Gioie e dolori. La stagione di Jørgen Graabak, combinatista della nazionale norvegese, ha riservato al 34enne momenti molto difficili, alternati a grandissime emozioni e soddisfazioni. Protagonista di una preparazione estiva a dir poco sfortunata – nella quale si era dovuto fermare prima per una doppia frattura al braccio e poco dopo per un infortunio alla clavicola -, il norvegese è comunque riuscito a presentarsi in condizione ai Mondiali di casa, dove la soddisfazione più grande è arrivata con l’argento nella Gundersen. Ora, quando ancora non è chiaro quale sarà la decisione in merito al possibile ritiro dalle competizioni, Graabak parla in una lunga intervista a TV2, ripercorrendo la sua annata e dando indizi sul futuro.
Nell’analizzare il proprio inverno, il norvegese parte dalle note liete, esprimendo la grande gioia per la conquista dell’argento nella Gundersen di Trondheim: “Per me è stata come una medaglia d’oro. Jarl (il vincitore Riiber, ndr), non c’entrava niente, è stato semplicemente migliore. Sto raggiungendo livelli molto alti e ho vinto l’argento nel giorno più importante dei Campionati del Mondo in casa. Per me è stata una grande conquista e qualcosa di molto speciale, emotivamente forse il mio giorno più bello in pista”. Anche perché, va sottolineato, la Gundersen arrivava proprio dopo la gara a squadre, nella quale il norvegese aveva rimediato una squalifica per materiali non in regola (nello specifico gli attacchi degli sci), con conseguente addio della Norvegia alle possibilità di giocarsi una medaglia d’oro che alla vigilia appariva quasi scontata.
Eppure, come detto, l’avvicinamento ai Mondiali non era stato dei migliori per Graabak. A dare particolare fastidio, il secondo infortunio, arrivato proprio a ridosso dell’inizio del periodo estivo più intenso di allenamenti: “Ho perso un sacco di allenamento. La clavicola si è rotta proprio nel punto di passaggio alla spalla. La rottura è stata delicata e c’era anche il rischio di danni permanenti. Se non si presta attenzione, si può sviluppare un’instabilità permanente. Quindi ho dovuto davvero prenderla sul serio”.
Ciononostante, il norvegese riconosce di essere stato bravo nel gestire i momenti difficili, cercando di trarne insegnamenti e accettando quanto successo con l’atteggiamento giusto: “Ho camminato per ore con un braccio al collo. Le attività quotidiane, come accompagnare i bambini all’asilo, erano una sfida, ma sento di esserci riuscito bene. In realtà i pensieri pesanti sono stati pochissimi”. In realtà, il momento più difficile sembra essere stato per Graabak quello dopo i Mondiali, quando, calata la tensione, ha cominciato ad accusare i colpi per i grandi sforzi profusi nel recupero-lampo dagli infortuni. “Dopo i Mondiali ho sentito un senso di vuoto. È stato come un pugno in faccia. Solo ora ho capito quanto mi è costato tutto questo. Ho avuto una reazione forte ed ero davvero esausto”.
Ora, dopo un meritato periodo di pausa che Graabak definisce cruciale per il recupero a livello mentale dopo una stagione impegnativa, rimangono tuttavia i dubbi sui programmi per l’immediato futuro del norvegese. Attualmente, il focus rimane sulla famiglia, con l’attesa nascita del secondo figlio prevista per le prossime settimane. In questo contesto, si fa spazio la possibilità di dire addio alla combinata nordica, considerando – a 34 anni – l’incompatibilità della vita da atleta con quella da padre per come la intende Graabak: “La lotta tra il voler gareggiare e l’essere un padre a tutti gli effetti è un po’ faticosa. In molti casi non sono in grado di fare le scelte giuste. Qualunque cosa tu faccia, non andrà mai bene”. E’ chiaro però che, alla vigilia delle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026, il norvegese dovrà ponderare al meglio la sua decisione sul da farsi, in modo da non lasciare spazio a eventuali rimpianti. Ad oggi, quando si attende l’annuncio delle squadre nazionali di combinata nordica per la stagione 2025/26, la scelta è dunque solo rimandata di qualche tempo, almeno fino a quando la nascita del secondo figlio non sarà archiviata: “È un prerequisito che tutto vada bene con il parto e che il bambino sia sano. Ho rimandato la decisione a dopo. Prima dovrà essere tutto a posto, poi potremo fare una valutazione. Ecco come la penso oggi”.