Paralimpici | 30 gennaio 2024, 14:00

Sci di fondo paralimpico - Giuseppe Romele e l'emozione della prima volta in Italia: "Un'emozione indescrivibile, risultati frutto di grande lavoro e determinazione"

Sci di fondo paralimpico - Giuseppe Romele e l'emozione della prima volta in Italia: "Un'emozione indescrivibile, risultati frutto di grande lavoro e determinazione"

Un grande debutto per la Para Nordic World Cup 2023/24, che per la prima volta si è svolta in suolo italiano e più precisamente in Alto Adige, a Dobbiaco. Ciliegina sulla torta di questo appuntamento internazionale dello sci nordico paralimpico sono stati i risultati di Giuseppe Romele che, nelle tre gare disputate alla Nordic Arena, è salito sempre sul podio.

Al termine della quattro giorni in Val Pusteria, l’atleta paralimpico delle Fiamme Azzurre ha concesso un’intervista a Fondo Italia, aprendo con un resoconto della tappa inaugurale della stagione, le sue sensazioni sull’organizzazione dell’evento e le emozioni di una tappa casalinga.

“Sicuramente avere la prima tappa di Coppa del Mondo in Italia dal punto di vista emozionale è una cosa molto difficile da gestire perché da quando io ho iniziato a praticare lo sci nordico paralimpico gara di Coppa del Mondo in Italia non erano mai state fatte. Devo dire che per essere la prima è stata organizzata in modo super professionale, devo ringraziare gli organizzatori dell’evento qui a Dobbiaco perché veramente hanno dimostrato di avere una marcia in più rispetto alle gare che abbiamo fatto negli ultimi tempi. E poi l’emozione di partecipare alla prima tappa di Coppa del Mondo in casa era veramente pesante, forse anche di più di una partecipazione ai Mondiali dell’anno scorso e quindi sono riuscito a gestire le mie emozioni nelle varie situazioni, anche perché le distrazioni sono fuori dalla porta. L’emozione che ho dentro di me in questi giorni è indescrivibile per essere riuscito in tre gare a salire tre volte sul podio e credo che questo sia il frutto di un grande lavoro e grande determinazione che portati avanti nel tempo con costanza porta poi ad avere questi belli e grandi risultati”

Parlando appunto dei suoi risultati è inevitabile chiedere un’impressione su di sé dopo le prime gare e sugli avversari.

“I miei avversari li ho visti molto in forma e non pensavo di essere così in forma io stesso, vista la prima tappa invece devo ricredermi e devo dire che è andata al meglio, soprattutto nella gara sprint dove generalmente pago un pochino perché non sono uno sprinter di natura, però devo dire ché abbiamo fatto miglioramenti anche su quella distanza.”

Dopo Dobbiaco, la Coppa del Mondo resta in Italia e, sempre in Alto Adige, questo weekend si sposterà in Val Martello, per un’altra prima assoluta, ospitata dal Centro “Grogg”, conosciuto ai più per il biathlon e sempre più al centro di gare di livello internazionale.

“In Val Martello avremo la seconda tappa di coppa del mondo, dove purtroppo avremo solo la sprint. Quindi cercherò di fare una qualifica più forte possibile per avere già un buon punteggio, entrare in semifinale e poi nella finale chiudere le tapparelle e aprire il gas”

Sicuramente avere due tappe di Coppa del Mondo su tre in Italia è una grande emozione, ma anche un segnale importante di apertura al movimento paralimpico da parte dei comitati organizzatori.

“Io lo spero, perché quando si parla con i miei compagni di avventura stranieri, loro dicono che adorano venire in Italia perché effettivamente abbiamo delle strutture secondo me sono più avanti di certe strutture straniere, perché dal punto di vista logistico siamo più avanti. Dal punto di vista organizzativo non ci sia nulla da dire, perché nessuno si aspettava un’organizzazione così professionale, e io credo che in Italia potremmo organizzare ben più di due tappe di Coppa del Mondo anche perché gli stranieri adorano l’Italia visto che si mangia bene, si dorme bene e si scia bene”

Un movimento che in generale è in crescita dunque, e che in chiave Italia si può definire davvero una grande famiglia. Ma qual è il segreto secondo Romele che che oltre ad esserne la punta di diamante, ne è a tutti gli effetti capitano?

