Sci di fondo | 20 luglio 2023, 13:45

Sci di Fondo - Intervista ad Anna Comarella: "Felice di riabbracciare i compagni dopo quattro mesi; è stato un periodo duro, ma anche un percorso bellissimo di riscoperta del mio corpo"

Sci di Fondo - Intervista ad Anna Comarella: "Felice di riabbracciare i compagni dopo quattro mesi; è stato un periodo duro, ma anche un percorso bellissimo di riscoperta del mio corpo"

L’attesa è finita. Dopo quattro mesi, Anna Comarella sta finalmente tornando ad allenarsi con i suoi compagni di squadra. Proprio in queste ore, la veneta delle Fiamme Oro è in viaggio verso la Norvegia, dove il gruppo di Coppa del Mondo della squadra azzurra è pronta ad accoglierla.

Comarella è ferma ormai dallo scorso 4 marzo, quando la cortinese chiuse al 22° posto, dopo essere stata protagonista di una bella prima parte di gara. Quel giorno, quando la incontrammo nella mixed zone dello stadio del fondo di Planica, l’azzurra era particolarmente triste, sembrava molto delusa per la gara, avrebbe voluto ottenere un risultato migliore. Ma non c'era solo questo, quella tristezza era dovuta a quello stop che Comarella sapeva che sarebbe arrivato da lì a breve, visto che l’intervento chirurgico era già programmato per il lunedì successivo, appena due giorni dopo. Chissà le preoccupazioni e le incertezze con cui l’azzurra aveva affrontato quella gara, i dubbi sul futuro, sulla buona riuscita dell’operazione, ma anche la voglia di dare il meglio di sé e di godersi quei 30 km, al punto anche da azzardare trovandosi in testa all’inizio della gara.

Quando l’abbiamo contattata prima della partenza, abbiamo ritrovato una Anna Comarella serena e anche fiduciosa, felice di ritrovare la squadra, in particolare l’amica del cuore Caterina Ganz, ma soprattutto tanto determinata a recuperare bene, seguire al meglio il suo programma e tornare presto a gareggiare libera da dolori e di conseguenza preoccupazioni.

Ciao Anna, bentornata! Descrivi le tue sensazioni per il ritorno in squadra.
«Sono veramente contenta di tornare in raduno con il resto del gruppo. Finalmente riprendo a fare le mie cose, mi riapproprio della mia vita da atleta. Sono anche curiosa di vedere come andrà. Seguirò ovviamente un programma personalizzato, in quanto non riesco a fare lo stesso volume degli altri. Insomma, ancora non posso fare allenamenti ad alta intensità e di conseguenza tornerò a casa il 30 luglio perché non prenderò parte con gli altri al Blinkfestivalen, che arriva troppo presto per me. Questo ritorno è importante soprattutto per la testa, che torna al cento per cento su modalità atleta».

Possiamo spiegare che tipo di intervento hai fatto e i tempi di recupero?
«Ho fatto un intervento in artroscopia all’anca sinistra. Per farla semplice, mi hanno limato via un pezzo di osso. Sono stata un mese con le stampelle e successivamente ho affrontato tre mesi di fisioterapia. È stato uno stop lungo, ma poteva esserlo anche di più. Sono contenta che tutto il lavoro fatto in questi mesi sia andato bene e posso rientrare prima del previsto».

Quando hai saputo che avresti dovuto fare questo intervento chirurgico?
«Questo problema era spuntato fuori già la passata estate, quando ho sentito i primi dolori. Parlando con i fisioterapisti e i medici della nazionale abbiamo deciso di effettuare diversi controlli. Compreso il problema, nel mese di novembre la FISI mi ha quindi messa in contatto con un chirurgo specialista proprio dell’anca. Dopo la prima visita, egli ha deciso che avremmo dovuto approfondire la situazione e a gennaio si è capito che sarebbe stato il caso di operare».  

Ma questa problematica ti ha condizionata nel corso della stagione sia fisicamente che mentalmente?
«Nel male, devo dire che sono stata fortunata, in quanto il dolore non lo sentivo sempre, mi dava più fastidio nelle gare a skating che in classico. Dal punto di vista mentale, diciamo che non è stato sempre facile. Per come sono fatta, ho voluto che questa cosa restasse riservata perché volevo stare tranquilla, senza pressioni esterne oltre le mie. Di testa in certi momenti è stata dura, soprattutto quando sentivo dolore, perché una parte di me temeva che gareggiando avrei finito per peggiorare la situazione, anche per la mia salute. Non è stato sempre facile, in particolare nelle ultime settimane, ma ho avuto un bel supporto dal punto di vista medico e anche psicologico da chi sapeva di questa situazione, rassicurandomi sia sul Mondiale che sull’operazione. È stato importante».

