Notizie | 25 settembre 2022, 18:00

Biathlon – Elvira Öberg: “Ho capito di essere brava a sedici anni, partecipando ai Campionati Norvegesi contro avversarie molto forti"

Fondoitalia.it ha incontrato in esclusiva la biathleta svedese che in breve tempo ha già raggiunto il vertice della disciplina e che dopo le tre medaglie conquistate negli scorsi Giochi Olimpici, non nasconde di voler sollevare la sfera di cristallo nella prossima stagione.

Foto Dmytro Yevenko

Foto Dmytro Yevenko

Östersund. Biathlon Arena.

E’ una normale mattinata di fine estate svedese e la squadra A ”trekroner” di biathlon al gran completo sta svolgendo il suo consueto allenamento mattutino al poligono.

Le condizioni sono discrete, il sole è ricoperto da un sottile strato di nuvole grigie, ma stranamente non vi è l‘abituale vento che dal lago Storsjön quasi costantemente si indirizza frontalmente in direzione del più famoso poligono svedese. Per quasi due ore buone, gli atleti effettuano sessioni di tiro alternandosi fra poligoni in piedi, sdraiati o a secco, a loro volta intervallati da corse, a piedi o con gli ski roll per mantenere alte le pulsazioni così da simulare il più possibile le condizioni che si trovano in competizione. In questo lungo lasso di tempo gli atleti spesso si confrontano con gli allenatori, maggiormente in questo caso Jean-Marc Chabloz e Johan Hägstrom che si occupano specificatamente del tiro e puntualmente danno loro indicazioni su posizioni del corpo da mantenere in modo corretto o fornendo loro i risultati ottenuti con la carabina che visualizzano sulle apposite lavagnette magnetiche.

La prima cosa che risalta è la massima serietà di tutto il gruppo, seppure l’istrionica Stina Nilsson a volte si lascia scappare qualche risata con il coach Jean-Marc, e al contempo la perfetta organizzazione fra allenatori ed atleti nell’impartire ed eseguire le indicazioni ben seguiti dai fisioterapisti quando un atleta necessita di un massaggio per un apparente problema avvertito dopo una caduta, fortunatamente senza conseguenze, sugli skiroll. Tutto questo insieme, si presenta come una perfetta macchina da corsa, a dimostrazione dei risultati, sempre in crescendo, che i ragazzi svedesi stanno ottenendo nel biathlon mondiale negli ultimi quattro/cinque anni.

Un secondo fattore che risalta in questa normale giornata di allenamenti è il pubblico svedese o i semplici visitatori da weekend che giungono in quel di Östersund per una visita alla rinomata Arctura Tower, con annesso ristorante posto a sessantacinque metri di altezza e dalla sua sommità si può osservare alla perfezione il verde e lacustre panorama che circonda la capitale dello Jämtland svedese. Di questo buon numero di persone, la maggioranza si ferma presso il poligono riconoscendo questo o quell’atleta, segnale della sempre più crescente popolarità ed interesse del pubblico gialloblù verso il biathlon. Attenzione che viene ben supportata dal fatto che oltre ai risultati di prestigio, le medaglie ottenute da Samuelsson, Hanna & Elvira Öberg and Co., il biathlon sia ora l’unico sport invernale rimasto free sulla TV nazionale svedese.

