Nuovo appuntamento domenicale con la rubrica che accompagnerà l’estate di Fondo Italia e di tutti gli appassionati delle discipline nordiche, “Lo sapevi che…?”, dedicata alle curiosità, agli aneddoti e alle storie più particolari degli sci stretti, quelli larghi, e persino quelli a rotelle.
Oggi ci tuffiamo nel mondo del biathlon statunitense, imbracciando la carabina per un breve viaggio dal sapore di Olimpiadi. Il personaggio protagonista di questa storia si chiama Matthew Emmons ed è uno dei segreti che stanno alla base della crescita del biathlon negli Stati Uniti degli ultimi anni. Dalle Olimpiadi estive a quelle invernali, Emmons rappresenta l’esempio perfetto di cosa vuol dire reinventarsi e saper mettere le proprie conoscenze a disposizione di un nuovo ambiente.
Il racconto parte lontano dal mondo del biathlon: Matt Emmons si afferma infatti come atleta nella disciplina del tiro a segno, raggiungendo il suo traguardo massimo alle Olimpiadi di Atene 2004 dove vince la medaglia d’oro olimpica nella carabina 50 metri a terra. Una conquista che apre le porte ad altre tre partecipazioni olimpiche, che gli valgono un argento a Pechino 2008 e un bronzo a Londra 2012, mentre esce senza medaglie da Rio 2016. E tutto questo passando attraverso una diagnosi di cancro alla tiroide nel 2010, che il tiratore americano riesce a superare con l’aiuto di terapie apposite e interventi chirurgici.
Ma cosa c’entra con il biathlon? Il legame con la disciplina invernale si instaura verso gli ultimi anni della carriera di Emmons, quando inizia a supportare la nazionale di biathlon da consulente esterno, mettendo le sue capacità a disposizione della US Biathlon Association. Da vero e proprio guru del poligono, Emmons si avvicina sempre di più al biathlon, arrivando anche a ricoprire il ruolo di allenatore del tiro della nazionale della Repubblica Ceca, grazie al suo profondo legame con il paese est europeo, terra natale di sua moglie Katerina Kurkova e nazione dalla profonda tradizione nel biathlon. Poi il ritorno al servizio degli Stati Uniti: nel team di allenatori per la stagione 2025/26 del team USA – oltre a un folto staff italiano guidato da Armin Auchentaller ed Emil Bormetti – compare infatti anche il nome di Matt Emmons, nel ruolo di tecnico del tiro.
Proprio Armin Auchentaller, padre dell’azzurra Hannah, ha parlato ai canali ufficiali della federazione statunitense dell’importanza di Emmons e delle sue comprovate competenze: “Cerchiamo di utilizzare la sua esperienza – spiega l’altoatesino – in modo che gli atleti possano sperimentare ciò che lui stesso ha vissuto e aprire una prospettiva diversa, sotto una luce diversa, dando agli atleti un sacco di feedback teorici, condivisione, esperienza e molte competenze che derivano dalla sua carriera di tiro”.
Una storia curiosa di unione fra due mondi, che ha dei precedenti piuttosto recenti anche in Italia. Va infatti sottolineato che la nazionale italiana di biathlon abbia qualche anno fa seguito una strada molto simile, affidandosi all’esperienza al poligono di Niccolò Campriani, 3 volte campione olimpico di tiro a segno. Nella stagione 2018/19, infatti, il nome di Campriani compariva nel quadro della nazionale azzurra di biathlon, come tecnico di supporto al tiro per tutte le squadre azzurre. La coincidenza curiosa? A Londra 2012 quando Emmons vinceva la sua ultima medaglia a cinque cerchi salendo sul terzo gradino del podio, a vincere – guarda caso – era proprio Campriani, che si aggiudicava il suo primissimo oro.
E tu, lo sapevi?