Biathlon | 30 novembre 2022, 08:15

Biathlon - Federica Sanfilippo: "Le gare di fondo per rompere il ghiaccio, poi l'IBU Cup in Val Ridanna per dimostrare che ho il livello per tornare in Coppa del Mondo"

Biathlon - Federica Sanfilippo: "Le gare di fondo per rompere il ghiaccio, poi l'IBU Cup in Val Ridanna per dimostrare che ho il livello per tornare in Coppa del Mondo"

Attendiamo Federica Sanfilippo nella hall dell’Hotel Compagnoni, a Livigno, poche ore dopo la sprint del Trofeo Dante Canclini, valido come FISI Open e Coppa Italia Rode, che sabato 26 novembre ha aperto la stagione dello sci di fondo. La biatleta della Val Ridanna ha appena chiuso al terzo posto assoluto e seconda italiana, alle spalle di Nicole Monsorno, a punti lo scorso anno nella sprint di Falun. Un risultato che bisserà, risultando addirittura la prima italiana, il giorno successivo nella 10 km a skating, vinta da Flora Dolci, portata dalla Francia a Lillehammer per la prossima tappa di Coppa del Mondo. Risultati che non fanno vacillare l'azzurra, la sua mente è sempre rivolta al biathlon, all'obiettivo di tornare a prendersi un pettorale in Coppa del Mondo.

Dopo un breve giro in centro, Sanfilippo arriva, ci saluta, molto serena dopo il bel risultato nella lunga mattinata livignasca, e si siede per l’intervista. Davanti a noi, la tv manda in onda le immagini di Francia-Danimarca, secondo match dei francesi al Mondiale di calcio. La biatleta italiana ci scherza su: «Sicuramente Luois starà vedendo la partita a Kontiolahti. È appena arrivato su. Dovevi vedere quanto era teso qualche giorno fa durante il match con l’Australia. Poi ha anche lo stesso cognome dell’allenatore». Ride, mentre parla di Louis Deschamps, da tempo suo compagno, ex skiman della nazionale francese di biathlon, oggi addirittura aiuto allenatore della squadra.

Federica, un bel terzo posto nella sprint. Quali sono le tue sensazioni dopo aver indossato il pettorale di gara anche se nello sci di fondo?
«Vengo da un periodo molto positivo. Ci siamo allenati bene, sempre qui a Livigno, alcune settimane fa, poi siamo tornati a casa per una settimana ed ora abbiamo iniziato questo periodo di gare. Sto abbastanza bene, sono contenta. Alla fine per me l’importante era rompere il ghiaccio, poi tutto ciò che arriva in più mi rende solo felice».

Com’è stato gareggiare in una sprint? Ti saresti aspettata di salire sul podio in una competizione paragonabile all’OPA Cup?

«Le sprint sono delle gare particolari, perché puoi fare una buona qualifica ma rompere poi un bastone in batteria e buttare così tutto. Non sai mai cosa possa accadere. Io mi lascio sempre aperta a ogni possibilità, quindi mi concentro su una batteria alla volta.
Qui non avevo aspettative, perché con francesi e tedesche c’era un buon livello, anche se non le conoscevo e non sapevo chi tra loro fosse sprinter. Devo dire che mi sono divertita. L’esperienza dello scorso anno mi ha aiutato e mi piace la tattica, stare lì a ragionare su come affrontare la batteria cercando di capire cosa accadrà. È bello questo aspetto e anche utile».


