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Milano-Cortina 2026

Olimpiadi – Milano Cortina 2026, il punto sui preparativi a sei mesi dai Giochi

I XXV Giochi Olimpici invernali di Milano Cortina alzeranno il sipario il 6 febbraio prossimo, tra 6 mesi esatti, con la cerimonia di apertura che si terrà nella cornice dello stadio San Siro di Milano; un mese dopo, il 6 marzo, sarà a volta delle Paralimpiadi, che invece avranno il loro “taglio del nastro” a Verona, all’interno della splendida e iconica Arena che ospiterà anche la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi.
Le competizioni invece romperanno il ghiaccio, si fa per dire, qualche giorno prima, con i tornei di curling ad aprire le danze in entrambe le manifestazioni.

All’agenzia stampa francese AFP, Andrea Varnier, l’amministratore delegato della Fondazione Milano-Cortina 2026, organizzazione che ha il compito di preparare e gestire gli eventi sportivi e culturali dei Giochi, fa il punto sulla tabella di marcia sui lavori in vista del grande evento.

“I preparativi procedono a ritmo sostenuto e secondo i tempi che ci siamo prefissati. Siamo attualmente nella fase centrale dell’implementazione operativa”.

Anche SIMICO, la società responsabile della realizzazione degli impianti olimpici, la scorsa settimana ha confermato, dopo i ritardi e le polemiche sugli impianti, in particolar modo quelli dedicati alle discipline del budello (slittino, bob e skeleton) che “tutti i progetti di costruzione sportiva pianificati saranno completati prima dell’inizio delle Olimpiadi”.

Il principale punto di forza delle Olimpiadi e Paralimpiadi italiane, nonostante le cifre importanti spese, sta proprio nel contenimento dei costi per gli investimenti se confrontati con le recenti stravaganze: per le Olimpiadi Sochi nel 2014 sono si stima un costo di almeno 40 miliardi di dollari (34,5 miliardi di euro al cambio attuale), mentre Pyeongchang 2018 ha speso 12 miliardi di dollari. I Giochi di Pechino del 2022, colpiti dal Covid, sono costati ufficialmente 4 miliardi di dollari, ma gli analisti finanziari hanno affermato che, includendo i costi delle infrastrutture, il totale si aggira intorno ai 38 miliardi di dollari.
Per Milano-Cortina si stima che il conto finale ammonterà a 5,2 miliardi di euro: di questi, 3,5 miliardi di euro saranno destinati alle infrastrutture e 1,7 miliardi di euro all’organizzazione dei Giochi.

Spese contenute principalmente grazie all’utilizzo, scelta molto apprezzata dal CIO che punta tutto sulla sostenibilità e la legacy nella Carta Olimpica; Milano Cortina 2026, in particolare, punta a lasciare un’eredità sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che sociale, integrando principi di inclusione e accessibilità in tutto il ciclo di vita dell’evento: evitare nuove costruzioni riduce non solo i costi, ma anche l’impatto ambientale.
Ne consegue, dunque, che i Giochi saranno per la prima volta completamente “diffusi”, da Milano fino a Cortina, lungo 350 km circa, con “cluster” sparsi lungo le Alpi lombarde, trentine e altoatesine. Questo ha fatto sì che l’organizzazione avesse altre sfide rispetto a gare completamente – o anche solo per la maggior parte – organizzate in una sola località, ma questo non spaventa Varnier: “Come in ogni evento globale complesso, le sfide fanno parte del processo. Stiamo andando avanti con fiducia”.

Al contempo, però, non è stato possibile ad evitare strutture ex novo o temporanee: per quanto riguarda il pattinaggio di velocità, si è rinunciato ad ospitare le gare a Baselga di Piné (nella provincia autonoma di Trento), spostando le gare a Milano, convertendo temporaneamente due padiglioni espositivi presso la Fiera di Milano, un altro gruppo di sport con pochi partecipanti ha creato problemi politici e di costruzione. Anche per l’hockey, l’Arena Santa Giulia ospiterà le competizioni solo durante i Giochi, ma la sua eredità resisterà oltre il torneo olimpico: con una capienza di 16.000 posti e 10.000 metri quadrati di spazio esterno per eventi all’aperto, rimarrà l’arena polifunzionale più grande d’Italia, da sfruttare anche al termine delle Olimpiadi.

I problemi principali – e quelli che sicuramente hanno fatto più rumore – come sappiamo sono arrivati da Cortina, dove sono i programma le gare di bob, slittino e skeleton; i ritardi nell’appalto dei lavori hanno, lo ricordiamo, fatto prendere agli organizzatori anche in considerazione l’ipotesi di utilizzare siti già esistenti in Austria o Svizzera, innescando un vero e proprio braccio di ferro politico tra i sostenitori del progetto, affinché gli eventi si svolgessero in Italia, e i suoi detrattori, che hanno tenuto in considerazione l’impatto ambientale e l’aumento dei costi.
Alla fine, in una corsa contro il tempo, il progetto è stato completato giusto in tempo per la pre-omologazione a marzo.

Persino la questione degli alloggi, che spesso rappresenta un problema logistico e finanziario per gli organizzatori olimpici, sembra essere sotto controllo. Il Villaggio Olimpico milanese, i cui lavori sono stati conclusi a fine luglio, è composto da sei edifici di sette piani e, dopo i Giochi, sarà convertito in dormitori universitari: con un totale di 1400 posti letto per gli atleti olimpici e paralimpici, i lavori si sono conclusi in anticipo di 3 mesi sulla tabella di marcia, essendo la consegna prevista per l’inizio di ottobre, nonostante i recenti problemi legali del suo sviluppatore, il gruppo Coima.
Il Villaggio di Cortina, che sorge in località Fiames, prevede entro la fine di ottobre l’installazione di 377 casette mobili che ospiteranno altri 1400 atleti olimpici e paralimpici e le operazioni di consegna e montaggio si stanno svolgendo nei tempi previsti dal piano d’azione.

Anche le medaglie sono state presentate nelle scorse settimane: dal design minimalista – non da tutti apprezzato – che rispecchia lo stile delle torce olimpiche, gli organizzatori e i progettisti assicurano che saranno ben più durature delle medaglie dei Giochi di Parigi, ossidate e arrugginite già poche settimane dopo averle ricevute e presto sostituite.
“Non possiamo permettere che ciò che è successo a Parigi accada di nuovo” ha affermato la loro designer, Raffaella Panie.

A questo punto, mentre restano ancora top secret i dettagli sulle cerimonie di apertura e chiusura, ed è ancora lontano il totoscommesse per l’ultimo tedoforo che accederà il braciere olimpico, l’unica incognita è rappresentata dal meteo. Con i cambiamenti climatici in corso, gli inverni sempre più miti e le precipitazioni scarse è difficile prevedere sin da ora se il prossimo febbraio le Alpi italiane saranno baciate da un manto di neve bianca naturale o se bisognerà ricorrere all’innevamento artificiale, ma gli organizzatori non sono preoccupati nemmeno su questo fronte: “Saremo pronti”, assicurano.

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