Biathlon | 29 marzo 2024, 16:30

Biathlon - Jacquelin e la sua bella rinascita: dallo stop forzato, alla felicità ritrovata anche grazie alla fotografia

Photo Credits: Dmytro Yevenko

Photo Credits: Dmytro Yevenko

Tra le migliori notizie della fine della stagione di Coppa del Mondo c’è sicuramente la bella rinascita di Emilien Jacquelin, apparso in ottima condizione soprattutto nelle due tappe conclusive a Soldier Hollow e Canmore. Un filotto di risultati da top assoluto, che hanno permesso al biatleta francese di mettere in fila – tra sprint e pursuit americane e sprint, pursuit e mass start canadesi – tre piazzamenti sul podio e due quarti posti. Risultati che riportano la mente ai tempi migliori, quando nel 2020 e nel 2021 si laureò campione del mondo nelle due pursuit iridate di Anterselva e Pokljuka. Poi un lungo periodo di difficoltà che alla fine della stagione 2022/23 si trasformò in una vera e propria crisi al poligono, tale da spingerlo a mettere anticipatamente fine alla propria stagione dopo i Mondiali di Oberhof, in modo da potersi concentrare sulla ricerca della tranquillità mentale necessaria. Ora, tornato anche grazie a quella pausa a esprimersi su alti livelli, Jacquelin torna a parlare di quei momenti difficili in un’intervista rilasciata all’IBU.

 

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Facendo riferimento al momento di pausa forzata affrontato alla fine della scorsa stagione, il francese spiega: “Sono stati tempi difficili. Lasciare la Coppa del Mondo l’anno scorso è stato necessario. La mia testa era totalmente a pezzi. E’ stato molto dura capire se amavo il biathlon o no. Sono stato in Italia ad allenarmi in bici e bere birra. Potrebbero sembrare delle belle vacanze, ma non lo sono state. Un anno dopo mi sono sentito molto bene e ho capito quanto amo questo sport. Voglio godermelo e farlo nel miglior modo possibile. Avevo bisogno di tempo per concentrarmi su me stesso e non solo sui miei risultati e su chi sono nel biathlon”.

Spostando poi l'attenzione sugli ottimi risultati arrivati alla fine della stagione corrente, Jacquelin aggiunge: “Non sono al mio massimo, ma penso che sia l’anno in cui credo di più in me stesso. Mi ricordo qualche anno fa anche se facevo podio ero troppo concentrato sugli aspetti negativi. In quest’inverno ho solo cercato di ricordarmi di me da piccolo. Del perché amo questo sport, perché amo farlo. E si tratta solo di riuscire a esprimermi nello sport e divertirmi. Chiaramente voglio essere campione del mondo, ma anche divertirmi, sparare bene, godermi tutto e sfidare gli altri atleti. Sicuramente avrò dei momenti migliori e altri peggiori, ma anche se sarà un giorno ‘no’ continuerò a lavorare sodo”.

Importante nel suo percorso di presa di coscienza di se stesso anche il cambio di allenatore che ha portato all'interno della squadra francese Simon Fourcade. A tal proposito, il transalpino racconta: “A volte le persone ti obbligano a essere quello che non vuoi essere. Quando invece ti lasciano l’opportunità di essere te stesso, riesci a fare le cose da solo e quindi riesci a cambiare. Sicuramente il cambio di allenatore è stato importante per noi. Per me e per la mia testa era importante trovare un nuovo inizio”.

Quello di Jacquelin è un entusiasmo ritrovato, anche grazie alla consapevolezza che gli errori fanno parte del percorso e che dopo un momento difficile potrà esserci sempre una rinascita“La stagione non è stata la migliore sicuramente, ma sento l’energia. Ogni settimana, ogni mese mi sento meglio. Quando ero ai Mondiali di Oberhof nel 2023 ricordo che ogni volta che arrivavo a un poligono in piedi ero perso. Ogni volta. In queste ultime settimane non lo sono più stato. Credo in me stesso, lavoro duramente e voglio farcela. Se non succede non importa, non fa niente, succede. La prossima volta sarà migliore”.

La pressione, in seguito alla conquista del suo primo titolo mondiale nella pursuit di Anterselva era divenuta eccessiva“Quando sono diventato campione del mondo e Martin Fourcade si è ritirato è stato troppo per me. In solo 3 mesi il mio status è cambiato e sentivo tanta pressione. Mettevo tanta pressione su di me ed è stato difficile capire perché lo facessi. Le persone volevano che io lottassi per la Coppa del Mondo e migliorassi ogni giorno”.

Poi la riconferma, con la vittoria della pursuit iridata di Pokljuka, dove però a Jacquelin era stato rimproverato l'atteggiamento al poligono, come a chiedergli di cambiare qualcosa che faceva parte della sua natura:  “Quel giorno era come se fossi nudo. Ho pensato ‘okay, vi darò tutto me stesso. Con le mie capacità, i miei aspetti positivi e negativi’. Ed è stata una gara perfetta, ma è stato difficile per me avere persone intorno a me che mi dicevano che dovevo cambiare, che non sarei diventato campione olimpico così. Per me è stato molto deludente perché volevo che Martin Fourcade fosse contento per me. Quel giorno ho cominciato a pensare che se non mi accettavano per com’ero sarei dovuto cambiare facendo quello che volevano loro. Non è stata una buona idea. L’inizio della fine”.

Ad aiutare il francese nei momenti di difficoltà è stato l'amore per la fotografia, che gli permetteva (e gli permette tuttora) di esprimersi quando le parole non sono in grado di farlo“Nei momenti difficili la fotografia è stato un modo per esprimermi, quando non ero in grado di farcela più al poligono o sulla pista. Tutti i miei sentimenti, tutto quello che provavo l’ho messo nella fotografia. Ho visto che c’è molta solitudine. Il mio stile nella fotografia era basato sulla tristezza e la delusione. Amo l’arte, la musica e la fotografia. Non voglio dimenticarle perché sono un atleta, ma voglio vivere con loro. E’ importante per me sentirsi bene e a maggio farò una mostra a Parigi con le mie fotografie. E’ un modo per me di concludere questo periodo difficile che ho avuto”.

Guardando avanti, Jacquelin non abbandona le ambizioni, ma non vuole mettere su di sé troppa pressione. Queste le sue dichiarazioni a proposito degli obiettivi futuri“Credo che avessi bisogno di tempo per tornare con la mentalità giusta. L’obiettivo è di continuare a esprimermi come voglio, continuare a lavorare molto, credere in me stesso e nei miei allenatori. Vediamo cosa succederà, ma di sicuro l’obiettivo sono le Olimpiadi tra due anni. Se voglio arrivare fino alle Olimpiadi che probabilmente saranno in Francia nel 2030? Non lo so. Mi sento bene e voglio continuare a fare biathlon anche dopo le prossime Olimpiadi. Questo dipende dalla mia vita e da tante cose. Come ho detto a Eric (Perrot) forse sarò sulla pista o forse sarò nel giro di penalità a contare i suoi giri. Vedremo”.

 

 

Fausto Vassoney

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