Lo sci di fondo, cross country skiing in inglese, è una delle discipline principali delle Olimpiadi invernali, ma presto potrebbe non essere l’unico sport con questo nome nelle gare dei Giochi Olimpici invernali. Questo perché World Athletics, come già accennato a seguito dell’assegnazione delle prossime due edizioni delle Olimpiadi Invernali, proverà a sottoporre al CIO la richiesta di elevare la corsa campestre, o cross country running, a disciplina olimpica per la seconda volta nella sua storia: nel 1924, esattamente 100 anni, nel corso di un’altra edizione parigina come quella a cui stiamo assistendo in questi giorni, la corsa campestre era nel programma dei Giochi estivi, ma la sua vita fu breve e disastrosa, come racconta Insidethegames.biz, poiché la maggior parte degli atleti costretti a ritirarsi a causa del caldo estremo e dell’inquinamento atmosferico.
Il presidente della federazione internazionale di atletica leggera, Sebastian Coe, è fiducioso di poter dare una seconda chance alla disciplina allontanandola dall’affollato programma delle Olimpiadi estive, dove sia gli atleti che i media tendono a focalizzare la loro attenzione sulle gare in pista, a cui stiamo assistendo proprio in questi giorni con le gare che vanno in scena presso lo Stade de France. Un altro motivo sarebbe legato all’apertura dei Giochi invernali ad un pubblico più vasto di quello attuale, garantendo la possibilità di partecipazione anche a Nazioni che non hanno particolare familiarità con gli sport della neve e del ghiaccio, come quelle africane, in nell’ottica della diversità fortemente promossa dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO).
Secondo indiscrezioni Coe avrebbe discusso una proposta congiunta con il presidente della Federazione Ciclistica Internazionale (UCI), David Lappartient, che è anche a capo del Comitato Olimpico Francese e pertanto uno dei maggiori fautori della candidatura delle Alpi Francesi per il 2030, per includere sia la corsa campestre sia il ciclocross nello stesso circuito.
"Ci sono molti dettagli da sistemare, ma abbiamo avuto delle buone discussioni sull’idea di condividere lo stesso percorso con il ciclocross, il che di per sé probabilmente aggiungerebbe un po’ di rischio nella corsa campestre, che è ciò che abbiamo accolto con favore in passato, in particolare in occasione dei nostri recenti campionati di cross-country" ha affermato Coe giovedì scorso nella conferenza stampa tenuta da World Athletics a Parigi prima dell’inizio delle gare olimpiche di venerdì.
C’è tuttavia un ostacolo da superare, quello che riguarda le regole delle Olimpiadi invernali, secondo cui le gare devono essere disputate su neve o ghiaccio. Ma per Coe si tratta di un non problema: attualmente, infatti, i campionati mondiali di cross country podistico si svolgono a marzo e in alcuni casi si è verificata la neve, il che non ha rappresentato un problema né per gli atleti né per gli organizzatori.
Se, per ovvie ragioni, il 2026 è troppo vicino per questo debutto, le prossime due edizioni olimpiche sulle Alpi Francesi nel 2030 e a Salt Lake City nel 2034, possono essere le date chiave per la corsa campestre. Da parte di Coe, c’è molta fiducia che il ritorno possa essere possibile.
"C’è molta buona volontà. Ho già avuto discussioni delicate con il Comitato Olimpico degli Stati Uniti e il Comitato Organizzativo di Salt Lake City."
Inoltre l’intervento di Lappartient, che come già detto è al contempo a capo dell’Unione Ciclistica Internazionale e del comitato olimpico nazionale francese, potrebbe favorire la realizzazione di questo progetto comune che porterebbe tra le discipline invernali sia il ciclismo che l’atletica.
La corsa campestre alle Olimpiadi invernali: il sogno di World Athletics incontra quello dell’Unione Ciclistica Internazionale

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