«Siamo felici di aver ottenuto dalla FISI la riconferma del nostro progetto». All’inizio della sua terza stagione da direttore tecnico del settore giovanile della nazionale italiana sci di fondo, Paolo Rivero parte dal ringraziare la federazione che continua a dare fiducia a un progetto che si sta dimostrando vincente.
Per il terzo anno consecutivo, infatti, la nazionale juniores azzurra sarà guidata da Matteo Betta e Stefano Corradini, coadiuvati da Fabio Pasini. Ancora una volta la base sarà la Val di Fiemme, dove si svolgeranno diversi raduni, con gli azzurrini che passeranno tante settimane assieme.
Staff tecnico confermato, nazionale juniores composta da sette maschi e quattro ragazze, mentre il gruppo AIN sarà guidato dai tecnici FISI, Corrado Vanini e Francesca Baudin, e vedrà al suo interno sei maschi e altrettante femmine.
«Devo dire che il presidente è soddisfatto del lavoro che abbiamo fatto – afferma Rivero a Fondo Italia – anche del buon rapporto di collaborazione che, negli ultimi anni, abbiamo instaurato con i comitati. Sono molto contento dell’incontro avuto con i tecnici dei comitati questa settimana, perché si è creato un rapporto costruttivo di dialogo e condivisione, che può fare solo bene alla crescita del movimento».
Di cosa si è trattato?
«Abbiamo fatto un incontro on line, mentre ne abbiamo in programma un altro in presenza da svolgere nel corso dell’estate. Sono occasioni per ritrovarsi e confrontarsi, che in inverno non si hanno, essendoci le gare. È importante mettersi al tavolo, analizzare lo stato dell’arte, capire le strategie di supporto e miglioramento del sistema».
Lo scopo, quindi, è quello di essere sempre a stretto contatto con i comitati.
«Certo, è quello che dobbiamo fare come federazione: condividere e dialogare. La squadra junior è un buono strumento per questo fine. Abbiamo come di consueto condiviso le strategie tecniche che utilizzeremo per lavorare con una squadra che è anche abbastanza nuova, con sette atleti su undici che lo scorso anno erano ancora nei rispettivi comitati. Ad essa colleghiamoci poi la squadra AIN, progetto in cui i comitati sono direttamente coinvolti».
Parliamo della nuova nazionale juniores. Si nota subito la predominanza maschile, con sette atleti e appena quattro atlete.
«Guardando ai risultati ottenuti e al livello avuto da questi atleti nella passata stagione, non si poteva escludere nessuno. È stata un’analisi basata sulle prestazioni che questi ragazzi hanno dimostrato di poter fare. Lo stesso vale anche per le ragazze, per le quali ci siamo concentrati soprattutto sull’annata 2007, così avremo un paio di anni di lavoro davanti con l’obiettivo di farle crescere».
Anche perché in campo femminile c’è sempre meno possibilità di scelta.
«Infatti, a mio parere la cosa più preoccupante sono i numeri, anziché i risultati. Rispetto ai maschi, abbiamo meno ragazze che vanno forte al punto da essere ai vertici internazionali a livello giovanile, ma questo non è un problema, perché ritengo che le ragazze che sono in squadra abbiano tutte le carte in regola per crescere, lavorare molto bene e migliorare tantissimo. Il problema è la bassa partecipazione nelle gare nazionali. Ne abbiamo circa venticinque che competono in Coppa Italia nella categoria juniores, con tassi di abbandono che rispetto alla categoria precedente sono sempre del 50%. Insomma se abbiamo cento Under 16, ci ritroviamo poi solo cinquanta Under 18 e quindi venticinque Under 20. Il tasso di abbandono è davvero alto, ma anche in linea con quanto accade in altri sport di endurance. Lo sci di fondo è uno sport esigente, cresciuto tanto a livello nazionale e internazionale, così se non si resta al passo nella crescita e formazione degli atleti, il rischio è di subire distacchi veramente grandi. Ovviamente ciò non incentiva tante atlete a proseguire».
Quali obiettivi vi ponete con la nazionale juniores di questa stagione?
