Biathlon | 04 aprile 2024, 16:30

Biathlon - Samantha Plafoni, allenatrice della nazionale juniores, promuove il movimento giovanile: "In Italia si sta lavorando bene"

Foto credit: OIS / Thomas Lovelock

Foto credit: OIS / Thomas Lovelock

“Sono soddisfatta della nostra stagione, il movimento giovanile ha ottenuto buoni risultati, seppur ovviamente ci sono stati alti e bassi”. È questo il verdetto di Samantha Plafoni, allenatrice responsabile della nazionale juniores di biathlon, al termine della stagione 2023/24. Un anno che ha visto la nazionale azzurra raccogliere buoni risultati come sempre, vincendo due ori (Gautero nella sprint e la staffetta mista) e un bronzo (Nayeli Mariotti Cavagnet nell’individuale) alle Olimpiadi Giovanili di Gangwon, un argento (staffetta femminile Youth) e due bronzi (Gautero nella mass start 60 Youth e la staffetta maschile Youth) ai Mondiali Giovanili di Otepää, conquistare alcuni podi in IBU Cup Junior, dove è anche arrivata una vittoria di Nicolò Betemps, più tanti esordi in IBU Cup e gli ottimi piazzamenti ottenuti da Pircher a inizio stagione e anche la medaglia agli Europei vinta da Nicolò Betemps nella mista degli Europei, assieme a Beatrice Trabucchi, Hannah Auchentaller e Nicola Romanin.

A Fondo Italia, Samantha Plafoni ha tracciato un bilancio sulla stagione azzurra, partendo dai Mondiali. «Siamo partiti con alcuni buoni piazzamenti già nelle prime gare – ha sottolineato l’allenatrice della Valle Pesio – e alcune medaglie sono arrivate poi nel finale. Oltre alla bella medaglia di Gautero, ovviamente ha fatto piacere vincere altre due medaglie nelle staffette, perché è il frutto del lavoro di tutta la squadra. Siamo arrivati vicino alla medaglia anche con la staffetta juniores femminile, dove l’Italia è giunta quarta ma è stata in corsa per due terzi di gara. In generale il livello internazionale giovanile è molto alto, soprattutto quando l’evento è proprio quello di un Mondiale Junior, dove tutte le nazioni sono presenti e tutti schierano i “migliori” atleti, e staff ricchi di allenatori e skiman. A questo aggiungiamoci che non abbiamo trovato condizioni facili, (troppo spesso in Italia le condizioni sono buone), anzi è stato un Mondiale proprio difficile con vento, nebbia e neve che cambiava continuamente. Tutti i giorni l’organizzazione salava la pista, quindi si passava da una neve compatta fino a sfaldarsi completamente, e la scelta dei materiali è stata fondamentale. Chi partiva nel primo gruppo aveva un grande vantaggio, mentre gli altri erano consapevoli di trovare una pista non all’altezza. Nonostante le difficoltà, ho però visto un bel carattere da parte dei nostri atleti».

Un gruppo affiatato che collabora da anni. Ecco Plafoni con Noro e Dutto. Credit: Striprs

I Mondiali hanno però rappresentato solo un obiettivo in una stagione che per gli juniores azzurri ne vedeva anche tanti altri: «In generale, il bilancio è stato positivo, gli obiettivi sono stati raggiunti da quasi tutti i componenti della squadra. Purtroppo Piller Cottrer e Pacchiodi hanno subìto degli infortuni e problemi fisici importanti. Fabio ha però chiuso molto bene agli Italiani e ciò mi ha fatto molto piacere».

Plafoni si è quindi concentrata sulla squadra maschile: «I 2002 e 2003 avevano l’obiettivo principale nella partecipazione all’IBU Cup, dove, chi con maggiore costanza e chi con alti e bassi, Pircher, Barale e Betemps, hanno dimostrato di poter competere. Pircher ha fatto un dicembre eccezionale, se si pensa all’infortunio avuto solo 3 mesi prima. Ratschiller invece si è conquistato il posto ai Mondiali Junior.  Per i più giovani, mi riferisco ai 2004 Compagnoni, Lozza e Perissutti, l’obiettivo era di essere presenti nel circuito di Junior Cup, per far esperienza e conoscere il mondo internazionale, e posso dire che egregiamente lo hanno raggiunto.
Ho visto una crescita dei 2004, che hanno dovuto fare un grande passo, cambiando il modo di lavorare e adattarsi al sistema di una squadra junior. Sicuramente i più grandi sono stati da traino per loro, e ogni tanto sono stati loro stessi da stimolo per gli altri».


Un lungo lavoro iniziato in estate. Plafoni dà indicazioni agli atleti in occasione del primo raduno estivo a Chiusa Pesio. (Foto credit: Fondo Italia).

