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Salto con gli sci – Robert Johansson chiude la sua carriera: “Convinto della mia decisione anche se non è stato il finale che avrei meritato”

credits photo: Michele Dardanelli

Il saltatore norvegese Robert Johansson ha annunciato questa mattina la decisione di chiudere la sua carriera agonistica nel salto con gli sci. Una scelta che, come racconta all’emittente norvegese TV 2, è stata presa parecchio tempo fa, indipendentemente da quanto accaduto nel finale di stagione, venendo coinvolto nello scandalo delle tute che ha visto protagonista la Nazionale norvegese. A causa di quanto successo, però, l’annuncio è stato rimandato.

“Sono ancora molto convinto della mia decisione. Non vedo l’ora di scoprire cosa mi riserverà la vita. Anche se non è stato il finale che sentivo di meritare” ha detto il 35enne al canale.

I piani del resto, erano completamente diversi, e sono stati scombinati dall’inchiesta sulla squadra norvegese seguiti ai Mondiali e dalla successiva sospensione. Se tutto fosse andato liscio, invece, Johansson aveva in mente quello che per lui era un addio perfetto, con i salti di Holmenkollen, Vikersund, Lahti e Planica. Rimasto a casa, guardare il salto in TV ha fatto ancora più male mentre i suoi colleghi Markus Eisenbichler e Michael Hayböck venivano salutati a Planica proprio come lui stesso aveva sognato.

“Una sensazione amara. È dura non poter concludere la stagione e la carriera nel tradizionale”.

Finora ai saltatori è stato consigliato di mantenere il silenzio su quanto accaduto durante i Campionati del mondo di Trondheim, per evitare che qualsiasi dichiarazione possa ritorcersi contro di loro, a causa delle indagini in corso. In linea di massima, gli atleti hanno seguito il consiglio; ma ora che questo capitolo della sua vita si è concluso, Johansson vuole raccontare per la prima volta come ha vissuto quello che rimane uno dei giorni più drammatici nella storia del salto con gli sci norvegese.

“Sono stato chiamato per i Mondiali all’ultimo minuto, purtroppo perché Halvor (Egner Granerud) era infortunato.” Fino all’ultima gara era stato uno spettatore: sesto uomo della squadra il uso ruolo era quello di riserva e infatti, aveva già fatto le valigie e lasciato l’hotel degli atleti quando gli è stata comunicata la sua presenza nella gara conclusiva, sul trampolino grande di Granaasen. “Ero pronto per tornare a casa a Lillehammer. Sono dovuto tornare indietro e andare in albergo. Nei giorni precedenti mi ero preparato per gli aspetti tecnici. Poiché non avevo ancora mai saltato al Mondiale, tra le altre cose ho cucito delle pubblicità sulla mia tuta.”

Nulla di anomalo di anomalo fin lì: il giorno della gara, l’8 marzo, è sceso in pista di buon’ora, si è assicurato che la famiglia avesse dei buoni posti in tribuna e si è preparato come al solito, ma poi qualcosa è accaduto di diverso dal solito; poco prima della partenza, gli è stato comunicato che la sua tuta sarebbe stata controllata dalla FIS. Non succede spesso. Dai controlli, avvenuti prima, durante e dopo la gara, nulla di strano è emerso sulla sua tuta.

“Non sapevo del video. L’ho scoperto dopo la gara. Ho visto il video per la prima volta nella zona mista dopo la gara. È stato assurdo.”

Unico norvegese a non essere squalificato nella gara – fatto che spesso passa inosservato – Johansson durante il caso che è scoppiato a Trondheim era concentrato solo sul far uscire la sua famiglia sana e salva dallo stadio. Sull’autobus per tornare in albergo, ebbe però il primo assaggio del dramma che stava consumando, con un’atmosfera ostile tutt’attorno a lui.

“Alcuni austriaci si sono fatti sentire. Non erano molto contenti di quello che era successo. Non sono rimasto particolarmente colpito da come si sono comportati di fronte a bambini di undici e quattro anni. Non mi hanno detto nulla, ma con quel poco di tedesco scolastico che conosco, colgo piccole cose. Non so se dal loro punto di vista si tratta di euforia nella foga della battaglia. Non voglio essere coinvolto, ma non è così che mi comporterei. È stato spiacevole. Siamo stati bloccati anche quando siamo scesi dall’autobus e siamo entrati in hotel.” Anche lì, l’atmosfera era odiosa e tesa: “Così abbiamo fatto in fretta. Siamo saliti in camera e abbiamo impacchettato tutte le mie cose. Abbiamo preso l’ascensore fino al seminterrato, siamo saliti in macchina e ce ne siamo andati. Non rimasi lì più del necessario.”

