Scorrendo l’albo d’oro delle precedenti edizioni dei Giochi invernali, si può constatare come alle Olimpiadi la staffetta femminile 4×5 chilometri dello sci di fondo abbia consegnato emozioni intense all’Italia e a tutti gli appassionati degli sport che si disputano sulla neve.
Una tradizione fatta in realtà non di molte medaglie (tre, tutte di bronzo), bensì di firme illustri e, soprattutto, spirito di squadra, risultato puntualmente decisivo per salire sul podio e arricchire di volta in volta il medagliere del nostro Paese.
Per quanto concerne il primo dei due fattori sopra menzionati (i grandi nomi), basti pensare che a Lillehammer 1994 le azzurre schierarono un quartetto formato da Bice Vanzetta, Manuela Di Centa, Gabriella Paruzzi e Stefania Belmondo, che soltanto Russia e Norvegia furono in grado di battere, per giunta in un’Olimpiade che vide Di Centa giganteggiare e mettersi in valigia ben cinque medaglie.
La storia si ripeté un quadriennio più tardi, a Nagano 1998, quando la staffetta femminile dell’Italia, invariata per tre quarti rispetto all’edizione antecedente (unica modifica Karin Moroder al posto di Bice Vanzetta, ndr), bissò il terzo posto di Lillehammer. Degna, anzi, meritevole di menzione la performance a dir poco maiuscola di Belmondo, già medaglia d’argento nella 30 chilometri tecnica libera, che, in qualità di ultima frazionista, nei cinque chilometri di sua competenza recuperò altrettante posizioni e consentì alla nostra Nazionale di esultare.
Infine, il successo più recente in una staffetta femminile dello sci di fondo, vale a dire quello giunto a Torino 2006, dove soltanto Gabriella Paruzzi rappresentò un fil rouge temporale in grado di collegare i bronzi del passato con quello materializzatosi sul circuito di Pragelato. Le altre tre protagoniste dell’impresa furono Arianna Follis, Antonella Confortola e Sabina Valbusa, che, per qualche attimo, sognarono l’argento: Valbusa era seconda a pochi metri dalla linea d’arrivo, ma la tedesca Claudia Kuenzel mise la freccia e la sorpassò.
La svedese Anna Karin Stroemstedt, dal canto suo, vide naufragare il proprio tentativo di emulazione e chiuse al quarto posto. Era tutto vero: l’Italia aveva vinto, ancora, un bronzo! "È un capolavoro – commentò a margine dell’evento Gabriella Paruzzi, dopo essersi lasciata andare alle lacrime e a un lungo abbraccio con il tecnico Gianfranco Pizio, abile a plasmare un gruppo coeso e in grado di insidiare le corazzate internazionali –. Non è l’oro di Salt Lake City, ma è un bronzo che vale davvero oro".
Giochi di memoria – Sci di fondo, staffetta femminile: tris di bronzo alle Olimpiadi di Lillehammer 1994, Nagano 1998 e Torino 2006

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