L’allenatrice azzurra si è poi concentrata sul gruppo femminile: «Anche qui la squadra era bella ricca. Avevamo delle atlete più esperte, come Ilaria (Scattolo, ndr), Astrid (Plosch, ndr) e Fabiana (Carpella, ndr) ed altre che, seppur della stessa età, erano alla prima esperienza in nazionale, per le quali tutto era nuovo. Mi ha fatto piacere che le atlete più “grandi” si siano guadagnate il posto in IBU Cup e quelle più giovani abbiano avuto le prime esperienze lì, facendo anche bene. Ci tengo a sottolineare il grande passo in avanti compiuto da Ilaria (Scattolo, ndr), con la quale avevamo faticato nella passata stagione e invece ha mostrato che quando sta bene, può fare grandi cose, come in staffetta ai Mondiali Junior.
Plosch ha finito la stagione con una percentuale al tiro sopra al 92% e Carpella ha mostrato un ottimo biathlon nel primo periodo agonistico, anche se meno costante nella seconda parte di stagione.
Le ragazze nuove, invece, hanno fatto un bel salto, penso a Francesca (Brocchiero, ndr) che in estate e nel mese di dicembre ha faticato tanto e ha invece portato a casa un’ottima stagione, soprattutto nel finale; Birgit (Schölzhorn, ndr), a dicembre ha mostrato di avere un buon passo sugli sci ed è migliorata anche al tiro. Sicuramente tutte possono migliorare nella “costanza” della stagione, ma in generale l’andamento è stato buono. Carlotta (Gautero
, ndr), la più giovane del gruppo, ha fatto un grande passo avanti soprattutto al tiro».


Carlotta Gautero festeggia il successo a Gangwon insieme al team azzurro.


Plafoni ha quindi parlato in particolare proprio della promettente atleta cuneese. «Carlotta (Gautero, ndr) a inizio dicembre ha rischiato di qualificarsi per l’IBU Cup, ma la scelta è stata di non mandarla, in quanto giovane e per seguire la stessa strada dei suoi coetanei e qualificarsi per le Olimpiadi Giovanili. Ha avuto poi qualche problema fisico che l’ha frenata, influenza a dicembre e si è lussata un dito nelle vacanze di natale, ma pur non al meglio, all’evento di Gangwon ha vinto due ori. Poi nel momento più importante della stagione, i Mondiali Giovanili, è arrivata al meglio della forma conquistando la medaglia individuale. Sicuramente è cresciuta come biatleta, facendo un passo da gigante al tiro.
Alla fine per tanti atleti della squadra juniores c’è stato un grande cambiamento, l’inizio di un metodo di lavoro diverso, tanti raduni, uno staff più grande, ecc.. Per
adattarsi al cambiamento e ai nuovi lavori ci vuole del tempo».


È argento per la staffetta femminile "Youth" ai Mondiali Giovanili. Foto credit: Luis Mahlknecht


Alle Olimpiadi Giovanili di Gangwon e ai Mondiali Giovanili di Otepää, Plafoni, insieme al suo gruppo formato da Pietro Dutto, Aline Noro, Saverio Zini e Paulo Lazzarini, ha anche avuto modo di guidare alcuni giovani provenienti direttamente dai comitati. «Credo di poter dire con certezza che in Italia si sta lavorando bene – ha affermato Plafoninei comitati, nei corpi sportivi e negli sci club. Personalmente, quella delle Olimpiadi Giovanili è stata un’ esperienza bellissima, sia per gli atleti che per noi tecnici. Abbiamo avuto l’opportunità di goderci lo spirito olimpico, un evento differente da tutti gli altri. Gli atleti sono stati sul pezzo, molto concentrati, hanno ascoltato i nostri consigli e li hanno messi in pratica, ottenendo ottimi risultati, soprattutto con condizioni meteo considerevoli, se considerate che nella gara sprint e nella staffetta hanno gareggiato a -20° con forte vento.
In questi casi, soprattutto quando arrivano atleti che non si conoscono, è fondamentale creare subito un rapporto di fiducia con loro. Alcuni li avevamo conosciuti già in estate perché erano presenti nel gruppo AIN, altri come Pertile, Contoz e Deval non li conoscevamo e abbiamo avuto un giorno per farlo, prima di partire. La cosa positiva, in occasione delle Olimpiadi Giovanili, è che avevamo un gruppo piccolo, composto da otto persone, ed è stato più facile gestire e conoscere gli atleti (quattro femmine e quattro
maschi), lavorando in due gruppi distinti, per poi ritrovarsi tutti insieme alla sera. Io, Pietro (Dutto, ndr) e Paulo (Lazzarini, ndr), abbiamo cercato di metterli a loro agio, così come abbiamo poi fatto anche insieme ad Aline (Noro, ndr) Saverio (Zini, ndr) e Denis (Armellin, ndr), con gli atleti che hanno partecipato ai Mondiali Giovanili di Otepää».

Giorgio Capodaglio

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