Turismo | 14 ottobre 2023, 15:30

Turismo - Estate 2023, la montagna è ancora la destinazione prediletta dagli italiani, ma c'è ancora tanto da lavorare sulla vocazione turistica.

photo credits - sito ufficiale Val di Fiemme

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L'Unione nazionale comuni comunità enti montani (UNCEM) ha lanciato a luglio 2023 la seconda edizione del questionario per Sindaci e Amministratori locali, con l'intento di scoprire come è andato il turismo in montagna nell’estate che si è appena conclusa. 

I dati e i numeri per l'estate 2023 sono positivi. La montagna, nelle diverse articolazioni, peculiarità, differenze, continua a essere una destinazione prediletta dagli italiani. Sulla scelta della montagna come meta delle proprie vacanze hanno influito pesantemente fattori “esterni” al territorio, che incidono sui numeri rilevati dal sondaggio: la diminuzione del  potere di acquisto e l’inflazione hanno resole le vacanze più brevi. 

Nel dettaglio, il sondaggio di quest'anno mostra un calo della soddisfazione mentre aumenta l'incertezza; la totale insoddisfazione, che era residuale lo scorso anno, cresce purtroppo di 3 punti percentuali. Rispetto al 2022, si registra un aumento della crescita delle presenze; tuttavia, rispetto all'estate che ha segnato la fine della pandemia, c'è stato un rallentamento. Certo, il confronto è decisamente iniquo, considerando che nel precedente sondaggio il raffronto era con l'estate 2019, pre-pandemia, ma è comunque importante sottolineare che un terzo delle risposte ha risposto negativamente alla domanda sull'aumento degli arrivi e delle presenze.

La montagna italiana ha da offrire molto e risponde a tutte le esigenze in termini di prezzi e capacità ricettiva. La crescita del turismo montano era rilevabile già prima della pandemia ma il Covid ha dato una spinta definitiva, richiamando nuovi fruitori turistici sui territori. La differenza, nelle località alpine e appenniniche, la fanno i paesi stessi; meglio ancora la fanno le comunità: la montagna, con i suoi piccoli Comuni, diventa il punto fermo del turismo esperienziale, del quale molto da vent’anni si parla.

Laddove una comunità si dimostra in grado di accogliere, con le sue storie, la sua gente, le manifestazioni e le tradizioni, si è in grado di generare fiducia nel turista, e questo certamente determina nuove possibilità di lavoro e sinergie tra pubblico e privato. In questo senso si registra maggiore consapevolezza, nei comuni montani, della propria vocazione turistica, aumenta la voglia di credere di essere “destinazione”, un luogo da scoprire e da valorizzare. Tuttavia, è importante che questa vocazione sia messa a frutto anche per chi li: queste località non devono essere messe sotto una campana di vetro, da mettere in mostra stagionalmente, ma luoghi vivi, che facciano comunità e in questa comunità viva accolgano i turisti. Questa è una buona “vocazione turistica” dei nostri Comuni montani. Per questo è importante, ed è evidente dai risultati del sondaggio, rispondere alla necessità di servizi per le comunità. Non solo dunque attenzione per il turista, ma anche e soprattutto per chi resta in quei luoghi ben oltre la villeggiatura. I comuni montani non sono musei a cielo aperto o parchi giochi, e neanche luoghi culturali da conservare senza invece trasformarli, plasmarli, farli generare da una comunità che li vive.

Ma per arrivare a questo obiettivo, è necessario che i Comuni lavorino insieme, ricorda il sondaggio: l’offerta turistica non può essere gestita con un atteggiamento campanilistico. Su questo punto è necessario ancora fare formazione e realizzare politiche che consentano maggiore dialogo tra operatori privati, imprese, e sistema degli Enti locali. Ed è su questo aspetto che troviamo la nota negativa del sondaggio: l'impatto che gli Enti locali hanno sulla promozione del territorio è percepito come inefficace. È importante che la promozione cresca. Ci sono molte questioni nel turismo da analizzare, ma quella del marketing e della promozione è centrale. Anche a fronte di buone iniziative che attraggono ed emozionano, si fa fatica sui territori ad andare sul mercato. E

le campagne promozionali non sempre arrivano. La relazione tra Enti locali e altri livelli istituzionali è ancora da assettare e la comunicazione con gli operatori turistici difficile quando non assente.

Su cosa punta il turismo nel 2023? In una parola: green. Si punta ancor di più su ambiente, paesaggio, clima. Non costa nulla a differenza di manifestazioni ed eventi, ma richiede comunque grande efficacia dell’organizzazione e dell’offerta. La competizione in questo ambito è altissima e dunque serve professionalità, capitale umano per valorizzare il capitale naturale. 

Adesso, l'inverno è alle porte. La stagione invernale 2023 sarà segnata dall’inflazione, proprio come l'estate appena trascorsa. Dunque occorre porre attenzione sugli investimenti di fondi pubblici. Questa regola è la base in ogni settore, ma in particolare in ambienti fragili, esposti a rischi, dove il cambiamento climatico arriva prima, come le Montagne delle Alpi e degli Appennini. La quota neve si alza e occorre costruire nuove strategie, in primis con sinergie tra i diversi comprensori, lavorando insieme per moltiplicare le opportunità e affrontare le crisi climatica, energetica, economiche. Di conseguenza, è tempo di ripensare gli investimenti e le disponibilità di risorse  non solo alla luce della stagionalità, estiva o invernale, ma strumento per le comunità locali che li metteranno a frutto per l'accoglienza del turista. 

Federica Trozzi

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