Praticamente una vita fa, nel 2003 Aino-Kaisa Saarinen ha conquistato il suo primo podio in Coppa del Mondo, era una 30 chilometri. Un terzo posto alle Olimpiadi di Vancouver, altresì nella sua gara è probabilmente il picco più alto della sua carriera agonistica da 34 podi in Coppa del Mondo. In più di 15 anni di gare, l'idea che l'ex atleta finnica si era fatta della Federazione norvegese di sci di fondo era di un complesso armonioso e funzionante, basato sulla cooperazione. Beh, dopo le vicende emerse a partire dal mese di giugno, questi principi sono stati messi a dir poco in discussione.
Il caso "Frode Pedersen" sconvolge la comunità sciistica internazionale: "Non ho mai sentito parlare di una cosa del genere, temo che la situazione possa colpire anche gli atleti" dice Saarinen. La settimana scorsa l'associazione di sci ha aperto un'indagine dopo che lo ski-man di Johannes Høsflot Klæbo ha parlato della diffusa incultura e di un ambiente di lavoro inadeguato nella squadra.
Davvero clamoroso se pensiamo all'idea che c'eravamo fatti del "team norge", ovvero di una macchina perfetta e coordinata al massimo. Frode Pedersen, a cui non è stato rinnovato il contratto con la Nazionale norvegese di fondo, ha presentato nel dettaglio gli episodi che si sarebbero verificati nel corso di diversi anni. I fatti (tutti da confermare) raccontati dallo sciatore norvegese stanno scuotendo la comunità sciistica internazionale.
"Non ho mai sentito niente di simile - dice Aino Kaisa al canale finlandese Yle, che la pensa come noi - esteriormente l'Associazione norvegese di sci è apparsa armoniosa e ben funzionante, basata sulla cooperazione e sulla comunità. Quell'immagine ora ha ricevuto un serio graffio" dice.
Chiaramente, vista la situazione del fondista più forte del mondo, guarda caso norvegese, viene da chiedere se le reazioni avute da Klaebo quando Pedersen è stato allontanato dal team non fossero giustificate da qualcosa che, ovviamente, sapeva solamente lui.
Saarinen intanto rincara la dose: "Francamente, questa è una situazione terrificante per gli atleti. Quando non sai chi c'è dietro cosa, inizi ad andare in giro chiedendoti se i tuoi sci potrebbero essere il prossimo obiettivo di sabotaggio - dice Saarinen - ritiengo che la situazione avrebbe dovuto essere affrontata molto prima".
"Questo non può essere permesso. Il capo dell'apparato di sostegno avrebbe dovuto essere informato dei problemi e assumersi la responsabilità - dice Saarinen e spiega - È nell'interesse degli atleti risolvere la situazione e ricostruire la fiducia. Ciò influenzerà sicuramente le loro prestazioni".