Cosa hanno in comune Preuss, Vittozzi e Simon, oltre a essere le ultime tre vincitrici della Coppa del Mondo? Non hanno solo il talento e i titoli mondiali vinti, ma anche qualcosa che ancora non hanno vinto: una medaglia individuale alle Olimpiadi.
Le tre campionesse saranno però solo alcune delle atlete e degli atleti di altissimo livello ancora a caccia della prima medaglia individuale, pur avendole già vinte di squadra.
Solo cinque atlete ancora in attività vantano nel proprio palmares una o più medaglie individuali alle Olimpiadi.
Tra esse, due sono le sorelle Öberg, con Hanna che conquistò l’oro a sorpresa nell’individuale di Pyeongchang 2018 ad appena 22 anni, mentre la sorella Elvira ha vinto ben due argenti a Pechino. C’è poi Justine Braisaz-Bouchet, vincitrice della medaglia d’oro nella mass start delle Olimpiadi di Pechino. Risultato a sorpresa, perché in Cina, era fin lì giunta due volte oltre il 40° posto e si era ritirata nell’inseguimento.
Sono ben tre le medaglie individuali di Kuzmina, tornata in attività nella stagione 2023/24, dopo il ritiro arrivato ben cinque anni prima. L’atleta che gareggia per la Slovacchia ha vinto la medaglia d’oro in tre diverse edizioni dei Giochi: Vancouver 2010 (sprint), Sochi 2014 (sprint) e Pyeongchang 2018 (mass start).
E la quinta? Si, proprio lei, Dorothea Wierer. Con una grande prestazione nella sprint a Pechino, chiusa con un doppio zero, l’atleta di Anterselva vinse il bronzo alle spalle di Røiseland ed Elvira Öberg. Un risultato che le ha consentito di essere la prima e fin qui unica donna italiana a vincere una medaglia individuale alle Olimpiadi.
Ovviamente tanto incide anche la giovane età di molte protagoniste della Coppa del Mondo e il fatto che altre siano emerse solo nelle ultime stagioni.
Per esempio, all’epoca delle Olimpiadi di Pechino, Lou Jeanmonnot gareggiava in IBU Cup e aveva pochissima esperienza in Coppa del Mondo. Michelon e Richard erano giovanissime, così come Kirkeeide e Grotian. Parliamo di quattro atlete nella top ten dell’ultima classifica generale.
Poi c’è chi le medaglie le ha sfiorate, come Preuss e Vittozzi, entrambe vicine al bronzo ai Giochi di Pyeongchang, quando chiusero al quarto posto, rispettivamente nell’individuale e nella mass start. Invece Simon ha fin qui vissuto solo l’esperienza di Pechino, arrivata prima che facesse il grande salto di qualità diventando una delle big del circuito.
In tante hanno sfiorato la medaglia, come Davidova, Fialkova-Batovska, Hauser o Voigt, senza coglierla. C’è poi il caso sportivamente drammatico di Tandrevold, che di fatto aveva la medaglia in tasca nell’inseguimento di Pechino, ma ebbe una crisi dovuta alla tachicardia proprio nel finale di gara.
E al maschile? In parte il discorso è simile. Sono appena sei gli uomini in attività, otto se aggiungiamo russi e bielorussi, che già hanno vinto almeno una medaglia individuale alle Olimpiadi.
Sono: Fillon Maillet, dominatore alle Olimpiadi di Pechino con 2 ori e 1 argento individuali, Sebastian Samuelsson (argento nell’inseguimento a Pyeongchang), Martin Ponsiluoma (argento mass start a Pechino), Jakov Fak (bronzo sprint Vancouver e argento individuale Pyeongchang), Vetle Sjåstad Christiansen (bronzo mass start Pechino) e Michal Krcmar (argento Pyeongchang sprint). Ad essi si aggiungono il bielorusso Anton Smolski (argento individuale a Pechino) e il russo Eduard Latypov (bronzo inseguimento a Pechino), che quasi certamente non parteciperanno alle Olimpiadi.
Dal momento che nel biathlon è in atto un cambio generazionale, alcuni atleti oggi ai vertici, erano giovanissimi in occasione delle Olimpiadi di Pechino. Tommaso Giacomel aveva ancora poca esperienza e prese parte solo a sprint e staffetta, così come Campbell Wright si qualificò a sorpresa all’ultimo, gareggiando per la Nuova Zelanda, Niklas Hartweg aveva anch’egli poca esperienza ed Eric Perrot non venne convocato.
Poi c’è chi allora era già un campione affermato, come Sturla Holm Lægreid, che ai Giochi Olimpici di Pechino fece però molta fatica. Anche Emilien Jacquelin è un altro big ancora a secco di medaglie individuali alle Olimpiadi. Stesso discorso per Dmytro Pidruchnyi. Vicino ci è arrivato Lukas Hofer, che sfiorò il podio a Pechino, giungendo quarto nell’inseguimento.
Tornando alle Olimpiadi di Pechino 2022, si nota che solo tre delle sette medagliate individuali in Cina sono ancora in attività: Dorothea Wierer, Elvira Öberg e Justine Braisaz-Bouchet. Si sono invece ritirate Marte Olsbu Røiseland, Tiril Eckhoff, Denise Herrman-Wick e Anais Chevalier-Bouchet.
Al maschile, invece, tra i sette medagliati di Pechino si sono ritirati solo i fratelli Tarjei e Johannes Thingnes Bø. Gli altri cinque sono ancora tutti in attività, anche se Smolski e Latypov molto probabilmente non potranno gareggiare ad Anterselva.
Insomma, in Italia saranno in tanti a seguire il sogno della prima medaglia olimpica. Per qualcuno sarà la prima grande occasioni, per altri, invece, l’ultima.