Nel 2020 era presente ad Anterselva da volontario, nel prossimo febbraio lo farà da allenatore della nazionale azzurra. Allora Fabio Cianciana, che guidava la nazionale juniores in coppia con Mirco Romanin, venne ad aiutare il comitato organizzatore nel corso della manifestazione che vide Dorothea Wierer autentica mattatrice.
Negli stessi giorni, due atleti allora allenati dal tecnico valdostano del CS Esercito, Tommaso Giacomel e Didier Bionaz, facevano il loro esordio in IBU Cup, per guadagnarsi subito la convocazione in Coppa del Mondo, dove avrebbero esordito nella prima tappa post Mondiale, a Nove Mesto.
Oggi Cianciana segue ancora Giacomel e Bionaz, ma per portarli alle Olimpiadi di Anterselva. Un gruppo, quello diretto dall’esperto coach valdostano e dall’allenatore responsabile Andrea Zattoni, che comprende anche la campionessa Dorothea Wierer, Lukas Hofer, Elia Zeni e Patrick Braunhofer.

Quello a Passo di Lavazè è stato il primo raduno con la squadra al completo. Com’è andato?
«Davvero molto bene. Abbiamo lavorato sodo come d’abitudine, facendo un bel volume di carico a livello organico e un bel volume quantitativo e qualitativo di colpi sparati al poligono. Tutti sono in salute, la località ci piace e anche la struttura che ci ha ospitati (Dolomiti Apart & Rooms, ndr) ci ha trattati bene come al solito».
Il gruppo è rimasto identico a quello dello scorso anno. Si prosegue sulla strada della continuità.
«È un progetto che è stato condiviso quattro fa. Se ci fossero state defezioni o qualcuno avesse fatto molta fatica, ci sarebbero stati dei cambi, ma non c’è stato bisogno. Abbiamo deciso di proseguire così per dare continuità sia a noi che ad alcuni atleti della Squadra B. È importante, soprattutto nell’anno olimpico, che tecnico e atleta si conoscano alla perfezione, in quanto servono certezze. Fiducia e stima reciproca sono necessarie».
Nella seconda parte della passata stagione, Tommaso Giacomel si è guadagnato uno status importante e nuovo nel panorama internazionale. Come l’ha trovato al via di questa preparazione?
«Tommaso è sempre lo stesso: un ragazzo con i piedi per terra e tanta voglia di lavorare. Lui è tranquillo, sa dove vuole arrivare, non si è montato la testa e continua a lavorare sodo su tutti gli aspetti che può migliorare. Non lo vedo diverso dagli altri anni, è sempre molto sereno e determinato. A volte, quando sbaglia qualcosa anche in allenamento, è un po’ critico nei propri confronti, come è sempre stato. Lavora con tanta umiltà».

Ha colpito l’accoglienza che ha ricevuto da tutto l’ambiente biathlon italiano in occasione degli ultimi Italiani in Val Martello.
«Tommy è un esempio di lavoratore, di dove si possa arrivare con il massimo impegno quotidiano. Tanti si ricordano che da giovane non sparava così bene, ma con lavoro e dedizione è diventato un tiratore di livello mondiale. Lui stesso è intervenuto sull’aspetto mentale. Oggi ha la consapevolezza che la differenza non la si fa nei secondi ma nell’atteggiamento, facendo le cose con maggiore pazienza».
In cosa Giacomel può ancora migliorare?
«Partendo da quello che ha dimostrato da Ruhpolding in avanti. Ora sa che con il giusto atteggiamento, senza l’irruenza di prendersi le cose con la forza ma attraverso le proprie capacità, il tiro veloce e preciso che ha, alla fine il risultato arriva. Tommaso ha visto che in questo modo può sparare con una percentuale attorno al 90 o 95 per cento in ogni gara. Deve avere un atteggiamento propositivo anziché aggressivo nei confronti del poligono. Ci lavoriamo anche adesso, l’ha metabolizzato».
Come ha trovato Dorothea Wierer al via di quella che sarà l’ultima preparazione della sua carriera?
«Doro la sta vivendo bene, è molto serena. Noto che si sta allenando bene, con molta tranquillità e non la vedo particolarmente agitata. Posso dire che è la Doro di sempre, che lavora sodo e si impegna. Poi vedremo cosa tirerà fuori, ma sono convinto che farà delle belle gare. Anche lei deve solo stare tranquilla, senza cercare il risultato a tutti i costi, consapevole che, se fa le cose che sono nelle sue corde, questo arriva».

