Continuano a tenere banco nelle news le vicende dello Sliding Centre “Eugenio Monti” di Cortina D’Ampezzo, che ospiterà le gare a cinque cerchi per bob, slittino e skeleton. Dopo la corsa contro il tempo per iniziare e concludere i lavori di rifacimento in tempo per i Giochi Olimpici e l’omologazione superata con successo nel mese di marzo scorso, un nuovo episodio turba il cammino di avvicinamento verso le Olimpiadi e il prosieguo dei lavori.
Nella notte tra domenica e lunedì è stato compiuto, da parte di più persone a giudicare da quanto avvenuto, un furto nel cantiere, accompagnato dal danneggiamento dei cavi dell’alimentazione elettrica nell’area di partenza della nuova pista: oltre alla sottrazione di una pesante bobina di rame, i ladri hanno tranciato il grosso conduttore che corre sotto la pista nel tentativo di prelevare ulteriori quantità del prezioso metallo. Un danno che, oltre a richiedere una settimana di lavoro per il ripristino, comporterà inevitabilmente una spesa aggiuntiva.
Il direttore di progetto del cantiere, Claudio Tenna, ha formalizzato per conto dell’impresa Pizzarotti la denuncia al commissariato di polizia di Cortina che ha già avviato le indagini.
“Saranno gli organi competenti” ha commentato l’AD di Simico e commissario di Governo Fabio Saldini “a fare ore piena chiarezza su quanto accaduto, com’è giusto che sia. Quanto avvenuto, va detto con determinazione, è inaccettabile. Sono però sicuro che Simico e tutte le società coinvolte nella realizzazione dell’opera non si lasceranno spaventare da questo ennesimo atto vandalico, ma che anzi metteranno ancora più forza e ancora più convinzioni per arrivare alla definitiva realizzazione del nuovo Sliding Centre di Cortina”.
Ma perché Saldini parla di “ennesimo atto vandalico”? Il riferimento va a quanto accaduto nel febbraio scorso, quando un tubo per la refrigerazione (circa 12 metri di lunghezza per 789 chili) è stato trovato sulla strada del cantiere della pista. All’epoca si pensò immediatamente ad un sabotaggio, tuttavia a due mesi da quella vicenda, la procura di Belluno aveva chiesto l’archiviazione dell’inchiesta, nella convinzione si fosse trattato di un fatto accidentale e non di un sabotaggio intenzionale. Ci si chiede ad ogni modo come sia stato a questo giro possibile introdursi nel cantiere dopo che questo primo episodio lo avesse reso praticamente blindato, con il potenziamento delle telecamere a circuito chiuso e un maggior numero di agenti in servizio per il controllo dell’opera. Agli inquirenti ora il compito di rispondere a tutte le domande.