La FIS ha comunciato giovedì il calendario provvisorio della Coppa del Mondo 2025/26, la stagione che vedrà il suo culmine nelle Olimpiadi di Milano-Cortina. Questo dovrà poi essere confermato tra un mese in occasione del consiglio della FIS.
In programma vi sono 29 gare, così suddivise: 11 sprint (6 a skating e 5 in classico), 7 individuali a cronometro (4 a classico e 3 a skating), 3 mass start da 20 km (2 classico e 1 skating), 2 skiathlon, 2 team sprint (entrambe a skating), 1 mass start da 10 km in salita (Cermis), 1 mass start 50 km (Holmenkollen a skating), 1 inseguimento da 15 km (a classico), 1 mass start da 5 km a batterie (nuovo format).
Insomma 29 gare e ben 9 format diversi, senza considerare poi la suddivisione per tecnica, che significherebbe quindi 12 format. La prima cosa che può solo risaltare è l’assenza della staffetta 4×7,5 km. Nell’anno olimpico, dove questa è la competizione più sentita, nella quale ogni atleta sogna di rappresentare il proprio paese, nessuna nazionale potrà sperimentare il proprio quartetto ideale prima delle Olimpiadi.
Un format di gara che evidentemente non viene più considerato per la Coppa del Mondo, dal momento che era assente anche nella passata stagione, ma ancora presente alle Olimpiadi e ai Mondiali. Com’è possibile che si possa assegnare una medaglia olimpica o mondiale in un format che non esiste in Coppa del Mondo? O forse sarebbe più giusto dire il contrario: com’è possibile non vedere in Coppa del Mondo un format di gara presente a Mondiali e Olimpiadi?
E pensare che anni fa, proprio le staffette erano una parte fondamentale del programma della Coppa del Mondo, perché vedere competere la propria nazione e non solo il singolo atleta provoca sempre delle emozioni particolari.
C’è poi anche da chiedersi come sia possibile che, al di là della giusta alternanza tra le varie tecniche, vi siano in Coppa del Mondo di sci di fondo ben 4 format che non fanno parte del programma olimpico o mondiale. Al di là della salita del Cermis, entrata di diritto tra le gare più attese della stagione, perché si continuano a creare nuovi format di gara che però non rientrano poi nel programma olimpico o iridato?
Perché un anno si fanno le gare miste a squadre, per poi non dare esse un seguito la stagione successiva? Quale direzioni si vuole prendere?
Facciamo un confronto con il biathlon, dove i format sono semplici, soltanto 7: sprint, inseguimento, individuale, mass start, staffetta mista, single mixed relay e staffetta di genere. Di questi, ad oggi soltanto la single mixed relay non fa parte del programma olimpico, mentre è presente ai Mondiali. Possiamo al massimo dire che la short individual, seppur vale come individuale, è un format leggermente diverso, anche se alla fine lo svolgimento della gara è quasi identico.
Su 32 gare potenziali alle quali ogni singolo atleta, uomo donna, può prendere parte, vi sono: 7 sprint, 7 inseguimenti, 4 mass start, 3 individuali (1 short individual), 5 staffette, 3 staffette miste, 3 single mixed relay.
Nel biathlon, gli allenatori hanno così occasione, nel corso della stagione, di provare i quartetti delle staffette, in quanto ben 4 sono le gare in programma prima delle Olimpiadi, così come vi saranno due miste prima dei Giochi. Ma soprattutto vi è più chiarezza, anche per lo spettatore, maggiore fidelizzazione al format.
Nello sci di fondo vi è poco equilibrio tra un format e l’altro, se si pensa che ben il 37,9% delle gare in calendario sono sprint, ben oltre il terzo delle competizioni. Nel biathlon sprint e inseguimento arrivano al 21,8% a testa. La cosa che più fa impressione è che il 20,6% delle gare della Coppa del Mondo di sci di fondo viene disputata con un format che non vedremo alle Olimpiadi e nemmeno ai Mondiali, mentre nel biathlon la percentuale è appena del 9,3%, legata esclusivamente alla single mixed relay, assente alle Olimpiadi ma presente ai Mondiali.