Non è la prima volta che gareggi nello sci di fondo. Quali sono le differenze che noti rispetto al biathlon nell’approccio alla competizione?
«Diciamo che nello sci di fondo hai un approccio diverso perché sei meno legato agli orari. Nel biathlon abbiamo l’azzeramento che porta via diverso tempo e dobbiamo svolgerlo all’interno di un determinato orario. Sotto questo aspetto, è bello nello sci di fondo poter pensare soltanto al riscaldamento e fare la gara, perché nel biathlon la questione tiro porta via anche tante energie mentali. Nello sci di fondo hai meno pensieri, perché devi concentrarti soltanto su un aspetto, quindi da una parte è meno stressante. Nel biathlon, quando azzeri, se non è andata come avresti voluto continui a pensarci fino alla gara. Anche in quel caso, però, quando sei al cancelletto entri nella tua routine e hai bisogno della giusta confidenza che è la base per lavorare bene al tiro».

Lo scorso settembre ho avuto la possibilità di intervistare Stina Nilsson, che mi aveva descritto le tante differenze tra sci di fondo e biathlon soprattutto nella tecnica di sciata. Anche secondo te cambia molto?
«Si, perché se pratichi soltanto sci di fondo, non hai tre chili di carabina sulle spalle. Nel secondo caso, ne risente anche il gesto, la sciata è diversa. Nello sci di fondo sei più libero nello sciare, a differenza di ciò che accade nel biathlon, dove la carabina ti condiziona tanto nel gesto, la sciata è legata ad essa, ma alla fine ti ci abitui.  Se ci pensi, è come se cammini con un sacco di tre chili sulle spalle o senza, anche in quel caso il gesto ne risente».  

Qual è il tuo programma nelle prossime settimane, in quella che è la marcia di avvicinamento verso la tappa di IBU Cup in Val Ridanna, dove dovrai giocarti le tue carte per provare a tornare in Coppa del Mondo?

«Sicuro farò tutto al meglio per raggiungere il mio obiettivo di essere pronta al cento per cento per le gare della Val Ridanna, quando avrò l’opportunità di gareggiare in IBU Cup. Io cercherò di fare il massimo, di dare tutta me stessa.
Nel frattempo uso queste gare di sci di fondo, non solo per entrare nella miglior condizione, ma anche per non pensare troppo al biathlon e distrarmi un po’. Se sto un po’ fuori dal circuito, riesco a tenere libera la testa. Lascio Livigno mercoledì (oggi, ndr) dopo aver sciato qui per altri tre giorni. In ogni caso, ho sempre con me la carabina, l’allenamento al tiro non manca mai.
Poi, dopo le prossime gare di Santa Caterina, ci sarà la Coppa Italia di biathlon a Forni Avoltri, dove gareggerò per mettere il pettorale anche in una competizione di biathlon. La mia occasione arriverà quindi la settimana successiva in Val Ridanna, proprio a casa mia, pista e poligono che conosco bene, e dove mi auguro di poter tornare anche ad allenarmi il prima possibile, una volta che la pista sarà innevata».


Dal punto di vista mentale sarà difficile affrontare quelle gare in Val Ridanna? Ti senti sotto pressione?
«Si, in una situazione del genere è logico sentirsi sempre sotto esame, perché non hai tante possibilità e in quelle poche devi esprimerti al meglio. Ci sono tre gare, spero di poter dimostrare in una di queste di avere il livello per tornare in Coppa.
Sicuramente gareggiare in casa è bello, ma dall’altra parte ti senti un po’ più sotto pressione. È bello vedere tante persone venire da te a salutarti e farti in bocca al lupo, fa piacere, ma ovviamente ciò ti spinge anche ad aspettarti qualcosa in più da te stessa».


In precedenza hai parlato dell’azzeramento. Puoi descriverci quella fase?
«Non è sempre uguale, dipende dalla giornata, a maggior ragione perché lo facciamo quotidianamente. Ovviamente non voglio dire che l’azzeramento in un giorno di gara sia qualcosa di diverso, ma sicuramente è speciale, perché in quel momento provi ciò che successivamente vorresti fare in gara. Proprio per questo motivo vuoi farlo bene ed è un momento che porta via tante energie. In ogni caso, non è detto che se azzeri male, di conseguenza anche la gara vada male, anzi può anche accadere il contrario».

