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Salto con gli sci – La provocazione di Martin Schmitt: “Via il Telemark, è più importante la tradizione o la salute degli atleti?”

Una nuvola di polemiche si è posata sul weekend pre-olimpico di Predazzo, con le cadute rovinose che hanno chiuso la stagione di ben tre atlete, due delle quali candidate alla lotta per le medaglie olimpiche nel salto speciale. Sebbene gli infortuni di Eva Pinkelnig prima e di Alexandria Loutitt poi (seguite poi dalla combinatista Haruka Kasai) siano solo le ultime di una lunga serie che ha avuto inizio già dalla scorsa stagione quando diversi atleti si sono infortunati gravemente alla vigilia dei mondiali di Trondheim, solo ora scatta la riflessione su cosa stia accadendo e come fare per assicurarsi che gli atleti possano continuare a praticare il salto senza troppe conseguenze fisiche.

L’ex saltatore tedesco Martin Schmitt ha espresso la sua opinione sul miglioramento della sicurezza nel salto con gli sci, chiedendo un provvedimento drastico: la rimozione del telemark in fase di atterraggio, a suo dire oggi un orpello stilistico unitile se non addirittura pericolo.

“La cosa tipica di queste cadute è che non sono gli infortuni a causare la caduta, ma la caduta a causare gli infortuni. C’è il primo contatto con il terreno e con il primo contatto il legamento crociato si rompe immediatamente o il ginocchio cede” ha spiegato il due volte vincitore della Coppa del Mondo nel podcast “Die Flugshow”, secondo cui l’atterraggio in telemark, in origine nato proprio per ragioni di sicurezza, oggi rappresenta un importante fattore di rischio. A questo hanno sicuramente contribuito i cambiamenti nelle attrezzature: “Con l’attrezzatura odierna, il telemark, così come descritto e richiesto, è molto difficile da realizzare. Quasi sempre, anche con atterraggi molto buoni, il ginocchio del saltatore si piega verso l’interno.”

Ecco il perché della domanda provocatoria: “Il Telemark è ancora necessario? Cos’è più importante, la tradizione o la salute degli atleti? Se consideriamo la salute degli atleti una priorità, allora dovremmo effettivamente rinunciare a questo elemento. Le tute moderne rendono il salto con gli sci molto più sicuro e stabile in generale, ma durante l’atterraggio si è costretti ad assumere una posizione semplicemente malsana. Questo porta inevitabilmente a lesioni del legamento crociato in situazioni estreme”.

Va detto che Schmitt non è il primo esponente del salto con gli sci a sollevare la questione: anche Alexander Stoeckl, all’epoca allenatore dei norvegesi, aveva espresso una simile perplessità, come ricorda il sito polacco Skijumping.pl: “Credo che abbandonando il telemark si potrebbero evitare almeno alcuni infortuni al ginocchio. Attrezzature più vecchie, scarponi con chiusure datate, offrivano maggiori possibilità di atterraggio in affondo. Gli scarponi e gli attacchi attuali aiutano a creare una superficie di appoggio più ampia, ma è più sicuro atterrare su due piedi. Un atterraggio del genere può anche essere bello da vedere, e ciò che gli spettatori vogliono vedere oggi sono soprattutto voli spettacolari e lunghi”.

In questi giorni, la Commissione Salto della FIS si riunisce a Zurigo per il consueto Meeting Autunnale, all’ordine del giorno sicuramente anche gli aspetti dell’attrezzatura e della sicurezza in vista dell’importante stagione olimpica.

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