Tra il duro allenamento in vista della nuova stagione e qualche momento di svago, anche alcune occasioni per conoscere meglio eventi importanti della storia d’Italia.
Il raduno di Forni Avoltri ha offerto tanto ai giovani della nazionale Under 20 maschile e femminile di sci di fondo. Gli azzurrini sono tornati a casa non solo con diverse ore d’allenamento in più sulle gambe da mettere nel bagaglio in vista della nuova stagione, ma anche con qualche conoscenza nuova sulla storia d’Italia.
Gli allenatori azzurri Francesco Semenzato e Paolo Rivero, d’accordo con il dt Marco Selle e il coordinatore del settore giovanile Pietro Piller Cottrer, stanno cercando non soltanto di formare gli atleti sulle piste da sci, ma anche di dargli un bagaglio di conoscenze culturali e interessarli ad altri argomenti.
Ecco quindi che, nel corso di una lunga camminata fino alle Tre Cime di Lavaredo, un monumento della natura nel nostro paese, che alcuni atleti della squadra non conoscevano, è nata l’idea di portare i giovani azzurri sui luoghi dove si è combattuto durante la prima guerra mondiale, raccontare la storia del faro sulla Cima Grande di Lavaredo, un modo per appassionare i ragazzi a una pagina importante della storia d’Italia e raccontare le storie di luoghi nei quali questi giovani sono soliti allenarsi o gareggiare. Farglieli apprezzare, quindi, per la loro storia, oltre che per bellezza e maestosità.
Ma non solo, perché lo scorso 9 ottobre, in occasione del 56° anniversario della tragedia del Vajont, i tecnici azzurri hanno portato gli atleti al Cinema Piave, a Santo Stefano di Cadore, dove nell’ambito dell’evento "Vajont, per non dimenticare”, che ha coinvolto oltre cinquanta sale in tutta Italia, sono stati proiettati i due documentari “Vajont 63, il coraggio di sopravvivere, regia di Andrea Prandstraller, e “Vajont, una tragedia italiana”, regia di Nicola Pittarello.
Nonostante la stanchezza di una durissima giornata di allenamento, i ragazzi hanno seguito con grande attenzione, scossi da quanto visto nelle immagini, non soltanto per la loro durezza, ma anche per la vicenda legata alla successiva fase processuale. Una storia che ha colpito questi giovani, spingendo alcuni di loro anche a saperne di più facendo poi delle ricerche personali.
«Fa parte di un nostro progetto extra sportivo – ha affermato l’allenatore responsabile della squadra femminile Francesco Semenzato – vogliamo che questi giovani atleti si interessino anche ad altro, oltre l’allenamento. È giusto che un fondista si focalizzi sull’allenamento e le gare, ovviamente, che mantenga sempre alta la concentrazione, ma non deve chiudersi poi in una bolla e restare insensibile a ciò che gli accade attorno. Noi cerchiamo di stimolare questi ragazzi in tutti i sensi, in pista e fuori, vogliamo che siano curiosi, abbiano voglia di conoscere, si interessino anche a cose importanti che non siano legate soltanto al nostro sport».
Insomma, gli allenatori non vogliono soltanto formare degli atleti, ma anche la società italiana del futuro.
Fondo – La nazionale Under 20 tra allenamenti e storia d’Italia: al cinema per conoscere la tragedia del Vajont

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