Poi, ad Oslo, arriva anche la sua sospensione: dopo il primo turno di allenamento, mentre era in corso la conferenza stampa della FIS, emergono le sospensioni del 36enne e di sue due compagni di squadra, Kristoffer Eriksen Sundal e Robin Pedersen, che si aggiungono a quelle dei tecnici arrivate qualche giorno prima

“Non lo abbiamo scoperto finché non siamo tornati nello spogliatoio e abbiamo aperto la nostra e-mail. il resto del mondo lo ha saputo prima di noi. Non credo che sia stato giusto in alcun modo. Non è giusto. Sono davvero deluso dal modo in cui è stata gestita la questione” ha affermato “Tutti noi che eravamo a Oslo volevamo davvero aiutare e dialogare con FIS. Ma loro non hanno voluto.”

Sebbene la sospensione sia stata revocata, Johansson aspetta ancora che gli venga comunicata la motivazione della sospensione. Fino ad oggi, infatti, la FIS ha parlato di un generico “sospetto di possibile partecipazione” alla manipolazione di tute. Qualcosa che Johansson ribadisce di non aver fatto. Per ora, finché le indagini sono in corso, la FIS non ha intenzione di commentare oltre. Johansson, così come i suoi (ormai ex) colleghi, però, gradirebbero maggiore trasparenza.

“Il salto è uno sport di piccole dimensioni e credo sia importante mantenere il dialogo tra atleti, federazioni e, non da ultimo, federazione internazionale. Il fatto che scelgano di fare esattamente l’opposto non è poi così bello. Sento come se fossi stato sospeso perché norvegese. Ecco la cosa complicata. Spero di ottenere una risposta un giorno, ma non ne sono sicuro.”

Oggi, salutando la disciplina, il nativo di Lillehammer però può dire di poter vantare una grande carriera, sebbene il finale non sia stato ideale. Ad analizzarla, si nota come nulla sia arrivato per caso o per talento puro. “Ho sfondato tardi e lungo il percorso ho avuto qualche problema con gli infortuni. Quindi, la cosa più importante è che sono soddisfatto del modo in cui ho affrontato tutte le avversità che ho dovuto affrontare. Dal non arrivare quasi al traguardo al tornare a casa con una medaglia in tre gare su tre, è una cosa enorme” dice Johansson riferendosi alle Olimpiadi del 2018. Non solo è stato protagonista della prima, e finora unica medaglia d’oro olimpica in una gara a squadre per la Norvegia, ma ha anche stabilito il record mondiale a Vikersund con 252 metri (battuto lo stesso giorno da Kraft, rimanendo poi “illeso” fino allo scorso inverno).

Dal momento in cui ho superato la linea di massima pendenza in poi, non ricordo più nulla” ha ammesso “la cosa successiva che ricordo è di essere uscito per riscaldarmi per il secondo round, ma ho visto le foto e vedo che ero felice”.

Perché in fondo, la gioia di praticare sport è sempre stata la grande forza motrice. “Mi sento molto grato di aver avuto un corpo che mi ha permesso di realizzare i miei sogni e di avere la possibilità di farlo. Non tutti possono.”

– È qualcosa che custodirò per sempre.

Dopo aver trovato riscontri sospetti nelle tute da salto con gli sci dopo i Campionati mondiali di sci di Trondheim, Johansson è stato sospeso, insieme a Robin Pedersen e Kristoffer Eriksen Sundal.

La sospensione è stata revocata al termine della stagione.

Nel 2017, Johansson ha stabilito il record mondiale a Vikersund con 252 metri. Ha mantenuto questo record per 30 minuti, prima che il suo rivale Stefan Kraft saltasse 253,5 metri.

Johansson ha ottenuto numerosi successi, tra cui l’oro nella gara a squadre e due medaglie di bronzo individuali alle Olimpiadi. Ha vinto anche due medaglie d’oro nella gara a squadre dei Campionati mondiali di volo con gli sci.

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