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Biathlon – Lukas Hofer e l’argento dopo 14 anni: “Fu emozionante tagliare il traguardo col tricolore da 3°, ma sono contento sia stata fatta giustizia”

A distanza di quattordici anni Lukas Hofer ha ora ufficialmente vinto la medaglia d’argento per la mass start dei Mondiali di Khanty Mansiysk del 2011.

L’azzurro chiuse quel giorno al terzo posto, staccato di 14”3 da Emil Hegle Svendsen e dietro al russo Evgeny Ustyugov, giunto secondo, mettendosi invece alle spalle Tarjei Bø, quarto a 23”3.

Anni dopo, però, Ustyugov è stato squalificato per doping, a causo dell’anormalità dei dati del suo passaporto biologico. Il biatleta russo è passato attraverso tutti i gradi di giudizio, fino alla bocciatura definitiva anche dal Tribunale Federale Svizzero.

Lukas Hofer sale così argento e Tarjei Bø bronzo, ma cambiano anche altri risultati, come la mass start di Vancouver 2010, con Fourcade che diventa oro, e la staffetta olimpica a Sochi, con Germania oro e l’Italia quarta.

Anche per lo stesso Hofer ci sono classifiche che cambiano. Oltre a Khanty Mansiysk 2011, infatti, l’azzurro trova anche un altro podio in Coppa del Mondo nella sprint di Oberhof del 2012, dove oggi diventa terzo. Così i suoi podi salgono a 12.

«Devo dire che da una parte fa piacere ricevere un’informazione del genere – ammette Hofer a Fondo Italia – perché dimostra quanto lo sport e il biathlon in particolare stiano combattendo contro il doping. Anche se a 14 anni di distanza, è bello vedere che giustizia è stata fatta e le regole siano state rispettate».

L’azzurro far però anche una riflessione sul fatto che ricevendo la medaglia a tanti anni di distanza, chi la vince ha un po’ il rammarico di non averla potuta festeggiare. Ovviamente, il discorso è diverso per lui, almeno in questo caso.  

«Fortunatamente quel giorno ero arrivato comunque terzo, quindi avevo avuto la possibilità di vivere l’emozione della premiazione. Insomma, alla fine la medaglia l’avevo vinta lo stesso e sul podio ci ero salito. Certo, adesso diventa una medaglia d’argento, quindi qualcosa in più. Inoltre ho anche ricevuto un altro podio individuale, che non fa male alla statistica».

Hofer torna poi su quella bellissima giornata a Khanty Mansiysk, quando addirittura in otto atleti arrivano insieme al terzo poligono e l’azzurro poi sparò per vincere mancando l’ultimo bersaglio. «Ricordo bene quella gara. Quell’anno ero spesso vicino al podio, avevo una bella condizione sugli sci, ma mi era sempre mancato qualcosa al poligono. In quell’occasione partii con il numero 10 e si partiva ancora sui binari, con passo spinta».

I ricordi si susseguono: «Mentre mi recavo alla partenza, ricordo il direttore di gara Borut Nunar, che mi disse di essere convinto che avrei fatto qualcosa di buono. Furono le ultime parole che ascoltai prima della partenza della gara. E ricordo altrettanto bene anche che fu il primo poi a venire da me all’arrivo. Fu una bellissima gara, nella quale lottai contro campioni come Svendsen e lo stesso Tarjei Bø. Fu un’emozione tagliare il traguardo sventolando la bandiera italiana, che mi passò Tiraboschi. Sono emozioni speciali che non dimenticherò, anche perché fu il primo podio individuale ed arrivò proprio ai Mondiali».

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