Nel giorno in cui in Francia si festeggia la ricorrenza della Presa della Bastiglia, l’IBU ne approfitta per un approfondimento che sposta il focus proprio sulla Francia e su una delle sue interpreti più brillanti nel biathlon, Julia Simon. La classe 1996 transalpina – attualmente in fase di recupero da un infortunio alla caviglia – si racconta ai microfoni dell’IBU tracciando un percorso che va dalle soddisfazioni e il bilancio dell’ultima stagione fino all’obiettivo olimpico, passando per gli interessi del tempo libero.
Terza nella generale di Coppa del Mondo alla fine della stagione e protagonista di 4 ori ai Mondiali di Lenzerheide, Simon non può che dirsi soddisfatta del bottino raccolto: “È stata una buona stagione. Sono molto soddisfatta. Il mio obiettivo principale erano i Campionati del Mondo; ho ottenuto quattro medaglie d’oro ed è stato inaspettato”. Se la sorpresa di Simon cozza un po’ con il suo palmarès già ricco di successi, appare invece giustificabile se si guardano i risultati altalenanti della prima parte di stagione. La bravura della francese, in questo senso, è stata quella di convogliare tutte le energie e la concentrazione verso l’evento iridato: “Dopo ogni gara ad Anterselva, sentivo che la mia forma era sempre migliore. Dopo tanti anni di Coppa del Mondo, sapevo che sarei stata pronta per le gare più importanti della stagione. Ero fiduciosa, ma non mi aspettavo di essere così in forma”.
A fare la fortuna di Simon, sono state nello specifico le numerose staffette vincenti, considerando che 3 dei 4 ori a Lenzerheide sono arrivati per lei nei format di squadra, competizioni che apprezza particolarmente: “Le staffette sono state una parte importante della mia carriera – prosegue Simon -, soprattutto quando ero giovane. Alcune persone sentono la pressione nelle staffette; io sento la pressione, ma sento anche di avere più potere. Non so perché… Ho costruito me stessa come biatleta nelle staffette e mi sento davvero bene quando è il giorno della staffetta. È sempre speciale”. Tra i passaggi meno positivi da registrare, un peggioramento di qualche punto percentuale nella precisione al poligono, soprattutto nelle fasi preliminari della stagione. Una situazione che Simon spiega così: “Negli ultimi due anni c’erano molte aspettative da parte mia, del pubblico e dei media. Quando ti metti dietro al fucile devi essere concentrato al 100%. La scorsa stagione è stata un po’ difficile: a volte mi sentivo fiduciosa e a volte l’obiettivo non sembrava così buono. Non so perché. Ho parlato molto con il mio allenatore Jean Paul (Giachino, ndr) prima dei Campionati del Mondo. Mi sono tranquillizzata al poligono e ho vinto due gare individuali per la prima volta. Ho imparato molto… la lezione più grande è stata che anche se non riesco a dare il meglio di me sugli sci, posso comunque sparare in modo pulito”.
Grande spazio anche al tema Olimpiadi, che tra pochi mesi Simon si troverà ad affrontare sui rodati tracciati di Anterselva. “Mi piacciono le piste lì. Quando vai lì dopo due settimane in Germania, senti l’altitudine. Quest’anno sarà un po’ diverso, tutti saranno pronti per le Olimpiadi e per l’altitudine. La pista è molto difficile. Bisogna spingere sempre di più e il poligono può essere difficile. Penso di essere pronta per le Olimpiadi. È sempre un bel posto; abbiamo un buon hotel, buon cibo… Per me la strada è ancora lunga. A dicembre sarà più reale di adesso”. Proseguendo, la francese chiarisce nel dettaglio gli obiettivi per le gare olimpiche, alle quali chiede soddisfazioni individuali e di squadra: “È una cosa che si vive solo ogni quattro anni. È il mio grande obiettivo, l’obiettivo principale di tutti. È uno dei miei primi ricordi di quando ero bambina. Un grande obiettivo sarebbe una medaglia nell’Individuale e una medaglia d’oro per la squadra francese nella staffetta”.
In conclusione, c’è tempo anche per trattare temi più leggeri, esplorando la passione di Simon per la lavorazione del legno, che negli ultimi tempi ha coltivato dedicandosi alla costruzione di una chitarra da regalare al suo allenatore Cyril Burdet. “Lavorare lì mi aiuta a pensare a qualcosa di diverso dal biathlon – spiega – Nel biathlon si è in una bolla, il workshop mi collega alla vita reale, mi fa appassionare e concentrare su qualcos’altro. La chitarra? Ci è voluto davvero tanto tempo. È iniziato tutto con una foto su Instagram e ho pensato che sarebbe stato un bel regalo per il mio allenatore Cyril, che è un musicista. Ho passato tutto l’inverno a guardare video su YouTube, perché non so nulla di musica, per capire come funziona. Sono state molte ore, ma molto piacevoli e divertenti… e funziona molto bene”.