Una fenice, capace di rinascere sempre dalle proprie ceneri. Lisa Vittozzi ha scelto di esultare così domenica scorsa, dopo la splendida vittoria nell’inseguimento di Hochfilzen, imitando l’uccello mitologico, che veniva consacrato dagli egiziani nel tempio del sole.
E non poteva scegliere un’esultanza più significativa la trentenne azzurra, che imitare il gesto di una creatura che rappresenta perfettamente la sua carriera e che la sappadina ha imitato molto bene nei fatti.
La capacità di rinascere sempre, di tirarsi fuori da dei buchi neri che avrebbero segnato definitivamente le carriere di tanti atleti, ma non la sua, perché guidata da determinazione, passione e quello spirito di competizione che è la sua delizia ma in passato forse anche la sua croce.
Ed è proprio questo che piace di Vittozzi, che la fa amare dai tifosi di tutto il mondo, la capacità di cadere e risollevarsi, come tutti gli essere umani, perché ogni percorso nasconde insidie e fallimenti, ma la differenza la si fa riuscendo a ripartire, a non mollare credendo fortemente in sé stessi.
L’azzurra non ha mai nascosto le proprie fragilità, il dolore del tutto umano della sofferenza e della delusione, che è ancora vivo anche nelle gioie. Dietro alla commozione, agli occhi che a volte si riempiono di lacrime c’è proprio tutto il trascorso, le sofferenze, la paure e i tanti dubbi.
Dopo un inizio da predestinata capace di migliorare di anno in anno, proprio sul più bello Vittozzi era crollata. Una crisi pesante, i breakdown in mondovisione, crolli emotivi e di conseguenza di prestazione, che le provocavano sofferenza proprio mentre praticava ciò che ha sempre amato, il biathlon. Poi il primo ritorno, la capacità di risollevarsi per poi lasciar fare il resto al suo talento, e vincere tutto.
Purtroppo, però, ci sono campioni costretti a fare sempre quel qualcosa in più, messi spesso di fronte a nuove prove. Ed è quello che è successo a Vittozzi, costretta a fermarsi, assistere alle gare dalla tv, non poter difendere ciò che aveva conquistato con tanta fatica, con la capacità di rinascere dalle ceneri.
Ed eccola, di nuovo, lì, costretta a ricostruire tutto, ancora dalle ceneri. Ma la fenice di Sappada ancora una volta ha saputo rinascere, un pezzo alla volta, granello dopo granello, da quella cenere ha ricominciato a costruire, a modo suo, con intelligenza e determinazione, fino a tornare lì al vertice, immediatamente, grazie a un talento fuori dal normale. Ma quello non basta, serve il cuore, la voglia, l’orgoglio, l’amore per ciò che si fa e la consapevolezza di saperlo fare bene, per mettere da parte i dubbi e le paure.
Lisa ci è riuscita ancora una volta, ha indossato le sue ali e ha iniziato a volare di nuovo. A tutti non resta che ammirarla e prenderla da esempio, perché il campione non è un super eroe, ma chi dotato del giusto talento crede fortemente in sé stesso riuscendo a calpestare difficoltà e incertezze, che sono sempre pronte a fare capolino. Una lezione e un esempio per tutti.