Proprio Elvira Öberg che in questa gradevole mattina di training ha ricevuto le maggiori attenzioni da parte dei visitatori e del pubblico locale, prima di recarsi all’Arctura stessa per la pausa pranzo, per poi rincontrarci per l’appuntamento che ci aveva fissato in precedenza, ci spiega come questa situazione mediatica stia portando il biathlon ad avere lo stesso, se non maggiore seguito rispetto a quel totem che in Svezia è sempre stato attribuito all’un tempo più nobile “längskidor”: ”Lo sci di fondo è sempre stato considerato come un grande sport di famiglia in Svezia, ognuno lo guarda alla TV ed è sempre stato una grossa parte dell’inverno per noi svedesi. Nei weekend vi è la tradizione di guardare le gare nel programma “vinterstudion” su SVT perché non vi è molto altro da fare nelle mattinate invernali. Ora noi come biathlon siamo ancora li, ed è molto bene per noi, perché è molto semplice da seguire per la gente, e quando una cosa è semplice da guardare molte più persone la seguono. Dallo scorso inverno, il fondo è trasmesso dalle pay tv, ed è più costoso e complicato da seguire ed al loro interno vi sono anche delle pause per la pubblicità. Questo ha un po' perso la tradizione di seguire il dato avvenimento sullo stesso posto e con gli stessi commentatori. Ora per loro è tutto completamente nuovo e sarà più difficile per il fondo rimanere popolare come lo era in passato, ma questo sarà più interessante per noi del biathlon dove presto potremmo arrivare ad avere la stessa attenzione che vi è per esempio in Germania o Francia, dove il biathlon è ogni settimana il main event sui loro canali televisivi.»

Al termine del pranzo, Elvira, ci raggiunge di nuovo nell’accogliente conference room sita all’interno del Centro Federale del biathlon svedese che offre pure una perfetta visuale sul poligono e sulla linea d’arrivo. La bionda biathleta col suo perfetto inglese imparato alla perfezione nel corso degli anni trascorsi nel selettivo liceo dello sport a Sollefteå ci racconta subito dei suoi inizi col biathlon e con lo sport avuti fin da bambina nella nativa Piteå con papà Tomas e sua sorella maggiore di quattro anni Hanna: “Io ho cominciato con lo sci di fondo fondamentalmente subito dopo che ho imparato a camminare, quindi sono sempre stata sugli sci da quando sono nata e l’essere all’aria aperta è un mantra che è sempre stato parte della nostra famiglia. A Piteå, nostro papà ha aperto il biathlon club quando avevo sei-sette anni, cosi ho fatto biathlon da sempre da quella data. All'inizio seguivo maggiormente Hanna nei suoi allenamenti e saltuariamente mi esercitavo anch’io al poligono ma più per divertimento che per vera competizione. In parallelo, da giovane, ho praticato altri sport come calcio, orienteering e ovviamente sci di fondo. A sedici anni ho cominciato a frequentare lo skidgymnasium a Sollefteå e allora ho deciso che il biathlon era la cosa che volevo fare da grande e gli altri sport sono stati messi un pò in soffitta. All'inizio non ero molto brava, ma al liceo e con i loro programmi di allenamento le cose sono migliorate piuttosto velocemente. Ho fatto rapidi progressi nei miei primi due anni di frequentazione a Sollefteå. Questo mi ha permesso di entrare subito nel team junior svedese e poi molto presto, sotto l’occhio di Wolfgang Pichler anche in squadra A. E’ stata un esperienza che definirei particolare avere 19 anni ed avere subito Pichler come coach. E’ stato diverso dalle esperienze passate, ma ha funzionato bene il lavoro fatto con lui.»

Dopo i successi ottenuti nelle categorie giovanili, fra cui spiccano i tre ori ottenuti da Youth ai Mondiali di Otepää 2018, Elvira Karin Öberg dopo un anno di apprendistato in IBU Cup, fa il suo esordio in Coppa del Mondo nella stagione seguente, impressionando già tutto il movimento con un significativo dodicesimo posto ottenuto poco più che ventenne nella sprint di casa ad Östersund e terminando per soli quattro decimi dietro alla sorella Hanna. Da li, la sua carriera è solo un crescendo, primo podio in Coppa del Mondo nel Dicembre 2020, prima vittoria nel Dicembre 2021 nella pursuit di Le Grand Bornand fino all’esplosione definitiva alle sue prime Olimpiadi con l’oro in staffetta ed i due argenti nella sprint e nel pursuit sempre alle spalle di Røiseland. La forte biathleta norvegese termina davanti ad Elvira anche nella scorsa generale di Coppa del Mondo.

