In auto verso Tarvisio, per seguire la nazionale di combinata nordica nel primo raduno stagionale. Dopo una primavera impegnativa, il confermato dt azzurro di salto e combinata, Ivo Pertile, inizia a seguire le sue squadre nel periodo di avviamento dei lavori.
Nel corso del viaggio verso località friulana, al confine con la Slovenia, il finanziere dt della nazionale italiana ha risposto alle domande di Fondo Italia, per fare il punto della situazione su salto e combinata nordica.
Seppur alcune tematiche sono comuni, per facilitare la lettura abbiamo deciso di dividere l’intervista in due parti, la prima centrata sulla combinata nordica e la seconda sul salto.
Buon pomeriggio Pertile. La prima cosa che notiamo della nazionale di combinata nordica è che nessun gruppo è stato denominato Squadra A. Come mai?
«Semplicemente nella combinata nessun atleta ha soddisfatto, nella passata stagione, i requisiti per venire selezionato in Squadra A, che erano gli stessi per salto e combinata. Serviva entrare nella top ten in gare individuali di Coppa del Mondo, oppure una top sei nelle super team per il salto».
Essere in Squadra A o B, cambia qualcosa in termini di risorse?
«No, alla fine gli atleti avranno a disposizione quanto necessario per rendere al meglio. Dovevamo però dare una linea meritocratica, perché sono tutti atleti professionisti e dal punto di vista mentale è importante ricevere il segnale che bisogna ottenere dei risultati minimi per valere un certo status. Lo sport è meritocrazia e vogliamo stimolarli. Alla fine, la qualità del lavoro non ne risente. Dal gruppo B maschile usciranno i due nomi degli atleti che rappresenteranno l’Italia alle Olimpiadi. Ma le porte sono aperte anche agli atleti degli altri gruppi, che devono dimostrare sul campo di valere prima la Coppa del Mondo, poi le Olimpiadi».
Come ha reagito quando l’ha chiamata Samuel Costa per comunicarle che avrebbe voluto riprendere?
«Inizialmente, quando mi ha chiesto di sentirci, pensavo avesse il pensiero di tornare nell’ambiente come allenatore. Quando abbiamo parlato, ho scoperto che invece voleva farlo da atleta. Lui è un ragazzo davvero in gamba, capace di andare a fondo in tutte le cose che fa. Per questo motivo, quando mi ha esposto la sua intenzione di rientrare, ho solo iniziato a lavorare per metterlo nelle migliori condizioni possibili per fare il meglio per lui e per la squadra».
Costa ha dichiarato che seguirà un percorso di preparazione diverso. Lo vedremo però in alcuni raduni?
«In buona parte dei raduni si. Preso atto che ha fatto grande esperienza in questi anni e per quanto riguarda la preparazione può modulare da sé la programmazione per lavorare al meglio, abbiamo ragionato insieme che per quanto riguarda il salto fosse meglio lavorare con il gruppo e soprattutto con lo staff tecnico della nazionale. Se passi tutta l’estate con una persona che ti dà una certa impostazione tecnica, è difficile poi essere seguito in inverno da altri. Quindi sarà ai raduni e per quanto riguarda il salto farà l’attività con noi, per avere questa continuità tecnica. Dai prossimi raduni dovrebbe essere presente, poi faremo delle gare test a ridosso del Summer Grand Prix e coloro che faranno vedere le cose migliori, andranno. Invece, nelle gare italiane a Predazzo avremo il gruppo nazionale, quindi non ci sarà bisogno di qualificarsi. Lo stesso discorso vale per il salto».
La grande novità nello staff tecnico è l’inserimento di Sepp Chenetti come allenatore dello sci di fondo. Come è nato questo suo ritorno nella combinata?
«Con Sepp abbiamo già lavorato assieme dal 2007 al 2014, quando Alessandro Pittin vinse la medaglia a Vancouver ed altri atleti ottennero risultati notevoli. Dal momento che nelle ultime due stagioni abbiamo commesso degli errori nella modulazione dei lavori, con alcuni atleti che hanno avuto problemi di mal di gambe, ho ritenuto che Chenetti fosse la persona giusta anche per sviluppare le competenze del nostro staff tecnico».
Il problema era quindi legato ad un’errata modulazione del lavoro?
