Biathlon | 20 marzo 2024, 13:20

Federica Sanfilippo annuncia il suo ritiro e torna al primo amore, il biathlon: "La vita da atleta mi ha dato tanto, ora metterò la mia esperienza a disposizione dei giovani"

L'ex biatleta e fondista ha annunciato la conclusione della sua carriera agonistica. Il futuro è già scritto, farà l'allenatrice. A Fondo Italia l'intervista esclusiva all'azzurra.

Foto credit: Newspower

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“L’avvenire appartiene ai curiosi di professione” è una delle citazioni più famose di “Jules et Jim”, tra i film di maggior successo del grande regista francese François Truffaut, la figura più luminosa della Novelle Vague. E proprio la curiosità ha guidato Federica Sanfilippo per tutta la sua carriera, la voglia di scoprire qualcosa di nuovo, confrontarsi con idee diverse, sfruttare ogni opportunità per apprendere, entrare a contatto con altre realtà, che fosse la nazionale russa in allenamento nella sua Val Ridanna, o il biathlon francese, che gli ha regalato anche l’amore, Louis Deschamps. Oggi tutte queste esperienze avute in questi lunghi anni, Sanfilippo le metterà nella sua nuova carriera, quella da allenatrice.

Federica Sanfilippo ha infatti deciso di terminare la sua carriera agonistica. Dopo aver lasciato il biathlon nel gennaio 2023, la poliziotta della Val Ridanna era passata allo sci di fondo, qualificandosi, dopo appena un mese, per i Mondiali di Planica, una piccola grande impresa. Nell’ultima stagione ha preso parte al Tour de Ski, quindi negli ultimi mesi si è tolta qualche sfizio partecipando ad alcune granfondo, prima di annunciare il suo definitivo addio all’attività agonistica.

Del suo ritiro Federica Sanfilippo ha parlato in questa intervista esclusiva che ha rilasciato a Fondo Italia, nella quale ha parlato del suo passato ma anche del suo futuro, dell’importanza delle esperienze fatte e anche di quanto lo sport le ha dato al di là dei risultati, come l’amicizia con Dorothea Wierer, che ovviamente torna nell’intervista.



Ciao Federica. È quindi arrivato il momento del tuo ritiro. Quando lo hai deciso?

«Già a inizio stagione, l’ho comunicato immediatamente a chi doveva saperlo, ma non l’ho dichiarato pubblicamente perché volevo restare tranquilla e godermi la mia ultima stagione».

Come hai maturato l’idea di smettere? È stata una decisione difficile?


«Se me lo chiedevi lo scorso anno, ti avrei risposto che non era una decisione tanto semplice da prendere, perché allora non sapevo cosa fare. A un certo punto, all'inizio dell'ultima stagione, ho capito che era giunto il momento giusto per chiudere la mia carriera. Quando lo scorso anno avevo deciso di proseguire con l'agonismo, passando allo sci di fondo, sapevo di poter migliorare a skating, come ho poi fatto, anche se era sempre presente la questione legata al classico. Alla fine, ho però sentito che non riuscivo più a spingermi oltre e ho iniziato ad essere stanca mentalmente. Allo stesso tempo, ho cominciato a sentirmi pronta per qualcosa di nuovo. Fino alla fine ho avuto tutto dalla mia carriera, ho fatto ancora delle gare che mi piacevano e concluso bene la stagione. Oggi sono serena, anche se non nascondo che avvicinandomi ai Campionati Italiani di Pragelato ho delle strane sensazioni, in quanto mi rendo conto che saranno le mie ultime gare. Nel corso di questa stagione, sentivo che allenarmi da agonista iniziava a pesarmi, anche se continuerò a farlo per tenermi in forma. Ho capito che questa vita mi ha dato tanto, ma adesso è il momento di cambiare».




Negli ultimi mesi, hai anche partecipato ad alcune granfondo.

