Non si placano in Norvegia le polemiche su quanto accaduto in occasione della Janteloppet di sabato scorso, quando la gara femminile è stata annullata, stando alle notizie riferite dagli organizzatori, alla mancanza di iscrizioni. Solo 14 le fondiste iscritte a 10 giorni dall’evento, e i premi erano destinati alle prime 20 atleti. Ma il CEO della corsa, Pål Trøan Aune, ha spiegato che molte delle iscritte non erano atlete élite e il montepremi stellare – 1 milione di corone norvegesi da dividere tra uomini e donne – doveva servire proprio a sovvenzionare le carriere dei professionisti.
Quando viene fatto notare, da diversi esperti del settore, che si sono che una decisione del genere non può essere presa a discapito delle atlete, che si sono sentite fortemente discriminate, a 10 giorni dalla gara e con le iscrizioni ancora aperte, valutando all’ultimo minuto l’opzione di aprire alle atlete la gara da 20km e compensando loro l’inconveniente con un montepremi drasticamente ridotto, il Team Janteloppet non ci sta. Il patron dell’evento, l’imprenditore libanese Reda El Chaar, che sponsorizza finanziariamente l’evento, spiega a VG le ragioni per cui supporta la decisione presa.
“È importante capire che la gara di 20 chilometri è sempre stata una gara di allenamento o ricreativa, mentre il Gran Premio di 40 chilometri è una gara d’élite. Sono gare fondamentalmente diverse, progettate per scopi diversi” ha scritto in un messaggio a VG “Chi, sano di mente, potrebbe mai pensare che discriminiamo le donne, soprattutto nella Janteloppet?”
Tra i nomi di spicco nella startlist della gara di 40km c’erano la regina dei Mondiali, Ebba Andersson, e le nazionali norvegesi Heidi Weng e Astrid Øyre Slind. Se Slind ha deciso di rinunciare alla gara, bruciando il pettorale come segnale di protesta, Andersson si è invece presentata al via, vincendo agilmente la gara di 20 chilometri, ma ha dichiarato a VG che la vittoria ha avuto un sapore amaro. Critiche che l’imprenditore accoglie con favore: “Crediamo nella libertà di parola e nelle proteste pacifiche. Siamo orgogliosi che Janteloppet sia una piattaforma che crea dibattito, passione e attivismo” per poi concludere “Il mio obiettivo personale rimane quello di capire come possiamo usare la crescente piattaforma di Janteloppet per promuovere un cambiamento positivo e a lungo termine, soprattutto per i giovani e le donne in questo sport, proprio come abbiamo fatto trasformando Janteloppet in un punto di riferimento per la prossima generazione di sciatori”.