Sci di fondo | 12 ottobre 2023, 19:00

Sci di fondo - Alessia De Zolt, la collaborazione con Northug e l'improvvisa notorierà in Scandinavia: "Mi sembra tutto surreale e pensare che all'inizio avevo rifiutato la sua offerta"

Sci di fondo - Alessia De Zolt, la collaborazione con Northug e l'improvvisa notorierà in Scandinavia: "Mi sembra tutto surreale e pensare che all'inizio avevo rifiutato la sua offerta"

In Scandinavia si parla tanto di lei, da quando è stato ufficializzato il suo ingresso nel Team Northug Crucible, la squadra del fondista più amato degli ultimi vent’anni, Petter Northug Jr. Prima dello scorso agosto, in pochi conoscevano Alessia De Zolt Ponte fuori dai confini italiani, mentre oggi è diventata piuttosto conosciuta, tanto che a lei sono stati dedicati numerosi articoli sui siti, quotidiani e riviste scandinave, sportive e non. Mai la ventitreenne di Padola avrebbe immaginato di ritrovarsi così tanta attenzione addosso dai media scandinavi, anche se erroneamente qualcuno l’ha pure definita modella.
Cresciuta nell’US Padola, De Zolt Ponte ha anche gareggiato con la divisa sia delle nazionali italiane giovanili che del Centro Sportivo Carabinieri, che l’aveva aggregata. Una volta non confermato il tesseramento con i Carabinieri, la giovane veneta ha trovato spazio nell’Under Up Ski Team Bergamo, prima di lasciare le competizioni di Coppa Italia Rode e proseguire per puro divertimento nelle classiche con la divisa del Team Internorm Sottozero.
Da lì l’incontro con Northug, ma lasciamo che sia lei a raccontarci di questa nuova avventura, nell’intervista che ci ha gentilmente concesso.

Ciao Alessia. Ormai sei diventata una star in Scandinavia, ti troviamo spesso in apertura sui siti norvegesi e svedesi. Lo avresti mai immaginato?


«No, per niente. Ancora adesso, quando ci penso mi sembra surreale, impossibile. Anche quando mi scrive lo stesso Petter Northug e leggo il suo nome nella notifica, mi sembra come se per farmi uno scherzo qualcuno mi avesse salvato un numero con il suo nome. Sai, lui è sempre stato un mio idolo. Ma poi, sapere che se vado in Norvegia, tutti sanno già chi sono, mi sembra stranissimo».

Su un sito svedese ti hanno definito “modella”. Hai cambiato lavoro?

«Ma non so perché, hanno fatto tutto loro. Un giornalista mi ha contattata, chiedendomi solo della squadra. Nell’articolo ha poi scritto che sono una modella. Direi proprio di no (ride, ndr), questo inverno continuerò a fare la maestra di sci, resterò qui in Italia. Nell’accordo con Northug è chiaro che posso scegliere a quali gare prendere parte. Inizialmente, quando mi ha contattata, mi aveva chiesto di partecipare allo Ski Classics, ma all’inizio avevo rifiutato. Poi lui mi ha dato piena disponibilità, permettendomi di scegliere le gare a cui voglio prendere parte e allora ho accettato. Ovviamente andrò sicuramente su in Norvegia per la Janteloppet da lui organizzata».


Ci racconti come hai conosciuto Northug? Come è nata questa collaborazione?

«È iniziato tutto a gennaio, a Lienz, dopo la Dolomitenlauf. L’ho incontrato la sera durante la premiazione. Lui è sempre stato il mio idolo e ricordo che quella sera lo vidi seduto da una parte, che sembrava quasi arrabbiato. Allora sono andata lì e ho fatto un video, che poi ho postato su Instagram, nel quale ero anche riuscita a farlo ridere. Lui l’ha repostato, allora gli ho scritto chiedendogli perché fosse sempre arrabbiato e mi ha risposto con una battuta. Poche settimane dopo, in occasione della Dobbiaco-Cortina, appena ho tagliato il traguardo mi ha fermata, dicendomi che mi avrebbe voluto nel suo team per la stagione successiva. Io ridendo ho risposto con un “si, certo”, ma credevo fosse solo una battuta.
Alcuni mesi dopo mi ha contattata, invitandomi davvero a entrare a far parte del suo team. Io inizialmente gli avevo anche risposto in maniera negativa, non me la sentivo, mi sembrava qualcosa più grande di me. Non mi ritengo un’atleta così forte da stare nel team di Petter Northug, togliendo spazio ad altre. Lui ha però insistito, spiegandomi che mi avrebbe voluta anche perché secondo lui, pure sui social avremmo potuto fare un grande lavoro insieme. Mi ha così convinta».


