«Sembra una grande famiglia». È una Nadine Laurent entusiasta quella Fondo Italia ha incontrato a pochi giorni dal secondo raduno della squadra A della nazionale di sci di fondo, nella quale è entrata a far parte in questa stagione.
La classe 2003 delle Fiamme Oro è molto stimata da Markus Cramer, così come le altre giovani che erano già con lei nei gruppi giovanili, Iris De Martin Pinter e Maria Gismondi. Reduce da due anni in cui l’impatto col mondo senior si è fatto sentire, ma nei quali a tratti la valdostana ha mostrato il suo talento, Laurent sente che l’ambiente della Squadra A sia quello giusto per fare il definitivo salto di qualità.
Un esordio in gruppo arrivato proprio sulle nevi di casa. «Abbiamo svolto il primo raduno proprio qui dove vivo, a Gressoney – ha affermato Nadine Laurent a Fondo Italia – a maggio si poteva ancora sciare sul Monte Rosa, al Gabiet. Mi sono trovata subito bene con il gruppo, si lavora ottimamente e con semplicità, che è la chiave per ottenere risultati. Sono felice di come è iniziata, anche del rapporto che si è creato con le mie compagne».
Nella seconda parte della passata stagione avevi già lavorato con questo gruppo, stando con loro per oltre un mese fino al Mondiale.
«Si, avevo gareggiato a Falun e svolto anche tutto il raduno pre Mondiale a Bruksvallarna, oltre che il Mondiale di Trondheim. Già allora avevo notato quanto si lavorasse bene, in semplicità e tranquillità».
È già la seconda volta che utilizzi il termine semplicità. Cosa intendi?
«Sembra una grande famiglia. Anche con Markus (Cramer, ndr) riesco a parlare sempre con tranquillità, posso porre domande e confrontarmi, lui comunica sempre molto volentieri, con semplicità. Ma è un discorso che posso allargare anche a tecnici e compagni. In particolare ci sono ragazzi e ragazze con maggiore esperienza rispetto a me, pronti a darmi consigli e aiutare. Questo è un grande vantaggio».
Per la maggior parte degli atleti la Squadra A è sempre un obiettivo. Cosa significa essere entrata a farne parte?
«Sicuramente ne sono molto felice ed era proprio quello di cui avevo bisogno. Nelle prime stagioni da senior mi è mancata un po’ di continuità e probabilmente il passaggio in Squadra A rappresenta quel cambiamento necessario a questo punto della mia carriera, per fare quel salto in avanti».
Nonostante un po’ di alti e bassi, anche nelle interviste Markus Cramer ha sempre dimostrato grande fiducia nei tuoi confronti.
«Si ed è una cosa che sento anche quando parlo con lui. Markus punta tanto su noi giovani e questo è molto bello, perché mi dà grande tranquillità e maggiore fiducia in me stessa. Quando l’allenatore crede in quello che stai facendo, anche per te è più facile avere maggiore confidenza nel tuo percorso».
Eppure, nel momento chiave della passata stagione sei riuscita a esprimerti al meglio. Per esempio la tua frazione nella staffetta mista dei Mondiali Under 23, nella quale avete vinto l’argento, è stata ottima.
«Arrivavo al Mondiale Under 23 non soddisfatta delle prestazioni fatte nelle ultime stagioni, perché sentivo di poter dare di più. Nelle difficoltà ho però imparato a conoscermi meglio, rispetto a un anno fa so cosa mi serve per performare nel modo migliore. Ho imparato ad ascoltare di più me stessa e capire di cosa ho bisogno.
A Schilpario sentivo però di stare meglio e qualche risultato è arrivato. Sono felice della staffetta, non solo della mia prestazione ma di quella di tutta la squadra, perché le medaglie si vincono tutti assieme e ognuno quel giorno fece il proprio meglio. Poi, dopo quel risultato, a Falun sono riuscita a entrare per la prima volta in top 30 in Coppa del Mondo, superando la qualificazione nella sprint. Peccato poi per la caduta, perché si poteva fare bene anche in batteria, ma confido di avere altre possibilità di qualificarmi e giocarmela meglio».
Nelle ultime stagioni sei cresciuta nelle distance, mentre in Coppa del Mondo stai ancora faticando in qualificazione. Cosa serve?
«Ho fatto un passo avanti nelle distance, grazie anche all’aumento delle ore di allenamento nel corso dell’anno. Per quanto riguarda la qualificazione delle sprint, al di là dell’allenamento, serve anche qualcosa in più mentalmente, maggiore tranquillità e una migliore capacità di gestione della gara, per avere le energie giuste nel corso di tutta la competizione, soprattutto nel finale, quando si fa la differenza».
Hai due esempi importanti proprio nell’Italia, dal momento che Monsorno e Cassol, dopo aver faticato nel superare lo scoglio qualificazione, una volta che ci sono riuscite hanno decisamente cambiato marcia.
«Certamente, quanto entrambe hanno fatto vedere rappresenta un grande stimolo per me. Sono consapevole che si possa arrivare benissimo a superare la qualificazione ed avanzare poi anche nelle batterie, l’importante è fare quel passo in più nella convinzione e fare esperienza. Loro due sono veramente un grande esempio per me».
Nella passata stagione sono arrivati dei buoni risultati dal movimento femminile. Forse qualcosa si sta muovendo nella direzione giusta?
«È molto bello vedere che stiamo crescendo tutte assieme e che possiamo puntare in alto in alcune gare. È importante perché ciò dà a tutte noi maggiori stimoli anche nel lavoro quotidiano, perché allenandoti con la squadra, vedi che si può fare tanto e che abbiamo margini per alzare ancora il livello».
In precedenza hai parlato dell’importanza degli atleti più esperti del gruppo. Chiedi loro consigli?
«Si, per esempio Chicco (Pellegrino, ndr) è una figura fondamentale per il gruppo, sia quello maschile che femminile, perché ci dà tanti consigli, mostrandoci gli aspetti su cui migliorare. Inoltre ho la fortuna di allenarmi spesso con lui anche qui a casa (Gressoney, ndr). In ogni allenamento imparo qualcosa e posso ascoltare i suoi consigli. Lo ringrazio. Lo stesso discorso vale per Cate (Caterina Ganz, ndr) nel gruppo femminile, perché è l’atleta con maggiore esperienza. Già in questo primo raduno si è creato un bel rapporto, mi trovo bene con lei sia in allenamento che fuori. Ciò è importante, perché passiamo tanto tempo assieme ed è fondamentale che si crei l’ambiente giusto».
Entri in Squadra A proprio nell’anno delle Olimpiadi ci casa. Stai vivendo questa preparazione con particolare emozione?
«In realtà, sto vivendo questa fase come faccio in qualsiasi stagione, perché l’obiettivo è sempre migliorare sé stessi e dare sempre il cento per cento. Ovviamente le Olimpiadi rappresentano un grande obiettivo e penso che si possa lavorare bene per raggiungere i traguardi che mi sono prefissata».