L’intervento lo hai fatto praticamente due giorni dopo la 30 km del Mondiale.
«D’accordo con il chirurgo, ho chiesto quali fossero le prime date disponibili subito dopo il Mondiale. Alla fine, l’evento iridato era il clou della passata stagione ed io non volevo quindi perdere tempo rischiando di compromettere poi la successiva. Anche Markus (Cramer, ndr) era d’accordo con me, così abbiamo scelto la prima data a disposizione».

In precedenza hai detto che i tempi avrebbero potuto essere più lunghi.
«Si. Il chirurgo mi aveva avvistato che per la riabilitazione ci sarebbero voluti tra i quattro e i sei mesi. Inizialmente, quindi, non pensavo di rientrare in squadra prima di settembre, anche se lo speravo. In occasione dell’ultimo controllo, però, il dottore era molto contento delle mie condizioni, così mi ha dato l’ok per partire e tornare a fare l’attività completa. Anche la muscolatura si è ripresa abbastanza in fretta».

Che tipo di lavoro hai svolto in questi mesi?
«Ho ripreso a una settimana dall’intervento facendo subito fisioterapia. Devo ammettere che, seppure la situazione era negativa, è stato un percorso bellissimo. Ho capito tante cose che ho sempre dato per scontate, come dare un comando alla gamba e vederla alzare.
Il primo periodo, infatti, è stato il più complicato proprio perché ciò che davo per scontato non accadeva, non riuscivo a muovere la gamba quando lo volevo. Ciò mi ha permesso però di fare un percorso di riscoperta del mio corpo e ciò è stato bello. Tornando al lavoro che ho svolto, dopo questa fase, sono passata a rinforzare la muscolatura della gamba. Dopo due mesi, il chirurgo mi ha dato il benestare per svolgere delle attività di allenamento poco impattanti, come allenare la parte alta in palestra, andare in bici, nuotare e anche fare qualche camminata piuttosto soft con i bastoni. Il mese scorso ho ripreso a fare skiroll, ma solo a spinta, mentre ho ricominciato a sciare a skating solo da una settimana. Ho anche ripreso a correre, anche se per il momento faccio appena venti o trenta minuti. Devo andarci piano, fino a settembre non potrò fare grandi lavori di intensità».


Sarai presente con la squadra anche nei prossimi raduni?
«Il programma è questo, da questo raduno sarò sempre presente, anche perché posso essere seguita dai fisioterapisti della nazionale e dello stesso Markus (Cramer, ndr). Poi è importante essere di nuovo dentro al gruppo».

Ti mancano le competizioni?
«Devo ammettere che subito dopo l’operazione, quando vedevo in tv le gare dei miei compagni, ho notato che avevo ancora tanta voglia di gareggiare, che mentalmente per me la stagione non era finita. Successivamente, però, nel periodo in cui sono stata ferma, mi sono concentrata tanto sulla fisioterapia, non mi sono messa alcuna pressione per tornare il più in fretta possibile, ma ero solo decisa a fare le cose per bene. Anche perché, già prima dell’operazione, il chirurgo è stato chiaro che avrei dovuto approfittare del fatto che nella prossima stagione non ci sono grandi eventi e fare quindi le cose con calma per dare all’anca il tempo di recuperare bene. È stato un intervento di precisione, era importante che questa capsula si ricucisse bene. Devo però ammettere che la settimana scorsa, quando ho ripreso a correre, mi è venuta una voglia matta di tornare subito in squadra (ride, ndr)».   

Immagino vorrai ringraziare qualcuno.
«Si. Ci tengo tanto a ringraziare il chirurgo di cui ho parlato per tutta l’intervista, il Dottor Filippo Randelli e il suo staff del Centro Specialistico Ortopedico Traumatologico di Milano. Inoltre dico grazie alla fisioterapista Simonetta Grilli, che mi segue a Cortina, e ovviamente a tutto lo staff della nazionale azzurra, medici e fisioterapisti, anche coloro che sono in ufficio e mi hanno aiutata in questo percorso. Ovviamente dico grazie al Gruppo Sportivo Fiamme Oro, per avermi sempre sostenuta in questo percorso, alla mia famiglia, al mio ragazzo Daniele (Serra, ndr) e a tutte le persone, compagni di squadra compresi, che mi hanno incoraggiata a superare questo momento».

Giorgio Capodaglio

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