Gli ultimi anni non sono stati certo semplici per Synnøve Solemdal. La talentuosa norvegese, due vittorie in Coppa del Mondo e quattro ori iridati con le staffette (compreso quello da lei stessa definito “da favola” nella prova femminile dei Mondiali di casa di Oslo 2016), ha attraversato un lungo calvario cominciato nel febbraio 2014.
Poco prima dei Giochi olimpici di Sochi ha contratto la mononucleosi, ma la “malattia del bacio” è stata solamente l’inizio di una serie di misteriosi problemi fisici. Nonostante una caterva di analisi non riuscisse a trovare risposte, l’organismo della scandinava non era più in grado di sopportare sforzi ad alta intensità. Tradotto: pochi allenamenti e di conseguenza prestazioni scadenti.
Alfine si è giunti al bandolo dell’intricatissima matassa. Solemdal era stata morsa da una zecca e aveva contratto la Malattia di Lyme. Scoperto il problema, ha potuto curarsi adeguatamente.
“L’anno scorso c’è stato un momento in cui ho pensato che la mia carriera fosse finita, ma quando abbiamo identificato la Malattia di Lyme ho ritrovato speranza, perché finalmente sapevo quale potesse essere la soluzione. Ho dovuto letteralmente ricominciare da zero sul piano atletico, ci vuole tempo per ricostruire un fisico da atleta e ci vuole molta pazienza, ma sentire di migliorare giorno dopo giorno è un grande incentivo. Farò di tutto per tornare a gareggiare in Coppa del Mondo e guadagnarmi i Giochi olimpici di PyeongChang 2018” ha detto a Nrk.
Dunque il ritorno di Solemdal sarà uno dei temi forti della stagione 2017-’18. D’altronde Synnove all’inizio dell’annata 2013-’14 era in grado di lottare ad armi pari con Darya Domracheva, Kaisa Mäkäräinen e Tora Berger.
Resta però l’incognita della competitività. Quasi un decennio orsono un altro biathleta, il polacco Krzysztof Plywaczyk, fu vittima dello stesso malanno e – nonostante l’abbia risolto – non è mai più riuscito a tornare ai livelli precedenti alla malattia.
Synnøve Solemdal è finalmente pronta a ripartire dopo tre anni oscuri

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