Questa sua progressione nel raggiungere risultati sempre più prestigiosi si riflette nelle percentuali costantemente in salita nel tiro. Da un 78.1% nella sua prima stagione, è passata all’80.4% nel secondo anno, per poi progredire ulteriormente a 84.4% lo scorso anno. Percentuale che la svedese intende migliorare ancora per ambire alla sfera di cristallo, come Elvira ci racconterà al termine della piacevole conversazione avuta insieme.

Nei tuoi primi anni vissuti a Piteå la tua casa era vicina al Lindback stadium. Hai qualche aneddoto particolare o divertente riferito a quel periodo?

«Nostro papà ha praticamente iniziato il programma del biathlon a Piteå assieme ad altre famiglie. All’ inizio i bersagli erano,diciamo cosi, un pò spartani, erano più per cacciatori che vere piazzole da biathlon, ma per noi poi ha funzionato bene. Si, il poligono era veramente vicino a dove noi vivevamo ed è stato fantastico averlo praticamente sotto casa perché quando tu sei giovane devi per prima cosa andare a scuola e i tuoi genitori devono andare a lavorare e cosi per noi era molto conveniente, in termini logistici, quella vicinanza. Ora lo stadio ed il poligono sono stati ampliati e rinnovati e mi piacciono ancora molto. Il poligono era anche vicino ad una pista da slalom e ricordo che quando eravamo giovani ,dopo che avevamo concluso la nostra sessione di tiro, i nostri genitori ci lasciavano salire con gli sci di fondo fino in cima per poi scatenarci nella discesa. Ricordo che la gente che era li per fare slalom ci guardava in modo strano noi che scendevamo con gli sci stretti, ma era molto divertente per me ed Hanna.»

Vi è una gara, quando eri in età giovanile che ti ha dato la convinzione che avevi qualcosa nel biathlon al di sopra delle altre ragazze?

«Ricordo quando avevo forse sedici anni ed il mio livello era un po' migliorato, che decisi di competere nei campionati giovanili norvegesi che si disputarono a Trondheim. Io sapevo che alcune ragazze che gareggiavano là avevano preso medaglie nei precedenti Youth Olympic Games, cosi sapevo che erano veramente brave. Io conclusi le due gare individuali al quarto ed al secondo posto. Wow, pensai, “Sono davvero cosi brava anche io?” Perchè in precedenza avevo solo gareggiato in Svezia con mie coetanee delle quali non conoscevo il valore a livello internazionale. Quei due ottimi risultati contro le forti ragazze norvegesi mi fecero pensare che forse anch’io ero brava tanto quanto loro nel biathlon internazionale.»

Che ricordi hai dei Mondiali giovanili del 2018 ad Otepää? Il mondo lì ha scoperto una seconda Öberg biathleta.

«E’ stata una settimana fantastica per me lì. Io avevo fatto l’anno prima i miei primi mondiali Youth a Brezno Orsblie conquistando il bronzo nell’individuale ma poi mi ammalai così in seguito tutto fu compromesso. Ad inizio mese, prima di andare a Otepää avevo fatto buoni risultati a Pokljuka negli Europei junior e sapevo di essere in buone condizioni. Sapevo che potevo ottenere una medaglia e fare belle gare. Ricordo che era molto freddo ma sono stata in grado di tenere tutta la situazione e la pressione sotto controllo. Il giorno del mio primo oro nell’individuale, il 26 Febbraio 2018, era anche il mio compleanno e dall’estate precedente sapevo che l’individuale avrebbe coinciso con il giorno del mio compleanno e ci scherzavo su questo. Così quando qualcuno mi chiedeva cosa desiderassi come regalo, io rispondevo che volevo una medaglia d’oro. Ma poi questo è veramente successo quel 26 Febbraio. Quello è un ricordo indelebile per me. Dopo il primo oro ero in un così positivo stato mentale che mi fece proseguire con successo per il resto della manifestazione tanto da portare a casa tre ori in totale. Ho ricevuto grande fiducia nel mio shooting e nel mio sci. Sono molto orgogliosa di me stessa e del fatto che a quella giovane età sono riuscita a conquistare quei successi. Quello e’ forse stato il mio primo passo per diventare una “biathlon star”.»