«È stata una bella esperienza. Marco (Selle, ndr) mi aveva consigliato di fare queste gare lunghe, anche se io non mi sono mai sentita adatta a questo tipo di competizioni. Oggi però sono felice di averle sperimentate, sono anche andate bene, visto che ho ottenuto il podio nell’Engadin Skimarathon e vinto la Val Casies. Inoltre ho partecipato anche alla Dobbiaco-Cortina. Non avevo mai fatto gare di distanza superiore a 30 km, ma ho imparato in fretta e mi sono divertita».

Hai detto di aver comunicato la tua decisione a chi di dovere già a inizio stagione. A questo punto, sai già cosa farai? Resterai nello sport?

«Si, tornerò nel biathlon! Ho parlato con le Fiamme Oro e avevano proprio bisogno di tecnici. Ho avuto la fortuna di ricevere la proposta di entrare nello staff tecnico della nostra squadra di sede del biathlon. Sarò allenatrice di tiro al fianco di Pietro Dutto e ovviamente con Pierluigi Constantin che guida il team. Non so cosa aspettarmi, per me sarà una nuova sfida, ma la affronto con tanta positività, con l’obiettivo di mettere la mia esperienza a disposizione dei giovani. Anche le difficoltà avute nel corso della carriera mi saranno utili ad aiutare i giovani, soprattutto nell’aspetto mentale, che è quello fondamentale. A me piace tantissimo questo lato del biathlon e penso di avere la giusta esperienza in merito».


Foto credit: Dmytro Yevenko

Insomma passerai dall’altra parte del cannocchiale.

«Si ma non è la prima prima volta. È capitato già con Daziano, uno dei giovani del nostro gruppo, che in alcune occasioni ha avuto bisogno di qualcuno che lo seguisse. Una volta anche con Doro (Wierer, ndr) durante un suo allenamento lo scorso inverno. Mi sono anche azzerata da sola a volte. Ovviamente dovrò scoprire tante cose, perché un conto è fare l’azzeramento e un altro allenare».

Alla fine, dopo solo un anno e mezzo torni al biathlon.

«Si e sono davvero felice! Alla fine ho fatto pace con quanto successo in passato. Il biathlon è sempre stato il mio primo amore».

In questo periodo ti è mancato? Se si, cosa?

«Nei primi mesi mi è mancato in particolare il tiro. Sapete, nel biathlon, quando ti organizzi le giornate di allenamento, gran parte del lavoro si concentra su questo aspetto. Quindi nei primi mesi nello sci di fondo, era strano per me non dover pensare al tiro. Alla fine, però, mi ha anche rilassato, perché non dovevo più avere la testa concentrata su quell’ambito. Oggi, però, sono molto contenta di tornare nel biathlon, anche perché quando inizierà la Coppa Italia ritroverò qualche ex compagno e tante facce conosciute».

Guardando indietro, sei felice di ciò che è stata la tua carriera? Qual è il primo ricordo che ti viene in mente? Quello più bello?

«Sono felice di tutte le scelte che ho fatto, perché mi sono resa conto che, anche se magari al momento possono aver fatto male, si sono poi rivelate giuste, le cose dovevano solo andare così. Se penso al biathlon, ci sono tanti momenti che mi vengono in mente. Quelli più belli sono legati alle due vittorie in staffetta, perché a me sono sempre piaciute, le migliori gare che esistono. Ovviamente non posso non citare il secondo posto in Coppa del Mondo a Östersund, che è stato uno di quei momenti incredibili che ti regala il biathlon. Ma ci sono anche tante altre cose, perché anche una vittoria in IBU Cup è speciale, in quanto fa parte del tuo percorso ed è necessaria a raggiungere un obiettivo che ti sei posta. A volte, da fuori, si può pensare che certe gare siano meno importanti, ma per me tutte le gare erano fondamentali.
Una delle pgrandi soddisfazioni della mia carriera, per esempio, è arrivata nello sci di fondo, quando mi sono qualificata per il Mondiale di Planica, un anno fa, ad appena un mese di distanza
dalla mia decisione di passare a questa disciplina lasciando il biathlon».


