Biathlon | 18 marzo 2024, 15:03

Biathlon - Vittozzi vince la Coppa del Mondo e Mirco Romanin si emoziona: "Quando l'ho abbracciata, sono scoppiato in lacrime come un bambino"

Foto credit: Dmytro Yevenko

Foto credit: Dmytro Yevenko

Conosce Vittozzi da quando era giovanissima, l’ha vista crescere, ci ha passato giornate alla Carnia Arena di Piani di Luzza, a Forni Avoltri, dove la sappadina si è sempre allenata. Mirco Romanin ha poi seguito l’azzurra anche in nazionale, ha vissuto al suo fianco l’anno più brutto, quando in quel buco nero insieme a lei era finito anche lui, volto stravolto e vicino alle lacrime, come quando lo incontrammo fuori lo skiroom, ad Anterselva, dopo l’individuale che l’azzurra chiuse in 93ª posizione e ben 12 errori. Anche allora, l’allenatore di Forni Avoltri è stato sempre vicino a lei, ha sofferto tanto, ha cercato di confortarla ed essere forte, spendendo lui stesso tante energie.
Oggi, 786 giorni dopo, è lì che la abbraccia da vincitrice della Coppa del Mondo, e alla fine esce fuori tutto, i ricordi di lei da bambina e già determinata sognatrice, le prime vittorie, le chiacchierate in amicizia dopo i suoi successi in Coppa del Mondo, poi la crisi e gli sfoghi, il dolore condiviso e accumulato in quella orribile stagione. E piange Mirco Romanin, non riesce a fermarsi, si lascia andare, finalmente può tirare fuori tutto.

«Ho vissuto delle emozioni fortissime
– racconta a Fondo Italiaoggi è venuto fuori un po’ tutto ciò che sono stati questi anni nei quali sono stato tanto al fianco di Lisa. L’ho vista stare male e oggi, vederla vincere la Coppa del Mondo generale è qualcosa di incredibile. Non nascondo che abbracciandola ho pianto come un bambino, è venuto fuori tutto quanto il passato recente. Tutto».

Una gara che giustamente è stata difficile, come sempre quando si arriva all’ultimo con le pressioni di dover realizzare il sogno di una vita. È stato difficilissimo per Vittozzi in pista, ma anche per i tecnici, come Romanin, a bordopista: «È stato un momento bellissimo che è arrivato dopo una gara sofferta. La gara è partita in salita, sapevamo che Tandrevold doveva vincere o arrivare seconda, ma non era completamente tagliata fuori dai giochi fino all’ultima serie. È stata sofferta anche per tutti noi dello staff tecnico.
Sabato, in realtà, ci eravamo quasi un po’ fatti l’idea che potesse succedere, ed oggi in gara le cose si sono messe un po’ male. Siamo stati un po’ sulle spine fino alla fine, ma è andata bene.
Lisa si è goduta l’arrivo con il tricolore in mano e poi ha festeggiato insieme a noi. È stato tutto molto bello».


Quelli di Canmore saranno ricordi indelebili per l’atleta, ma anche per l’allenatore: «È qualcosa di inspiegabile per chi fa questo lavoro. Porterò con me per tutta la vita il ricordo di queste sensazioni che sto vivendo, queste emozioni, questa giornata, queste settimane, questa stagione in generale, pensando da dove è partita e dove è riuscita ad arrivare».

Già, perché due anni fa Vittozzi era lì, in crisi, al poligono di Anterselva. Allora Romanin avrebbe mai immaginato che la sappadina potesse veramente arrivare a realizzare il suo sogno di vincere la Coppa del Mondo? Come sempre l’allenatore di Forni Avoltri, tesserato con il Monte Coglians, è molto onesto: «Sinceramente, due anni fa era difficile pensare che potesse tornare così forte. Ovviamente lavoravamo per aiutarla ad uscire dalle difficoltà e speravamo che tornasse ad avere continuità nel suo biathlon, ma dall’essere nella situazione in cui si trovava lei a vincere una Coppa del mondo in appena due anni, significa avere forza mentale incredibile, oltre a talento e lavoro che quotidianamente fa. Le difficoltà che ha avuto l’hanno aiutata, perché Lisa è proprio la dimostrazione che è vero quando si dice che ciò che non uccide fortifica».

Giorgio Capodaglio

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