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Biathlon , Interviste

Biathlon – Fausto Bormetti, a quasi 60 anni ancora in prima linea per la Bulgaria: “Mi impegno sempre al massimo, a Lenzerheide ho perso 4 chili”

Foto Credits: Dmytro Yevenko/Fondo Italia

Gioia, sorrisi, abbracci e un po’ di commozione. Il vento, la nebbia, la pioggia che diventa poi neve non influiscono sull’umore della squadra bulgara. È giovedì 9 gennaio e a Oberhof, in Germania, Milena Todorova ha appena riportato la Bulgaria sul podio della Coppa del Mondo di biathlon dopo 21 anni.

Con tutta la squadra, a festeggiare c’è anche un italiano, responsabile skiman del piccolo team bulgaro, Fausto Bormetti.

Dopo una breve carriera da fondista, che si è conclusa a causa di alcuni problemi fisici, Bormetti è stato per anni skiman della nazionale italiana di sci di fondo, quindi ha seguito la squadra di sede di biathlon del Centro Sportivo Esercito. Una volta in pensione, però, non si è fermato, la passione lo ha spinto al fianco di Luca Bormolini nel team che univa Brasile, Argentina, Cile, Australia, Spagna e Nuova Zelanda.

Lunghi raduni a Livigno, località di origine di Bormetti e Bormolini, una casa condivisa con gli atleti, fino al sogno olimpico realizzato al fianco di Campbell Wright. Poi una volta concluso questo progetto, quando Fausto Bormetti, papà di Emil, pensava di godersi casa, è arrivato ancora forte il richiamo della Coppa del Mondo.

«È nato tutto per caso – racconta Bormetti a Fondo Italiaquando, attorno al 2022, l’allenatore bulgaro Ventzeslav Iliev, che si fa chiamare da tutti Ventzi, ma io chiamo Vincenzo, venne qui a Livigno alla guida della nazionale moldava e cercava alloggi. Io lo aiutati a trovarlo, ci conoscemmo e diventammo amici. Loro si unirono al nostro gruppo di allora e mi trovai a preparare gli sci per dieci atleti. L’anno successivo, nel 2022/23, quando il nostro gruppo di allenamento si era ormai dissolto, lui passò ad allenare la Bulgaria e mi chiamò con loro perché sapeva che ero a casa».

Fausto Bormetti racconta quindi come si lavora all’interno di un piccolo team come la Bulgaria. «Abbiamo tre pettorali per gli uomini e quattro per le donne, ma noi siamo appena tre skiman. Io, un collega bulgaro, ex atleta di sci orienteering, al quale sto insegnando tanto, e il giovane Federico Majori, ex atleta, che si è unito al gruppo. Ai Mondiali si è unito a noi un quarto elemento, l’atleta spagnolo Roberto Garcia Piqueras, che ha anche gareggiato per la Spagna proprio a Lenzerheide».

Difficile sfidare le nazioni più grandi. «Gli altri arrivano con questi camion enormi, a volte anche in maniera un po’ esagerata. Noi, invece, abbiamo questo pulmino dove siamo in tre. È difficile colmare un determinato gap, anche perché innanzitutto gli atleti big di certe nazionali, come Norvegia e Germania, hanno anche materiali migliori, sci più performanti. Inoltre, con budget maggiori, queste nazionali possono anche spendere di più per i prodotti. A questo aggiungiamoci che noi non abbiamo nemmeno la macchina per le strutture, che senza fluoro fa ancora più la differenza».

Insomma, secondo Bormetti, con il divieto al fluoro, la sfida è diventata ancora più difficile per una nazione piccola come quella bulgara: «Con il fluoro era più facile colmare il gap, poi figuriamoci, io per esperienza ci andavo a nozze. Invece, io stesso sono stato costretto a ripartire da zero. Quindi colmare il gap con certe nazioni è stato difficile e sofferto, anche perché a me piace lavorare sempre al meglio e sono il primo critico di me stesso. Quando sono tornato da Lenzerheide, ho scoperto di aver perso quattro chili. Ma alla fine, in diverse occasioni, questi capelli bianchi con tutta l’esperienza che mi sono fatto in questi anni, fanno ancora la differenza (ride, ndr)».

Inoltre per gli skimen stessi la stagione è stata complicata dalle cattive condizioni della neve. «Penso che l’unico posto dove abbiamo trovato delle condizioni ottime è stata Anterselva. Troppe volte abbiamo trovato temperature alte, come la pioggia a Kontiolahti e Le Grand Bornand, ma anche il caldo di Nove Mesto, Lenzerheide, Oslo. Pazzesco».

Bormetti è felice però quando le condizioni sono più complicate. «Alla fine abbiamo ottenuto i nostri due podi a Oberhof in una giornata dal clima pessimo e a Pokljuka. Io lo dico sempre al nostro dt, Pichler, meglio quando c’è brutto tempo, perché se è tutto normale e perfetto, allora è più facile che vinca l’atleta più forte, che ha anche gli sci migliori e i prodotti migliori. Con il brutto tempo si mischiano le carte. Sono stato davvero felice quando in Slovenia, oltre al nostro podio, sono arrivate anche la vittoria di Fak e il podio di Lampic per la nazionale di casa o la vittoria della Svizzera nella single mixed. Alla fine si possono ottenere risultati, se si lavora bene, anche con budget più bassi».

Soddisfazioni ne sono arrivate per la Bulgaria, grazie ai due podi di Todorova, al rientro dalla gravidanza: «Quando è arrivato il podio a Oberhof è stata una gioia pura per tutto il team. Un risultato inatteso, che mancava da 21 anni. Lei è stata bravissima, anche perché è diventata mamma soltanto un anno prima. Devo dire che oltre a lei, giunta anche quindicesima assoluta nella classifica generale, abbiamo anche altre atlete interessanti, come le due juniores Lora Hristova, che ha un bel motore, e Valentina Dimitrova. A livello maschile, purtroppo, c’è qualche problema in più nel ricambio generazionale».

Squadra bulgara che in estate passerà anche per l’Italia, ovviamente proprio a casa di Bormetti: «La squadra ha già prenotato qui a Livigno, dove verrà nel mese di giugno. L’idea iniziale era andare a Lavazè, che ha una situazione perfetta, ma era tutto prenotato. Wolfgang Pichler, che appena arrivato da dt nel team bulgaro ha subito fatto la differenza con la sua esperienza vincente, mi ha chiesto di aiutarli, quindi ho preso loro un albergo a 2200 metri. Per il resto, loro passano tanto tempo a Ruhpolding, grazie anche all’amicizia con un albergatore bulgaro che vive proprio lì. Quella è la seconda casa del team bulgaro. In estate andranno anche a Obertilliach. In patria non hanno tante strutture, quindi si allenano principalmente in centro Europa. Pensate che sacrificio per gli atleti, che sia in preparazione che durante la stagione passano tanto tempo fuori casa».

Atleti che lo fanno per passione, magari anche cresciuta vedendo l’esempio di quest’uomo che a quasi 60 anni (li compirà tra tre settimane, ndr) ha ancora tanta voglia di mettersi alla prova, sfidare gli altri e sé stesso.

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