenta una soddisfazione e uno stimolo per continuare ad aumentare il livello ed impegnarmi sempre di più. Questa soddisfazione mi fa capire quanto sia importante impegnarsi perché ciò aiuta a crescere e ottenere risultati. Un anno fa sono cambiata, in estate ho iniziato a fissare nuovi obiettivi, a ragionare in modo diverso e mi sono allenata meglio, ponendomi delle prospettive nuove. Devo ringraziare i miei allenatori che mi hanno aiutata a cambiare il mio modo di ragionare, a puntare più in alto cercando di migliorare sempre e alzare il livello, perché se lo fai, alla fine qualcosa arriva».


Puoi entrare più nello specifico di questo cambiamento dal punto di vista degli obiettivi?

«È stato soprattutto un discorso legato ad un’autovalutazione che siamo stati invitati a fare noi atleti dell'Entracque Alpi Marittime e del Comitato AOC e successivamente condivisa con gli allenatori. Ognuno di noi doveva ragionare sulle proprie capacità, e allora ho capito, grazie all’aiuto dei tecnici, che il mio pensiero di massimo livello era sempre troppo basso, che dovevo alzarlo e puntare più in alto. Ciò mi ha spinto
a impegnarmi di più, facendomi anche comprendere l’importanza di ogni dettaglio e quanto ci sia da migliorare sotto ogni aspetto. Alla fine chi ottiene grandi risultati, non lo fa certo per caso».

In questo senso credo sia stata per te molto utile anche la medaglia vinta ai Campionati Italiani Estivi della passata stagione.

«Certamente quella medaglia ha contribuito. Prima della passata stagione, non avevo mai disputato i Campionati Estivi. È stato un evento importante, perché si è trattato del primo confronto con le atlete degli altri comitati e delle nazionali, permettendomi così di capire a che livello mi trovavo rispetto alle altre. Quel risultato mi ha fatto comprendere che ero sulla strada giusta verso quei miglioramenti che mi ero posta come obiettivo».

La stagione si è chiusa anche con un bel titolo italiano in coppia con Michele Carollo nella single mixed.

«Per me il finale di stagione non era stato semplicissimo. Quel successo nella single mixed ha rappresentato quindi la più grande soddisfazione della mia stagione. Innanzitutto perché avevo vinto insieme a Michele, ed è più bello condividere una vittoria con un compagno di squadra con cui ti sei allenata tutto l’anno; poi perché da un mese non ero più me stessa, in gara non riuscivo a fare le cose come nelle mie possibilità. Fortunatamente sono riuscita a tirare fuori tutto ciò che so fare proprio quel giorno e metterlo in pratica».

Alla fine è arrivata anche la vittoria della Coppa Italia Fiocchi.

«Anche quella è stata una bella soddisfazione, perché fino all’ultimo non pensavo di vincerla, essendo in lotta con un’atleta molto competitiva come Alice Pacchiodi. Andando ai Mondiali, lei ha saltato alcune gare, io ho sfruttato l’occasione e pure con gli scarti sono riuscita a vincerla».

In questa tua continua ricerca del miglioramento, quali sono i prossimi aspetti sui quali vuoi lavorare?

«Non ne ho uno principale, sento di dover migliorare globalmente. Al tiro devo essere più precisa e anche costante nei tempi di esecuzione. Sugli sci, invece, devo migliorare tantissimo nell’aspetto tecnico. Le cose in cui devo evolvermi non si fermano qui, perché credo debba fare un passo avanti anche nella mia routine quotidiana. Ora che finirò la scuola, dovrò approfittarne per gestire al meglio le ore fuori dall’allenamento e curare anche in questo caso degli aspetti che aiutano a migliorare la prestazione, come ad esempio il puntamento».

Tornando indietro nel tempo, ci racconti come hai iniziato?

