Biathlon | 24 novembre 2023, 20:00

Biathlon - Dopo 30 anni da allenatore, nuovo incarico per Francesco Berlendis nel Centro Sportivo Esercito

Biathlon - Dopo 30 anni da allenatore, nuovo incarico per Francesco Berlendis nel Centro Sportivo Esercito

Le gare test dello scorso weekend in Val Martello sono state un appuntamento importante per il biathlon italiano. Per molti degli atleti che hanno partecipato rappresentavano la chance di giocarsi la convocazione nei circuiti internazionali, ma nel Centro Biathlon “Grogg” in Val Martello c’era anche qualcuno che, con la gara conclusiva della domenica, ha in qualche modo concluso la sua carriera di allenatore, almeno per il momento. Si tratta di Francesco Berlendis, che dopo trent’anni da allenatore della squadra di biathlon del C.S. Esercito, è stato ora chiamato a ricoprire il ruolo di capo dipartimento agonistico.

A Fondo Italia, Berlendis ha spiegato i dettagli di questo passaggio e cosa comporterà il suo nuovo ruolo.

«Mi è stato chiesto dal Comando di fare le veci del Tenente Colonnello Davide Dallago per un anno, che è il tempo che indicativamente lo vedrà impegnato nell’incarico di comandante di battaglione al VI Reggimento Alpini di Brunico a seguito di una promozione»

«Questo nuovo incarico è un onore» ha continuato «cercherò di essere all’altezza della situazione anche se, pur essendo dell’ambiente e seguendo attivamente le problematiche del reparto, è un incarico abbastanza complicato e molto vario, fuori dalla parte sportiva, e andrò a seguire tutte le discipline invernali e non, visto che siamo affiliati anche alla FASI (Federazione Arrampicata Sportiva Italiana, nrd). Ci sono un numero cospicuo di atleti, nell’ordine dei 120 tra tutte le discipline, e devo capire bene come muovermi e dove concentrare di più l’attenzione e a cosa dare priorità. Seguirò anche la parte dei concorsi, che è un aspetto molto complicato perché andiamo ad interfacciarci con Roma, con la parte più istituzionale di questo lavoro. In più in accordo con le federazioni mi occuperò anche della gestione dei tecnici militari che lavorano distaccati dall’esercito: anche in questo caso si tratta di un lavoro delicato e sensibile per far combaciare il nostro modo di lavorare con il mondo dello sport e le esigenze dei comitati e delle squadre nazionali.»

Questo nuovo ruolo lo terrà purtroppo lontano dal poligono, dal cannocchiale e dall’azione sul campo: una cosa però è certa, il biathlon continuerà ad avere un posto speciale suo cuore.

«Sicuramente avrò sempre un occhio di riguardo per la mia disciplina, perché sono nato biathleta e il mio cuore al biathlon. Detto questo cercherò di essere imparziale su tutte le discipline. Sono trent'anni che sono sul campo, mi mancherà il biathlon visto che con il nuovo incarico dovrò seguire anche altre discipline però sicuramente farò qualche apparizione. Spero che questo incarico temporaneo sia davvero temporaneo e tra un anno io possa tornare a concludere sul campo la mia carriera, da allenatore»

Rivela inoltre che questo passaggio, per quanto inaspettato, non lo ha colto del tutto impreparato.

«Ancora non me ne rendo completamente conto. Poi io avevo già avviato un percorso di "post-Berlendis" già dall’anno scorso perché ovviamente sono anche vicino alla pensione, mi ero già attorniato di gente “fresca” come Thomas Bormolini, Rudy Zini, Valerio Theodule perché ero già in parte pronto con un piano B in caso non fossi stato più presente ogni giorno con i ragazzi. Questa cosa ha anticipato in parte ciò che avevo previsto. Comunque quest’ultima gara è stata difficile. Volevo portare i ragazzi fino ai test di Val Martello, curandoli fino alla fine della preparazione con l’obiettivo della qualificazione ai circuiti internazionali.»

Infine, quando gli abbiamo chiesto un aggettivo per descrivere questi trent’anni di carriera non ha dubbi: «emozionanti» è quello più adatto.

«Ho vissuto gli anni iniziali del movimento italiano, eravamo agli antipodi del biathlon, ho visto la crescita del movimento fino ad arrivare ad oggi, che siamo diventati una realtà consolidata a livello internazionale. Anni fa eravamo un piccolo gruppetto, man mano con i vari tecnici e le varie innovazioni dei gruppi di lavoro e il lavoro dei comitati anche sulla base siamo cresciuti e ora ci ritroviamo con una squadra nazionale, dagli juniores alla Coppa del Mondo, tra le prime al mondo»

 

Giorgio Capodaglio, Federica Trozzi

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