Biathlon | 31 maggio 2023, 09:26

Biathlon - Lisa Vittozzi: "Ho avuto due anni di black-out e attacchi di panico, me ne dicevano di tutti i colori. Avrei potuto mollare, mi sentivo sola. Ma c'era la mia famiglia…"

Lisa Vittozzi (credit: Dmytro Yevenko)

Lisa Vittozzi (credit: Dmytro Yevenko)

È una Lisa Vittozzi estremamente introspettiva quella in cui state per imbattervi. La stella del biathlon italiano ha spalancato le porte della propria anima ai lettori di "The Owl Post", raccontandosi in prima persona e soffermandosi su ciò che ha vissuto tra famiglia e sport, inclusi gli istanti più bui.

La 28enne di Sappada ha evidenziato i due anni di black-out vissuti sugli sci stretti e con la carabina in spalla, anni in cui "i giornalisti spesso scavavano alla ricerca del cadavere, della nota stonata". Un periodo lungo, nel quale "la gente me ne ha dette di tutti i colori. Sono cose che ti segnano, che non riesci a dimenticare, e ti restano addosso come un giudizio affrettato".

Vittozzi in quegli attimi ha avvertito un grande malessere nel vivere lo sport: non era soddisfatta, faticava a ritrovarsi, quasi non si riconosceva. E la salute ha cominciato a vacillare: "Ho avuto degli attacchi di panico, che se ci ripenso adesso mi vengono i brividi, come uno schiacciamento del petto. Come se fossi troppo tesa e ti dimenticassi di respirare".

Il ritiro non è stata un'ipotesi così remota: "Batosta dopo batosta, avrei potuto mollare. Prendermi del tempo. Chiudermi. Ma qualcosa mi diceva che non sarebbe stato giusto, che era meglio soffrire fino alla fine. Toccare il fondo. E quando poi l'ho toccato, a Pechino 2022, ho sentito come un campanellino risuonarmi nella testa: più giù non puoi andare, puoi soltanto cancellare tutto".

L'improvvisa consapevolezza che il mondo non fosse finito, che potesse davvero ripartire da capo, le ha dato forza ed energia: "Sono state stagioni dure - ha proseguito la biatleta -, in cui mi è successo anche di sentirmi sola, pur essendo capace di isolarmi per trovare i miei equilibri. I compagni di squadra sono più che conoscenti, perché con loro condividi il dolore, e quello non vale poco. Ma sono anche meno di amici, e non ti puoi sempre confidare".

Così, Lisa Vittozzi nei mesi più difficili ha deciso di ripartire da dove tutto aveva avuto inizio: dalla sua grande famiglia, a cui importa di Lisa e di nient'altro. Un posto dove "quando capita che mi inc*zzi vengo fatta ragionare, un posto dove il mio mestiere è soltanto un mestiere".

È così che l'azzurra è rinata, è così che l'azzurra è tornata a ruggire. Poi, certo, c'è sempre la ricerca della perfezione: "Molto spesso mi rendo conto che il pelo nell'uovo ce l'ho messo io - ha confidato a 'The Owl Post' -. E quando mi fanno i complimenti, non so mai cosa rispondere: non mi dispiacerebbe schioccare le dita e sparire per ritrovarmi altrove, lontana. Piccola. Non mi dispiacerebbe tornare nel 'mio' per sentire di nuovo addosso l'umiltà che ho sentito per tutta la vita".

Quella stessa umiltà che Lisa Vittozzi ha abbracciato sin da bambina, quando girovagava nell'albergo dei nonni con fratelli e cugini e adorava il calcio, a tal punto che ci giocava con i maschi, che sono "più competitivi, ma meno permalosi: mi hanno sempre trattato come una di loro".

La sua famiglia ha sempre accettato le sue decisioni, anche quando il biathlon ha preso il sopravvento rispetto alle altre prospettive di vita: "Che fossi sul podio o in ginocchio come un pugile suonato, al mio angolo c'era sempre la mia famiglia. C'era mia mamma. C'era mio nonno, che ha sempre scrollato via il peso dei chilometri e la fatica della vecchiaia per il desiderio, puro e semplice, di essere un nonno. Un nonno per davvero. Orgoglioso e di parte, come tutti i nonni del mondo".

Alessandro Nidi

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