Cosa crede le sia mancato lo scorso anno per riuscire ad avere maggiore continuità e ritrovare anche il podio?
«Nelle prime gare era partita bene, c’era stato solo quel colpo sbagliato di troppo, ma era lì vicina al podio. Purtroppo, quando poi ti entra in testa e pensi che devi ottenerlo a tutti i costi, finisce che se devi fare zero, invece fai uno. Deve essere un poco più fredda, dote che spesso l’ha portata a inanellare un risultato dietro l’altro. La trovo molto più serena adesso».
Pensa che alla vigilia dei Giochi Olimpici di Anterselva possa sentire maggiore pressione?
«Non penso. Secondo me lei ha già vissuto una specie di Olimpiade in occasione dei Mondiali di Anterselva del 2020. Allora vi arrivava da campionessa del mondo mass start, detentrice della Coppa del Mondo 2019 e leader di quella 2020. Quindi era la donna del momento e aveva tutti gli occhi addosso. Da questo punto di vista non credo avrà maggiori pressioni, è già ben preparata e allora ha dimostrato di saperle gestire bene, visti i risultati. Vuole godersi quest’ultimo anno, anche se poi, quando mette il pettorale, Doro vuole sempre vincere».
Anche quest’anno Lukas Hofer avrà un percorso di preparazionde leggermente diverso rispetto ai compagni.
«Lo abbiamo avuto con noi a Passo di Lavazè, poi lui farà un altro periodo di quota quando noi andremo a Lillehammer a luglio. Luki è un atleta esperto e abbiamo accontentato alcune sue richieste, visto che lo scorso anno ha dimostrato di avere un alto livello prestativo per tutta la stagione. Si riunirà poi con noi al raduno in Val Martello. Fin lì seguirà un percorso parallelo, sempre sotto la supervisione mia e di Zattoni. Ho trovato un Hofer molto sereno e tranquillo. Come sempre è un grande lavoratore».

Chi viene da una stagione difficile è Didier Bionaz. Come sta? Su cosa state lavorando per cambiare la rotta?
«Posso già dirvi che è tornato il Dido di prima, più razionale e tranquillo. Lo scorso anno, già a fine preparazione era un po’ più nervoso del solito, perché aveva la consapevolezza di avere un ottimo passo sugli sci e di poter ambire a risultati importanti. A quel punto si è messo troppa pressione. A Kontiolahti era anche partito bene, giungendo 12° nella sprint, ma voleva la top ten a tutti i costi e quando inizi ad esagerare nel metterti pressione, ecco che cominci ad inanellare risultati non all’altezza».
Insomma si è caricato di troppe aspettative.
«Era troppo perfezionista, non parlava mai delle cose che aveva fatto bene ma dell’unica fatta male. La negatività non fa mai bene, soprattutto in questo sport. Didier è allora entrato in un vortice da cui era difficile uscire, ma ha intrapreso un bel percorso con un mental coach ed ora l’ho trovato molto più sereno e tranquillo. Al tiro sta facendo bene e abbiamo fatto delle piccole modifiche, sia sulla manopola per il tiro in piedi sia su quella per il tiro a terra, provando anche a dare stimoli diversi».
Anche Braunhofer viene da una stagione di alti e bassi, nella quale ha però confermato di avere un bel potenziale, vincendo il titolo europeo nella pursuit.
«L’ho trovato come sempre molto determinato, consapevole anche di aver fatto un bel miglioramento nel passo sugli sci. Ha il suo punto di forza nel tiro, perché è preciso e veloce. Lo scorso anno non è riuscito a qualificarsi ai Mondiali, ma è andato agli Europei dove ha dimostrato di gestire bene la pressione e ottenuto degli ottimi risultati. L’ho trovato molto sul pezzo».
Colpisce che un atleta tanto bravo a sparare faccia fatica proprio nell’individuale.
«Ne abbiamo parlato. L’individuale è il format in cui ha ottenuto i risultati migliori e sa che con quattro zeri può ottenere un risultato molto positivo. Probabilmente ciò lo porta ad avere maggiori aspettative e finisce così per mettersi addosso quella pressione che gli fa consumare maggiori energie a discapito della lucidità».