Quando vi siete visti, l’ultima volta?

«In realtà, non ci siamo più incontrati dalla Dobbiaco Cortina. Ovviamente ci scriviamo, mi contatta direttamente lui oppure lo fa fare dal suo manager. Possiamo definirci ormai anche amici, però non l’ho visto».

Sai che qualcuno maligna, ti abbia preso per l’aspetto estetico?


«Si, è una cosa che mi ha dato fastidio e tutt’ora mi fa arrabbiare. Northug è una persona molto professionale, anche quando scrive si parla di lavoro. Qualcuno lo giudica per qualche errore commesso in passato, ma è una persona splendida. Quando mio padre è andato in Svezia per un corso di biathlon, in tanti gli hanno proprio sottolineato di quanto oggi Northug sia professionale nel suo lavoro».  

A Dobbiaco, ai Campionati Italiani 2022, avevi annunciato il tuo ritiro, invece possiamo dire che hai addirittura rilanciato.

«In realtà ho disputato giusto qualche gara lunga lo scorso anno. Quando ho deciso di lasciare la Coppa Italia, non volevo più saperne di allenamenti e gare. Sai la cosa ironica? Alla fine mi sono allenata tantissimo senza nemmeno rendermene conto. Facevo allenamenti molto più lunghi rispetto al passato, per puro piacere, così ho anche fatto qualche gara. Resto però una maestra di sci, è questa la mia attività principale, alle gare ho preso parte solo quando avevo tempo. Nei periodi in cui a Padola abbiamo avuto più turisti, sono rimasta qui a insegnare, è ciò che più mi piace».

Certo, non è da tutti avere un’insegnante amica di Northug.

«Davvero (ride, ndr)».

Nello specifico, in cosa verte l’accordo con Northug?

«Non entro nei particolari. Diciamo che sono libera di gareggiare quando voglio e collaboro sull’aspetto social. Lui ha l’obiettivo di ingrandire il suo team anche dal punto di vista social e ha scelto me anche per pubblicizzare il suo team in Italia. Anche se non credo lui abbia gran bisogno di pubblicità visto che lo conoscono già tutti. Farò anche dei video promozionali per la Janteloppet, invitando italiani a iscriversi a questa competizione che si svolge
su in Norvegia. Diciamo che ciò si adatta molto a me, lo sapete, mi piace condividere un po’ tutto e fortunatamente ho anche un bel seguito social. Insomma, farò sempre un po’ di resoconti video quando andrò via con il team. Avrò anche piena libertà sulle cose da condividere».

Come hanno reagito a casa quando hai comunicato loro della tua collaborazione con Petter Northug?

«In un primo momento, mio fratello, che ha in Northug il suo idolo, mi ha mandato a quel paese perché non ci credeva e pensava lo stessi prendendo in giro (ride, ndr). All’inizio lo avevo detto solo ai miei genitori, perché prima volevo essere sicura. Devo ammettere che in realtà ancora oggi mi sembra tutto così strano, forse non riuscirò a realizzarlo veramente fino a quando non andrò per la prima volta in qualche trasferta. Comunque in famiglia sono contenti per me, mio fratello vuole conoscerlo. Magari potrei anche invitare Northug e farlo venire qui a Padola (ride, ndr)».

Cosa significa per te far parte del suo team?


«Sono orgogliosa di far parte del suo team, non è una cosa da tutti i giorni. Voglio mettere tutta me stessa nelle gare, mi impegnerò per fare bene. Non vedo l’ora che questa avventura inizi. Petter mi ha detto che posso unirmi al team anche per qualche allenamento su in Norvegia, magari gli chiederò presto di salire».

 

Giorgio Capodaglio

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