Non è stato un periodo facile per Emilien Jacquelin, che al termine del Mondiale di Oberhof ha annunciato la sua decisione di chiudere anticipatamente la stagione. L’atleta francese era apparso in difficoltà nel corso della stagione, soprattutto durante l’evento iridato, nel corso del quale le sue percentuali al tiro erano basse, a causa di una vera e propria crisi nelle serie in piedi, nelle quali ha sparato con il 72%, ben distante da quel 83% di appena due anni fa.
Una crisi che era stampata anche sul suo volto quando passava lungo la mixed zone, cercando di rispondere alle domande dei tanti media francesi presenti. Una situazione difficile da gestire. In un’intervista a L’Equipe, Jacquelin è quindi stato molto sincero, ammettendo di aver deciso già prima del termine del Mondiale che avrebbe chiuso lì la sua stagione e allo stesso tempo di quanto questa pausa sia importante per fermarsi un attimo, resettare e ripartire.
«Non ero più in grado di praticare il mio sport – ha ammesso il due volte campione del mondo nell’inseguimento – avevo bisogno di fermarmi. Senza questa pausa – ha proseguito con grande sincerità – penso che, tra un anno, avrei detto addio al biathlon perché non riuscivo a trovare di più lì. È come un vinile: ho finito con il lato A, mi prendo una pausa prima di girare il disco e suonare il lato B. Avevo bisogno di fare pace con tutto questo».
Jacquelin, che poche settimane fa ha dovuto anche leggere sui media alcune sue problematiche personali svelate dall’ormai ex allenatore della Francia maschile, Vittoz, ha quindi continuato: «Prima degli ultimi eventi, ero ultra concentrato. Ma, appena iniziata la gara, ho sentito il cervello spegnere la luce. Improvvisamente non avevo più abbastanza energie mentali. Non potevo più avere l’intensità richiesta dall’alto livello, soprattutto al tiro. Ho un po’ mollato. Questo non è il riconoscimento di un fallimento ma l’idea era piuttosto quella di dire a me stesso: non sono più in grado di giocarmi un titolo di campione del mondo. Avrei potuto continuare e finire la stagione quindicesimo. Perché no. Ma vedo il mio sport soprattutto come mezzo di espressione più che come prestazione. Io sono così e, a 27 anni, devo accettarmi. Perché negli ultimi anni, anche per compiacere le persone intorno a me, ho smesso di essere me stesso, ho recitato la mia lezione, mi sono controllato e quindi perso. Devo fare quello che voglio fare e quello che mi aspetto da me. Ho le chiavi e devo metterle a posto. La parola d’ordine: abbi le tue convinzioni e vivi la tua carriera».
Emilien Jacquelin: “Se non mi fossi fermato, penso che tra un anno avrei dato l’addio al biathlon”

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