Chiudiamo con Elia Zeni. Su cosa state lavorando per fargli fare il salto di qualità?
«Mambo sta bene. Con lui lavoriamo su due aspetti. Per quanto riguarda il livello sugli sci, abbiamo notato che riesce a mostrarlo nelle gare a squadre ma non in quelle individuali. Pensate a Oberhof, dove fece un’ottima mista pur chiamato all’ultimo, oppure alla bella frazione ad Anterselva. Nelle gare sull’uomo dimostra di avere un buon passo, cosa che non riesce poi a fare nelle gare a cronometro. Stiamo quindi lavorando insieme a un mental coach per sbloccarlo sotto questo aspetto.
Al tiro, invece, ci stiamo concentrando tanto sulle serie a terra. In piedi è veloce, mentre a terra ha difficoltà nel rilascio del primo colpo. La paura di sbagliare lo ha portato spesso a perdere troppo tempo sul primo colpo. Elia ci sta lavorando con energia e dedizione. Già si vedono degli ottimi risultati, tanto che ha già velocizzato di una decina di secondi a terra, pur avendo lavorato fin qui solo sul rilascio del primo colpo».
A maggio, nel raduno a Chiusa Pesio, avete lavorato anche con la squadra B. Che impressioni ha avuto?
«Un bel gruppo, una squadra di lavoratori e bravi atleti. Tolto Cappe (Cappellari, ndr), è un gruppo molto giovane. Li ho visti molto motivati. I tre 2003 (Pircher, Betemps e Barale) hanno l’obiettivo di crescere e venire nel massimo circuito, mentre i due giovani (Compagnoni e Ratschiller) sono decisi a sfruttare l’occasione di lavorare con degli ottimi atleti che fanno loro da esempio, a partire da Cappe. Per quanto riguarda quest’ultimo, non ho alcun dubbio che, arrivato a questo punto, possa solo crescere, perché viene da una stagione intera di Coppa del Mondo e ha dimostrato di meritarsela a pieni voti».

Tra Mondiali ed Olimpiadi, l’Italia non vince una medaglia con la staffetta maschile dal 1997. A cosa si può ambire ad Anterselva?
«Per noi è importantissimo avere tre staffette (maschile, femminile e mista, ndr) in grado di fare delle belle prestazioni, tanto che stiamo lavorando tanto sulle riserve, sul primo colpo e tanto altro. In allenamento vogliamo ricreare il più possibile l’ambiente che si trova in staffetta.
Nel 2023/24 con la maschile siamo saliti sul podio tre volte, mentre nella passata stagione abbiamo avuto alcune brutte gare, ma ci siamo ripresi bene proprio ad Anterselva, mentre al Mondiale ci sono mancati alcuni dettagli per poter ambire a una medaglia, che quel giorno era possibile. Sono convinto, e anche ragazzi ne hanno consapevolezza, che siamo nel pool di squadre che possono ambire alle medaglie. Sta a noi essere bravi e perfetti, perché se gli altri ci concedono qualcosa e aprono la porta, dobbiamo entrarci. Al massimo livello che possiamo esprimere, siamo davvero competitivi».
Dopo tanti anni di carriera, dal settore giovanile alla squadra maggiore, cosa significa per lei guidare l’Italia alle Olimpiadi ad Anterselva?
«È un onore. In pochi hanno avuto l’opportunità di allenare la nazionale nelle Olimpiadi di casa. Farlo ad Anterselva sarà ancora più bello, perché da decenni è una tappa storica della Coppa del Mondo di biathlon, il nostro tempio qui in Italia. Sono lusingato ed onorato di esserci, anche se chiaramente, vogliamo andare ad Anterselva per essere protagonisti e non fare solo da comparse».