“Quando ho iniziato nel 2017 il gruppo era formato da solo Cristian Toninelli, atleta standing che è anche mio compaesano, e da me. Era anche difficile all’epoca stare via tanto tempo solo in due. Adesso il clima è cambiato perché due stagioni fa è entrato anche Michele Biglione quindi un’altra spalla che ci accompagna e adesso ci sono anche i ragazzi del Gruppo Sportivo Paralimpico Difesa quindi iniziamo ad essere un gruppo abbastanza importante e anche dal punto di vista gestionale per i tecnici inizia ad essere complesso e bisogna mantenere alta l’asticella perché tra un anno e mezzo abbiamo un obiettivo estremamente importante, cioè le Paralimpiadi di Milano-Cortina e diciamo che siamo sicuramente un gruppo solare, che forse è la cosa che ci rende speciali in questo ambiente di pazzi, anche perché questo sport se non sei un po’ pazzo non lo pratichi”

A proposito di Paralimpiadi, prima di Milano Cortina per il 32enne della Valcamonica c’è un altro obiettivo, che si chiama Parigi 2024 e ha a che fare con il triathlon.

“Parigi 2024 è uno stimolo per vivere una Paralimpiade vicino casa. Il triathlon nel periodo estivo mi dà tantissimo, qui abbiamo degli atleti leader mondiale, soprattutto nel campo femminile, come ad esempio Oksana Masters, che ha vinto qualcosa come 17 medaglie paralimpiche tra pararowing, paranordic e paraciclismo, mentre Kendall Gretsch che è l’altra avversaria, ha vinto la medaglia a Tokyo 2021 nel triathlon. E a me qualche anno fa è partito un po’ il pallino per questo sport perché essendo un ex nuotatore io la frazione del nuoto la so fare bene, avevo solo bisogno di sistemare le attrezzature, tipo l’handbike che è la frazione della bicicletta, e la wheel chair, che è la carrozzina a spinta che è la frazione della corsa. Quindi messi insieme questi tasselli ci siamo resi conto che la preparazione estiva era molto importante e mi ha dato grandissimi risultati anche nella stagione invernale”

Un pallino dunque che però rappresenta non solo una passione o un mezzo per ottimizzare la preparazione in vista della stagione invernale, ma un punto di arrivo a sé stante con obiettivi ben precisi.

“Sicuramente voglio ottenere la qualificazione per Parigi. Attualmente sono settimo nel ranking per la qualificazione, però mi aspetteranno ad aprile un paio di gare di Coppa del Mondo, una ad Yokoama in Giappone e l’altra non sappiamo ancora bene dove, e i punteggi che otterrò in queste gare saranno la chiave per capire se potrò andare a Parigi. Il mio obiettivo a quel punto non sarebbe certo quello di arrivare ultimo, ma almeno nei primi 5, visto che c’è un altro italiano, Giovanni Achenza, che è anche capitano della nazionale italiana di paratriathlon, e lui cercherà di lottare per una medaglia. Io sono un po’ scaramantico e quindi non dico nulla, ma se dovessi partecipare sarebbe sicuramente una Paralimpiade abbastanza particolare perché il percorso sarà in gran parte sui sanpietrini e il difficile mi piace”

E dopo Parigi, la strada torna in Italia in tutti i sensi. Sia perché nel 2026 le Paralimpiadi si svolgeranno qui in Italia, sia perché c’è possibilità che sempre qui si svolgano i Mondiali del prossimo anno.

“Sicuramente dopo Parigi avrò un piccolo stacco e poi ripartirò con la preparazione spinta sullo sci nordico perché avremo l’appuntamento dei Campionati Mondiali nel 2025. Quindi bisogna cercare di fare per quanto possibile. Per quanto riguarda le paralimpiadi in casa invece sicuramente punterò alla short, alla middle e alla long distance, tenterò anche la sprint perché fa parte sempre del contesto, però credo che giocherò di più sui miei punti di forza che sono le medie e le lunghe distanze, quindi sono abbastanza positivo sperando che non succeda niente. Poter fare un Mondiale in casa nell’anno pre-olimpico sarebbe importante anche dal punto di vista emozionale perché ti permette di rompere un po’ il ghiaccio e di non avere troppa tensione durante le paralimpiadi nei giorni dell’evento”

Infine gli abbiamo chiesto se c’era qualcosa che volesse dire a tutti coloro che vogliono provare lo sci nordico paralimpico.

È uno sport bellissimo che lega tantissimo gli atleti non solo tra noi italiani ma anche con gli stranieri, perché c’è un ambiente bellissimo. Richiede dei grandi sacrifici in base all’obiettivo che si vuole raggiungere. Mi verrebbe quasi da dire che è quasi da stupidi oggi non provare a praticarlo perché dal punto di vista logistico abbiamo tutto il potenziale per poter far bene. Quindi se una persona vuole far fatica lo invito a provare lo sci nordico”

 

Debora Morzenti, Federica Trozzi

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