Quale è il maggior insegnamento che ti hanno dato i tuoi primi Giochi Olimpici e sul quale hai posto la massima attenzione per migliorare ancora nel futuro?

«Credo sia il fatto che siano delle normali competizioni, anche se è il più grande evento sportivo e vi siano molte cose attorno ad esso che te lo ricordano di continuo molto prima che esso incominci. Il fatto che viviamo tutte nel villaggio olimpico lo rende differente da altre manifestazioni ma le gare, le avversarie, le dimensioni dei bersagli ed i format sono gli stessi che troviamo in Coppa del Mondo. La cosa che maggiormente ho preso come insegnamento è quello di rimanere sempre fredda e calma durante tutta l’edizione dei Giochi, condizione che voglio mantenere anche nelle prossime edizioni dei Mondiali o nelle prossime Olimpiadi perchè alla fine è sempre lo stesso tipo di biathlon sul quale mi alleno ogni giorno. Quindi è tutta questione di controllare al meglio la pressione.»

Vi è una ragione per la quale le tue percentuali sono migliori in piedi rispetto a terra in due Coppe del Mondo su tre finora disputate? La maggioranza delle tue colleghe ha migliori percentuali da sdraiata.

«Credo che la chiave del mio successo (nelle serie in piedi, ndr), specialmente in questa ultima stagione sia stata di rimanere fredda e credere sempre nella mia abilità, senza pensare molto a ciò che le altre stanno facendo. Penso che quando affrontiamo dei poligoni decisivi e nella maggior parte delle situazioni critiche in piedi, rimanere nella mia “zone” e mantenere la fiducia in me stessa, mi abbia aiutato a diventare ancora migliore nei poligoni in piedi. A terra, invece, a volte ho ancora dei problemi e non ho trovato la consistenza e la continuità che vorrei. Quindi direi che le ragioni sono un pò l’una e pò l’altra per questa mia differenza nelle percentuali.»

Tirill Eckhoff, Marte Røiseland, Dorothea Wierer e Denise Hermann a dispetto di ciò che si pensava a fine stagione scorsa, continuano la loro carriera almeno per un altro anno. Sei felice di poterle affrontare ancora?

«Certamente tutte loro sono avversarie molto dure da battere, e per esempio con Marte sono arrivata seconda nella generale lo scorso anno. Ma certamente tutti vogliono che le gare abbiano il massimo livello di competizione e tutte e quattro sono delle grandi biathlete, cosi sarà molto divertente affrontarle ancora la prossima stagione. Sono comunque ben impressionata che tutte abbiano ancora la motivazione di andare avanti, questo mi ispira molto.»

E chi pensi possa essere la tua rivale principale per la conquista della sfera di cristallo?

«Marte ha vinto lo scorso anno e può sicuramente ripetersi ancora nella prossima stagione, ma anche Denise sta diventando sempre più una vera biathleta in ogni sua componente. Anche Lisa Therese Hauser ha avuto una grande stagione scorsa e può fare un altro passo in avanti. Ma ve ne sono molte altre di ragazze che potranno competere per la sfera di cristallo la prossima stagione.»

Quale è il tuo format di gara preferito? E perché?

«Mi piacciono molto le sprint perché vi è molto da sciare li, e si adattano perfettamente a me. Anche le staffette le trovo molto divertenti anche perché noi ragazze svedesi abbiamo un ottima squadra ed un grande spirito di gruppo. Ci piace molto gareggiare insieme nelle staffette che di solito presentano frazioni molto veloci sia coi tracciati e sia con le ricariche. Noi ci divertiamo sempre molto, ma anche le mass start sono divertenti pure se di solito sono in programma l’ultimo giorno e noi siamo sempre abbastanza stanche. In generale, le sprint si adattano meglio a me.»

Come valuti la situazione del biathlon in Svezia se paragonata a quando avevi 12-15 anni?