«Ho cominciato in quinta elementare per puro caso. Allora praticavo tanti altri sport ma non lo sci di fondo e il biathlon. Tutto è iniziato dopo una giornata bianca con la mia scuola. C’era una mia compagna di classe, con cui ero molto amica, che sciava, eravamo sempre insieme così ho iniziato a farlo anche io e mi sono appassionata. Ho iniziato con lo sci di fondo, poi sono passata al biathlon. Il primo che mi ha fatto provare è stato Ezio Fiandino, il papà di Alessandro (CS Esercito, attuale allenatore del Comitato AOC). Lui mi ha fatto sparare la prima volta e lì non ho più smesso (si ferma e si commuove emozionata pensando al suo ex allenatore, ndr).
Ho cominciato così ad allenarmi e gareggiare per il mio primo sci club, Valle Stura, poi tre anni fa ho deciso di passare allo Sci Club Entracque Alpi Marittime con l’obiettivo di fare un salto di qualità, pur sapendo che sarebbe stato più complicato per gli spostamenti. Si è rivelata la scelta giusta. Alla fine con il biathlon è stato amore immediato, perché mi è subito piaciuta la componente del tiro, qualcosa che mescola le carte e rappresenta quell’incognita che mi entusiasma
».

C’è stato un momento in particolare in cui hai capito che il biathlon era lo sport giusto per te?

«Ho un ricordo indelebile nella mia mente, che si riferisce a uno dei miei primi allenamenti con Ezio (Fiandino, ndr). Eravamo solo io e lui in un piccolo poligono a Bergemolo che si trova sopra casa mia. Io avevo appena iniziato a provare e mi impegnavo al massimo per migliorare. Quel giorno faceva freddissimo, ma io non lo pativo e continuavo a sparare. Ricordo benissimo quando a fine allenamento, Ezio mi riportò dai miei genitori e disse loro che mai aveva visto un’atleta così giovane continuare a sparare senza mai lamentarsi nonostante il freddo di quel giorno. Secondo lui ciò significava che questo sport ce l’avevo dentro. Evidentemente si, con il biathlon era stato proprio un colpo di fulmine, al punto da non patire nemmeno il freddo nonostante la giovanissima età, talmente ero presa e appassionata».

L’esame di maturità è ormai dietro l’angolo. Ci racconti com’è conciliare attività agonistica e scuola?

«Non è facile, soprattutto per chi come me abita lontano sia da scuola che dal centro fondo di Entracque dove mi alleno durante la stagione. Può sembrare strano, ma alla fine riesco a essere più organizzata proprio quando ho tutti gli impegni da seguire, questa routine. Ho l’allenamento ad orari prestabiliti, così so che ogni giorno devo organizzarmi perfettamente la giornata e ci riesco.
Ovviamente la parte più difficile arriva dopo la stagione, anche perché bisogna recuperare le tante assenze. Frequento il Liceo Scientifico Sportivo, ciò significa che le assenze ci vengono
giustificate, ma ovviamente i professori non si fermano e continuano a spiegare nel corso dell’anno e ad assegnare verifiche. Bisogna quindi restare al passo e recuperare appena possibile».

L’ingresso nella nazionale juniores rappresenta un passo importante del tuo percorso. Vuoi ringraziare qualcuno?

«Certo. Ringrazio innanzitutto la mia famiglia, perché i miei genitori mi hanno supportata in tutte le decisioni e le scelte che ho fatto in questi anni.
Ringrazio lo Sci Club Valle Stura da cui arrivo e nel quale ho mosso i primi passi, così come dico grazie allo Sci Club Entracque Alpi Marittime e al Comitato Alpi Occidentali che mi hanno accolta e guidata in questi ultimi anni
. Dico quindi grazie anche a tutti gli allenatori.
L’ultimo ringraziamento ci tengo tantissimo a riservarlo alle mie compagne di squadra, perché quest’anno si è creato veramente un gruppo fantastico con cui ho condiviso una stagione bellissima. È grazie a loro se nel corso della stagione sono riuscita a lasciarmi alle spalle dei momenti emotivamente difficili e sono anche riuscita ad affrontare e superare anche delle difficoltà avute in allenamento. Il gruppo che si è creato va oltre lo stare insieme nello sport, siamo super unite, forse perché passiamo la nostra vita assieme. Per esempio, io e Matilde (Salvagno, ndr), siamo anche a scuola insieme.
Per questo motivo sono proprio felice che anche Carlotta (Gautero, ndr) sia stata inserita nella nazionale juniores. Mi avrebbe un po’ spaventata trovarmi da sola in un contesto totalmente nuovo. Certo, conosco già Pietro (Dutto, ndr) e Samantha (Plafoni, ndr) che sono della provincia di Cuneo, ma non ho ancora avuto la possibilità di lavorare con loro. Avere con me una persona a cui sono molto legata mi aiuterà molto».

Giorgio Capodaglio

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