Le riconoscete? Wierer e Sanfilippo insieme da bambine. (Foto concessa da Federica Sanfilippo)

Guardando la fotografia in cui sei insieme anche a Dorothea Wierer prima di una gara di sci di fondo, hai raggiunto ciò che sognava la piccola Federica?

«Che bella questa foto. Ci tengo davvero tanto, è prima di una nostra gara in tecnica classica. Se guardo quella Federica, così piccola, che aveva cominciato a sciare giusto per provare, penso di aver raggiunto tante cose che sognavo allora. Ovviamente non tutti i sogni sono diventati realtà, ma sono felice, perché ho partecipato a due Olimpiadi e tantissimi Mondiali. Alla fine ho avuto tutto quello che volevo e anche più di quanto pensassi».


Sport divertimento e amicizia. Sanfilippo scherza con Windisch e Wierer.


Cosa ti ha lasciato la tua carriera?

«Sicuramente mi ha dato tantissimo. Grazie al biathlon ho trovato l’amore, incontrando Louis, una buona amica come Doro, che per me è come una sorella, e tanti altri amici anche a livello internazionale. È stata veramente una bellissima esperienza che porterò dietro per tutta la vita».

C’è qualcosa che vuoi consigliare alle giovani nello sci di fondo e nel biathlon?

«Credo che la cosa più importante sia avere sempre ben chiara la strada davanti a sé, anche nei momenti in cui il percorso si fa tortuoso. È importante restare sempre focalizzati sul proprio obiettivo, non lasciarsi demotivare o distrarre dalle situazioni negative. Si, ci sta arrabbiarsi ogni tanto, ma è importante prendere quella rabbia come stimolo per dire a sé stesse che se la gara è stata orribile, allora è un motivo in più per lavorare duramente e perseguire i propri obiettivi. È fondamentale non restare nella propria comfort zone, ma uscirne, cercare qualcosa di nuovo, essere curiosi, provare altre cose e vedere come vanno».

Da allenatrice, cosa vorresti portare ai giovani?

«Io vorrei mostrare loro l’altro lato del tiro, prenderlo anche come gioco, spingere loro a metterci dentro anche tanta curiosità, cercando qualcosa di nuovo, anche se non funziona sempre. Vorrei lavorare mattone dopo mattone assieme a loro per costruire qualcosa sul tiro e aiutarli nell’autostima, soprattutto quando hanno dubbi. Insomma, essere allenatrice e mentore. L’obiettivo è mettere a disposizione la mia esperienza, soprattutto su come sopportare la pressione e superare quei periodi in cui entri in un buco».


Foto credit: Pentaphoto


Chiederai consigli a qualcuno?

«Certamente lo farò. Innanzitutto Pietro (Dutto) sarà il mio punto di riferimento, soprattutto per imparare a gestire determinate situazioni. Poi cercherò di raccogliere qualcosa, tanti piccoli pezzi di un puzzle, dai diversi allenatori che ho incontrato nel corso della mia carriera, anche quelli stranieri che non mi hanno mai allenata, ma con i quali ho avuto spesso dei confronti, spinta dalla mia insaziabile curiosità, scoprendo nuove idee e metodologie di lavoro».

Alle fine di tutto, chi vuoi ringraziare?

«Innanzitutto le Fiamme Oro, che sono la mia famiglia da anni. In particolare Marco Selle, con il quale ho iniziato e finito la mia carriera. Poi Pier (Pierluigi Constantin) e Pietro (Dutto) che negli ultimi tre anni, per me tutt’altro che facili, sono sempre stati al mio fianco. Ringrazio poi Doro (Wierer). A lei vorrei dire grazie per essermi sempre stata vicino, soprattutto quando c’è stato quel cambiamento drastico nella mia carriera, lei è stata al mio fianco come una leonessa.
Ringrazio la mia famiglia, soprattutto mamma e papà, così come tutti gli amici che ci sono sempre stati.
Infine dico grazie anche agli sponsor che ho avuto in questi anni e tutti coloro che mi vogliono bene e hanno fatto parte di questa avventura».

 

Giorgio Capodaglio

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