«Vi è una grande differenza. Per esempio a Sochi non vi era una vera squadra femminile perchè non eravamo brave abbastanza. Prima vi erano Anna Carin Olofsson ed Helena Eckholm in Svezia come atlete top, ma quando loro hanno terminato la carriera vi sono stati degli anni difficili per il biathlon in Svezia. Anche la situazione economica all’interno della Federazione non era molto buona. A quel tempo il futuro non sembrava per niente brillante, ma da allora la Federazione Svedese ha fatto un lavoro incredibile. Hanno investito buona parte dei soldi sulle giovani come mia sorella Hanna o le altre ragazze della sua età. Ed è stata una mossa audace mettere tutte le risorse sulle giovani, ma questo ha quasi da subito pagato, e ora noi abbiamo un movimento all’avanguardia. Abbiamo questa arena qui ad Östersund che e’ fra le migliori al mondo. Tutti noi della squadra A ci alleniamo per quasi tutto l’anno qui assieme. Abbiamo i migliori allenatori e le migliori persone in ogni posizione, come shooting coach, ski coach, ski men, dottori e fisioterapisti all’interno del nostro team che ci hanno permesso di raggiungere l’elevato livello nel quale siamo ora. Anche a livello junior e youth la Federazione garantisce tutto il supporto e gli investimenti necessari per assicurare che via sia la giusta continuità del nostro movimento. Ora abbiamo un buon sistema che ci manterrà ad alto livello nel futuro.»

La scorsa stagione dato il tuo alto livello nella parte fondo, alcuni analisti svedesi ti candidavano a terza frazionista della staffetta “trekroner” nel fondo a Pechino. Pensi che in futuro tu possa confrontarti in qualche occasione (Nazionali svedesi, gare Fis di inizio/fine stagione per esempio) anche nel fondo? Giusto per conoscere il tuo livello senza carabina in spalla e paragonarlo con quello di Andersson, Karlsson, Sundling?

«Certamente ci ho pensato, specialmente quando ero al meglio della mia forma nella scorsa stagione. Confrontarmi con le altre migliori fondiste sarebbe anche divertente, credo. Ma è un pensiero contrastante per me al momento. Sarebbe divertente da vedere, ma poi non mi importerebbe poi molto in quanto io sono una biathleta. Ho un buon livello nel biathlon, mi piace il biathlon, ma dato che il fondo è molto popolare in Svezia alcune persone hanno fatto delle connessioni su questo chiedendo di vedermi anche nel fondo. Ma per come è adesso, io non ho il tempo per questo, perché non significa solo lasciare la carabina nel fodero e sciare, perché nel fondo il passo gara è differente, molto diverso da ciò che la gente usualmente pensa. Voglio essere onesta, (per farlo, ndr) dovrei fare degli allenamenti specifici solo sullo sci di fondo. Ed al momento non ho veramente il tempo di farlo.»

Qual è la cosa che ti piace meno del biathlon?

«Il fatto che richiede sempre molto tempo. Quando tu hai in programma un allenamento di due o due ore e mezzo, il tutto in totale poi dura più di questo, perché tu devi preparare la carabina, fare l’azzeramento e via dicendo. Questo richiede molto più tempo dello stesso sci di fondo per esempio. Un’altra cosa è quando il tempo non è buono e tu devi comunque sempre sdraiarti sul tappetino fradicio per sparare. Quindi credo che queste siano le parti peggiori del fare biathlon.»

Nella prossima stagione tu sarai contenta se globalmente in Coppa del Mondo e nei Mondiali sparerai con il ... %?

«Sarei contenta se sparassi con l’87% globale ed un 5% migliore come tempi sugli sci.»

Frase finale espressa da Elvira in modo molto semplice e diretto e che se il numero da lei scritto sul nostro taccuino si verificasse, dato il suo livello da prima nella classe sugli sci stretti, sarebbe ipoteca quasi sicura sulla conquista della sua prima sfera di cristallo. A buon intenditore, poche parole.

Paolo Romanò

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