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Sci di fondo – Nicole Monsorno vede il rientro dall’infortunio: “Riparto consapevole del mio valore”

Photo Credits: Federico Angiolini

“Prima dell’infortunio avevo iniziato a sognare di riuscire a raggiungere presto la finale. Ci riproverò il prossimo anno”. Scalpita Nicole Monsorno, che ha dato la prima scossa allo sci di fondo femminile azzurro con una serie di risultati positivi, prima dell’infortunio subito nella sua Val di Fiemme in occasione della qualificazione alla sprint dei Campionati Italiani.

Prima di allora, la venticinquenne delle Fiamme Gialle stava entrando con costanza nella top quindici della Coppa del Mondo, era decima nella classifica sprint ad una decina di punti dal sesto posto.

Tre top ten nelle ultime sette sprint, la prima ottenuta a Drammen il 12 marzo 2024, interrompendo una serie di 2 anni e 2 mesi senza alcuna top dieci per il movimento femminile italiano, dal 7° posto di Greta Laurent nella sprint di Oberstdorf del 1 gennaio 2022. Ma soprattutto una finale sempre più vicina, sfiorata prima a Davos, con 7° posto finale, poi proprio a Lago di Tesero, con l’8° posto e un po’ di rammarico.

Poi, ecco la lussazione alla spalla destra con lesione della cuffia dei rotatori, che l’ha portata a fare un intervento chirurgico.

«Ora sto bene – sono le sue prime parole a Fondo Italial’operazione è andata per il meglio e sto recuperando secondo i tempi stabiliti, iniziando a fare un po’ di forza per rafforzare la spalla. In un mesetto dovrei essere fuori dall’infortunio, ma non potrò iniziare la preparazione al passo con le altre, perché ho perso tanto allenamento e un po’ di forza. Sono però fiduciosa, perché quando inizierà la preparazione saranno già quattro mesi dall’operazione e dovrei essere al cento per cento».

Tornando a gennaio. Qual è stato il tuo stato d’animo quando ti sei resa conto della gravità dell’infortunio?

«Probabilmente avevo così tanta voglia di andare avanti, che dopo la caduta mi sono subito rialzata e ho sminuito la faccenda, tanto che nessuno pensava fosse così grave. Cercavo di convincere me stessa che fosse solo una botta. Quando ho fatto gli accertamenti e letto il referto della risonanza, ho purtroppo capito che era successo qualcosa di grave. Inizialmente ho sperato che dopo tre settimane con il tutore avrei fatto in tempo a rientrare per il Mondiale di Trondheim, avevo quella speranza, era tanta la voglia di andare lì dopo questa stagione positiva. Però, grazie alle persone che mi stanno intorno, dai medici agli allenatori, fino alla mia famiglia, ho capito che la cosa migliore era operarmi e pensare ad obiettivi futuri, anziché correre rischi».

Se all’orizzonte non ci fossero state le Olimpiadi di casa, avresti proseguito?

«Senza grandi appuntamenti alle porte, magari avrei anche provato ad operarmi a fine stagione. In queste situazioni non è mai facile decidere, perché comunque sarei andata a Trondheim dopo aver perso un mese di allenamento e non so come sarebbe andata. Comunque meglio tenersi questo dubbio e pensare ad andare forte nelle prossime stagioni».

Immagino sia stato difficile da accettare.

«Si. Devo ammettere che ogni settimana controllavo la classifica di specialità e mi faceva male vedermi arretrare. Prima dell’infortunio ero tranquillamente nel gruppo rosso, in decima posizione. Si stava realizzando un mio piccolo sogno ed è stata dura fermarsi».

Hai comunque visto le gare?

«Magari non in diretta, poi non resistevo e le vedevo in differita. In particolare le sprint, perché c’è sempre qualcosa da imparare guardando le altre. Ho seguito con particolare attenzione Nadine Fähndrich, perché ho avuto l’opportunità di allenarmi con lei a Lavazè nel corso dell’estate. È una ragazza molto alla mano, mi ha accolta e mi ha aiutato tanto, perché ho capito di potermi allenare con un’atleta del suo calibro. La osservavo in gara proprio come fonte di ispirazione, pensando un giorno di potermela giocare anch’io come sta facendo lei».

Anche la svizzera ha avuto momenti travagliati a causa di problemi fisici.

«Si, infatti quando ha saputo del mio infortunio, mi ha contattata per spiegarmi come affrontarlo. Mi ha fatto capire che la cosa importante è fidarsi delle persone che si hanno attorno, scegliere coloro di cui si ha più fiducia perché ciò mi avrebbe fatto stare tranquilla e sarei stata più sicura della scelta che avrei preso. Ovviamente ci siamo sentite anche in occasione dei suoi podi».  

Prima dell’infortunio eri con costanza nella top quindici. Cosa è cambiato rispetto al passato?

«Penso di aver trovato una maggiore sicurezza in me stessa, anche perché sentivo di essere cresciuta nella resistenza e nella forza rispetto all’anno precedente. La stagione 2023/24 mi era servita a fare un po’ di esperienza, che nella scorsa ho iniziato a mettere in pratica, al punto che stavo iniziando a sognare di entrare in finale. Possiamo riprovarci il prossimo anno».  

Anche perché la finale sembrava lì vicino.

«Si, in due semifinali sono uscita come terza e quarta, vuol dire che bastava una batteria leggermente più veloce per entrare nelle sei finaliste. Certo, magari a volte mancava Sundling, ma alla fine pure a Ruka, dove sono stata eliminata nei quarti, ero arrivata terza nella batteria alle spalle delle due atlete che avevano ottenuto la prima e la seconda piazza. Penso di essere sulla giusta strada».

È evidente che hai maggiore convinzione in te stessa.

«Penso che ciò sia fondamentale. Mi è ritornato quel fuoco dentro che avevo da junior e avevo un po’ perso nelle mie prime stagioni senior. Ho capito che le altre sono umane e anche noi italiane possiamo giocarcela. Bisogna avere fiducia e la giusta carica».

A questo punto, ti stai focalizzando già sull’obiettivo olimpico?

«Ci ho pensato in questo periodo. Il mio obiettivo principale è tornare intanto al punto dove ero lo scorso anno, avere un buon feeling, ritrovare tutti i gradi della spalla e la forza che ho perso. Insomma prima devo prefissare degli obiettivi più vicini. Poi, certamente, ripartirò consapevole del mio valore».

Nel frattempo anche Federica Cassol è entrata in top ten, addirittura lei e Caterina Ganz hanno sfiorato il podio nella team sprint. Anche loro rappresentano uno stimolo in più?

«Certamente sono uno stimolo in più. Mi auguro proprio che ci alleneremo tutte insieme la prossima estate. Per esempio, io e Federica abbiamo dei punti di forza differenti, quindi io ho tanto da rubare da lei e viceversa. Inoltre credo che io e lei potremmo formare una bella team sprint, anche se ci dobbiamo ancora testare assieme, ma penso che avremmo tutti i requisiti per fare bene. Lo stesso con Caterina, così come hanno fatto anche già loro due con quegli ottimi risultati a Trondheim e Lahti. Spero proprio che faremo tutte tanto bene da mettere in difficoltà Markus (Cramer, ndr) quando dovrà scegliere la coppia della team sprint olimpica».

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