Ti stai trovando ad affrontare la stessa sfida della passata stagione, doverti conquistare il posto in Coppa del Mondo partendo dalla squadra di sede delle Fiamme Oro. Cosa hai imparato da questa esperienza? Ci sono spunti su cui lavorare grazie al riferimento dello scorso anno?
«Vorrei intanto trovare la stessa routine dello scorso anno, stare tranquilla mentalmente, far vedere a me stessa che posso mantenere la calma anche al tiro e trovare il giusto equilibrio. Per me questo è importante. Nella passata stagione, sapevo di essere tornata competitiva sugli sci e penso anche di averlo fatto vedere.
Credo però che sfortunatamente non sono riuscita a trovare la gara in cui mostrare davvero tutto ciò sono in grado di fare, a volte commettendo un errore in più, magari in altre occasioni mi è mancato qualcosina sugli sci. Nel nostro sport bisogna però mantenere sempre il controllo, combinando sci e tiro.
Queste gare di sci di fondo che sto disputando mi stanno insegnando tanto, soprattutto mi aiutano a diventare più scaltra tatticamente ed anche ad avere più pazienza, perché sono competizioni che durano diverse ore e devi mantenere alta la concentrazione. In una sprint fai riscaldamento, dai tutto, poi fai defaticamento, quindi ti scaldi di nuovo e ancora a tutta in gara. È un importante allenamento a mantenere sempre alta la concentrazione».


Se dovessi raggiungere l’obiettivo più grande di questa stagione, la qualificazione per il Mondiale di Oberhof, potresti anche decidere di chiudere lì la tua carriera? Oppure, di fronte a una stagione positiva, potresti al contrario sentirti più motivata a proseguire?
«Fin qui ho sempre fatto un passo alla volta senza guardare troppo avanti. Penso sia quindi troppo presto per fare ragionamenti di questo tipo, non è nemmeno iniziata la stagione e oggi non voglio pensarci.
Dall’altra parte sono anche consapevole di essere trentaduenne e avere già fatto la mia esperienza. In questo momento cerco solo di vivermi al meglio questa stagione, poi alla sua conclusione tirerò le somme».


Sta per partire la stagione della Coppa del Mondo femminile. Hai sentito Dorothea Wierer prima della partenza per Kontiolahti? Come sta?
«L’ho sentita pochi giorni fa. Mi ha detto che sta abbastanza bene. L’ho sentita anche tranquilla. Pure per lei iniziare una nuova stagione rappresenta sempre una prima volta, perché non sai mai a che punto sei. Come sempre, dopo aver rotto il ghiaccio, sarà un po’ meglio. Per lei e per tutte le altre, c’è sempre la voglia di partire e la curiosità di vedere a che punto si è».

Che effetto ti farà vedere le prime competizioni di Coppa del Mondo solo in tv?
«Ho vissuto questa situazione già lo scorso anno, cercherò di farlo serenamente e mantenere un po’ la distanza. Seguirò le gare, ma senza troppi pensieri per non complicarmi la vita, perché devo pensare solo al mio lavoro.
Comunque quando guardi le gare da fuori, hai completamente un’altra visione delle cose».


Cosa ti aspetti dalla stagione femminile? Eckhoff e Røiseland stanno accusando problemi e allo stesso tempo non ci sono russe e soprattutto bielorusse. La tavola sembra essere apparecchiata per le svedesi, che puntano apertamente alla Coppa del Mondo.  
«Le carte si mischieranno un po’ per l’assenza di diverse atlete di alto livello, comprese le russe e bielorusse che da noi hanno un livello molto alto. A Kontiolahti mancano le due big norvegesi, sarà quindi un’apertura speciale, anche se ci sono ancora altre atlete competitive, tra le quali non dimentichiamo le francesi. Poi tante punteranno sui Mondiali e credo proprio, conoscendole un po’, che Marte e Tiril sapranno riprendersi al momento giusto».

Giorgio Capodaglio

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