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Sci di fondo

Sci di fondo – Tour de Ski. La nuova mass start a batterie: quando il tentativo di creare incertezza provoca solo confusione

Newspower.it Trento www.newspower.it

Uno scatto solitario nel finale della gara, una dimostrazione di potenza quella di Elia Barp mentre si allontana da tutti ed entra da solo all’interno della Nordic Arena di Dobbiaco. I tifosi italiani che si esaltano per un’azione bellissima, di quelle che piacciono ed emozionano in uno sport fatto di grandi gesta come lo sci di fondo. L’azzurro entra nell’ultima curva, spinge sul rettilineo finale e mentre taglia per primo il traguardo esulta.

Sarebbe il racconto perfetto di un trionfo, invece pur tagliando per primo il traguardo, Barp è 19°! Basta solo questo a rendere chiaro quanto sia stato insensato il nuovo format della 5 km mass start a batterie che, su proposta della Federazione Svizzera, è stato lanciato proprio al Tour de Ski a Dobbiaco.

Una competizione pensata per creare spettacolo, perché secondo chi l’ha partorita, nell’incertezza si cattura interesse e pubblico. In parte è anche vero, ma bisogna anche fare attenzione affinché l’incertezza non finisca per finire nel caos, nella confusione. Purtroppo nello sci di fondo questo sta accadendo sempre più spesso.

Ed è anche andata bene. Perché oltre alla fortuna di capitare nella batteria giusta, che rende già di per sé la gara poco equa, gli atleti avrebbero anche potuto essere fortemente penalizzati in caso di meteo incerto. Immaginate se fosse venuto a nevicare tra una batteria e l’altra.

Nel 2007 divenne popolare in Italia la serie TV Boris, che portava in scena con ironia il dietro le quinte del mondo delle fiction. Memorabili erano le scene che vedevano protagonisti i personaggi dei tre sceneggiatori, nelle quali vi era qualcuno che tirava fuori un’idea “senza senso”, che veniva apprezzata dagli altri due al grido di “genio”. Ovviamente, una volta in scena, il risultato era pessimo.

Ecco, a volte c’è quasi da chiedersi se in certe riunioni in FIS non vada proprio così. Se questa continua ricerca di “rilanciare lo sci di fondo”, anno, dopo anno, dopo anno, non lo stia soltanto affossando. Idee nuove che continuano a snaturare una disciplina che dovrebbe legarsi ad imprese, che dovrebbe fare dei suoi atleti degli eroi. Invece si continua a inseguire lo “spettacolo”, il divertimento a tutti i costi, da ricercare nell’incertezza, nell’impossibilità di stabilire un vincitore fino alla fine. Eppure le vittorie solitarie di Pogacar nel ciclismo piacciono, appassionano, anche quando non sono incerte.

Per il secondo 31 dicembre consecutivo al Tour de Ski, sempre a Dobbiaco e dispiace perché questa località meriterebbe gare vere per l’impegno del comitato organizzatore, viene presentato un format nuovo, che incuriosisce alla vigilia e si rivela un totale fallimento alla fine. Fortunatamente, almeno quest’anno la gara non ha fatto danni in termini di classifica, come era accaduto invece un anno fa nella farsa di quella 20 km.

Perché lo sci di fondo non torna a seguire il percorso che dovrebbe essergli più caro, quello della tradizione che può anche andare d’accordo con l’innovamento? La sprint, per esempio, è un format che piace, dimostrazione che l’innovazione può anche essere positiva. Ma contestualmente bisognerebbe anche esaltare quelli che sono i formati di gara storici dello sci di fondo e pure le sue tecniche. Perché parliamoci chiaro, pure lo spettacolo andato in scena nella sprint maschile a Trondheim, è stato un pugno negli occhi alla tecnica classica.

Ma soprattutto lo sci di fondo dovrebbe ritrovare semplicità e chiarezza. Chi guarda la tv o segue una gara a bordopista deve sapere cosa sta vedendo, capire chi sta vincendo. L’interesse lo si può creare in modi diversi, valorizzando i personaggi e dando l’opportunità anche ad altre nazioni di vincere, ma in gare vere non in una kermesse come quella odierna. 12 norvegesi al via a Trondheim, ovviamente, toglie la possibilità alle altre nazioni di competere per grandi risultati. Lo stesso si può dire per staffette nelle quali si possono schierare due squadre, che riducono le opportunità di podio a nazionali non scandinave, oppure la Russia quando c’era, con la conseguenza di far scendere l’interesse anche al di fuori del mondo scandinavo. Staffette che in realtà nemmeno sono più in calendario, se non alle Olimpiadi o ai Mondiali.

Invece di esaltare lo sci di fondo per quello che è, si continuano a provare format nuovi, a volte fantasiosi e confusi.

Ovviamente questo articolo è solo l’opinione del redattore che sta scrivendo e non rispecchia necessariamente quella della testata. Sono solo riflessioni ad alta voce di chi è da sempre innamorato dello sport, dei suoi protagonisti, dei suoi eroi da applaudire e da amare. Non certo delle competizioni come quella odierna che cercando a tutti i costi la spettacolarità nell’incertezza, creano solo confusione.

“This is confusion, am I confusing you?” cantano gli Oasis. Mai come quest’oggi è vero.

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