«Nel gruppo maschile abbiamo già diversi atleti con un anno di esperienza in squadra e ciò aiuterà. È un bel gruppo, che ha tutto per fare bene. Anche coloro che non erano in squadra nella passata stagione, come per esempio i 2006 Ferrari e Romano, hanno già disputato diverse gare di FESA, quindi saranno subito pronti e a un bel livello nei confronti degli avversari internazionali. Dalle ragazze mi aspetto che migliorino tanto. Al di là di Marie Schwitzer, che era già in squadra, le altre le abbiamo conosciute bene agli EYOF e attraverso il progetto AIN. Daremo loro tutte le possibilità per crescere e migliorare. Da loro mi aspetto impegno e determinazione per sfruttare questa opportunità, così da essere pronte per il passaggio al mondo senior».
Immagino che le quattro atlete avranno anche la consapevolezza di sapere che in questo gruppo si possa davvero migliorare, come si è visto con Beatrice Laurent e Marit Folie lo scorso anno.
«Si, come dicevo, sono più preoccupato dai numeri che dai risultati. Abbiamo visto con Maria (Gismondi, ndr), Beatrice (Laurent, ndr) e Marit (Folie, ndr), per citarne alcune, che in questi anni chi era già a un buon livello è riuscita a confermarsi e vincere, chi partiva più indietro è riuscita a crescere. Guardate le due 2005, che lo scorso anno sono arrivate anche vicine al podio individuale ai Mondiali Juniores. Sono convinto che con questo progetto, le ragazze coinvolte abbiano tutte le possibilità di crescere e dimostrare il proprio valore».
Dal punto di vista organizzativo, la programmazione resta identica?
«In linea di massima, cerchiamo anche quest’anno di mantenere la stessa struttura, poi ovviamente gli allenatori cercano sempre di migliorare qualcosa. Parliamo però di dettagli, miglioramenti nel monitoraggio degli allenamenti piuttosto che nella valutazione. La macroprogrammazione e l’organizzazione dei raduni sono sulla falsariga degli scorsi anni. Ci siamo trovati bene e continuiamo così. Secondo gli allenatori, allenarsi in posti già conosciuti è un vantaggio, anche per gli atleti stessi, perché permette a tutti di sbagliare veramente poco negli allenamenti. Gli allenatori programmano le sessioni in posti che già conoscono. Lavorando continuamente sulla stessa pista da skiroll, riesci a insegnare tantissimo agli atleti, che conoscono i propri tempi su quei giri, hanno un confronto continuo e ci si può concentrare su determinati aspetti come il pacing di allenamento e gara».
È tutto identico al passato anche per quanto riguarda le competizioni estive?
«Ecco, in realtà qui c’è un cambiamento rispetto agli ultimi anni, ma non è stato deciso da noi. Purtroppo non andremo in Norvegia, in quanto la Federazione Norvegese non organizza l’Internazional Camp. Lì avevamo anche l’opportunità di disputare qualche gara del Blinkfestivalen. Faranno, quindi, solo le due gare del Summer Cross Country a settembre, poi la Sportful nella prima domenica di ottobre».
Confermato anche il progetto Atleti di Interesse Nazionale. Ci può parlare della programmazione di questo gruppo?
«Anche in questo caso, il progetto resterà molto simile, con quattro raduni, di cui tre a secco e uno sulla neve. Gli obiettivi sono molto chiari: per gli atleti, il progetto AIN servirà per un continuo miglioramento e confronto con i più forti sparring partners in Italia, oltre ad essere un’opportunità di crescita tecnica grazie al supporto degli allenatori. Per noi, come staff FISI, l’obiettivo è conoscerli e inserirli poco alla volta nel processo di formazione federale che potrà portarli alla squadra Junior nelle prossime stagioni. Inoltre, questi raduni sono un’importante occasione per conoscere meglio gli allenatori dei comitati e strutturare una sinergia costruttiva tra il progetto AIN e il lavoro di club e comitati».
Ad occuparsi di questo progetto saranno Corrado Vanini e Francesca Baudin.
«Si, Corrado e Francesca fungeranno da cuscinetto tra la squadra juniores e i comitati, si occuperanno dell’organizzazione del lavoro sul campo con gli atleti AIN ed il coordinamento dei due allenatori di comitato che si turneranno in ogni periodo, coinvolgendoli attivamente, affinché non siano solo spettatori ma anche attori coinvolti al cento per cento nel progetto».