«Abbiamo fatto bene tante cose, ma nel nostro sport ci sono certi dettagli che possono fare una grande differenza, se non vengono assemblati completamente. In particolare Bortolas e Mariotti hanno accusato spesso dei dolori alle gambe e volevo capire le motivazioni. Se dopo la prima stagione lo avevamo imputato alla pesistica, cosa in parte vera, alla seconda stagione, quando si è nuovamente verificato, ho contattato Sepp. Con la sua grande esperienza, lui ha individuato subito il problema e con questi due atleti in particolare abbiamo fatto subito un altro tipo di lavoro. Bortolas è riuscito almeno a partecipare ai Mondiali e ottenere anche qualche punto nel finale di stagione, che comunque per lui è stata praticamente persa».
Come cambia quindi la struttura dello staff tecnico maschile.
«Ho parlato con i tecnici già presenti, che hanno fatto il loro meglio e sicuramente usciranno arricchiti da questa collaborazione con Sepp, che è molto competente nella programmazione e un luminare nella tecnica sugli sci. Abbiamo cercato di mettere il focus sulla programmazione. Chenetti e David Jiroutek detteranno una linea chiara, interagiranno tanto tra loro, proprio per evitare che si ripetano le problematiche degli ultimi anni. Anche se vi sono stati alcuni risultati discreti, in particolare con Kostner e Buzzi, mancavano delle parti. Quindi Jiroutek e Chenetti faranno la programmazione, mentre Bezzi sarà coordinatore e si occuperà anche della logistica. Ci tengo a ringraziare tantissimo tutti gli allenatori che per vari motivi hanno lasciato il nostro staff tecnico di combinata e salto e che hanno fatto un grande lavoro: Francesco Benetti, Simone Pinzani, Caterina Piller, Giancarlo Adami, Giampaolo Piazzi, Claudio Gabrielli e Giorgio Prodorutti. Quest’ultimo ha fatto un grandissimo lavoro con la Coppa Italia di salto e spero resti vicino al nostro ambiente».
Per quanto riguarda la squadra femminile, cambia qualcosa?
«Dalla presidenza è arrivato l’input di focalizzarci soprattutto sulle Olimpiadi. Come sapete la combinata femminile non è nel programma olimpico del 2026, così abbiamo dovuto ridurre il sostegno economico alla disciplina. Va poi aggiunto che i risultati nell’ultima stagione sono stati deludenti. Le atlete saranno quindi aggregate al settore giovanile. Se poi saranno competitive andranno in Coppa del Mondo, altrimenti gareggeranno in altri circuiti».
Insomma un passo indietro.
«Inevitabile dopo quanto si è visto lo scorso anno. Dobbiamo mandare anche dei segnali concreti alle atlete stesse, perché ritrovino una giusta mentalità concentrata sulla performance, che ho avuto l’impressione abbiano perso. Importante quindi indurle a una riflessione. Alla fine si troveranno nella situazione avuta dalle finlandesi lo scorso anno, con due atlete di vertice che si allenavano a casa e venivano poi seguite nelle gare dagli allenatori della squadra maschile. Quindi anche le nostre atlete si alleneranno a casa, seguite anche da allenatori locali, come Moroder in Alto Adige, Colloredo in Friuli, Cogoli e Virginio Lunardi in Trentino. Alle gare per la parte salto le seguirà Oballa. Peyrot ha un ruolo importante per la parte fondo e la programmazione. Poi, in base a quello che faranno, vedremo in quale competizione gareggeranno. Per quanto si è esposta la FISI in questi anni, le loro performance non sono state all’altezza, quindi voglio che sia lanciato un segnale, che si capisca che le cose vanno guadagnate. Serve da parte delle atlete più grandi del gruppo un cambio di mentalità orientato alla performance».
Al momento soltanto due uomini possono qualificarsi per le Olimpiadi. Teme che questo possa far crescere la tensione all’interno del gruppo?
«Io credo che la miglior leva sia la competizione interna. Dal momento che abbiamo pochi posti, saranno i risultati ad orientare le scelte. Nessuno potrà sentirsi tranquillo, perché ogni atleta dovrà lottare per guadagnarsi il posto. Due posti rappresentano una selezione estrema, ma questo è lo sport di alto livello».
Fine prima parte. Domani la seconda sul salto con gli sci.