“Dovrò accettare le conseguenze di quanto successo”. Gli occhi ancora gonfi, la voce spesso rotta dall’emozione, le lacrime trattenute a stento e la sensazione di avere davanti alla camera una donna ancora confusa, in difficoltà, ma soprattutto spaventata. In un video apparso sui social della Federazione Tedesca di Sci, Victoria Carl ha parlato pubblicamente per la prima volta dopo la notizia della positività al clenbuterolo, rilevata in un controllo antidoping sostenuto al termine dei Campionati Mondiali Militari.
L’errore di un medico dell’Esercito Tedesco, per il quale Carl stava gareggiando nonostante una forte tosse, che è andata peggiorando dopo le gare. Lì il clamoroso errore dello staff dell’Esercito, che anziché darle il Mucosolvan, le ha fatto ingerire lo Spasmo-Mucosolvan, che contiene proprio la sostanza vietata dalla WADA.
L’atleta ha quindi raccontato quanto accaduto in questa intervista che forse è stata troppo prematura e difficilmente potrà aiutare l’olimpionica tedesca nella sua battaglia per evitare la squalifica, che purtroppo appare inevitabile.
«Ero ai Campionati Mondiali Militari – ha raccontato Carl – dopo aver disputato due gare ho avuto una brutta tosse da post competizione. Faticando a dormire e svegliandomi spesso nel cuore della notte, ho chiesto aiuto al nostro dottore dell’Esercito. Lui purtroppo mi ha dato questa medicina che non mi era permesso di prendere, lo Spasmo-Mucosolvan, farmaco presente nella lista delle sostanze vietate dalla WADA».
A quel punto Carl ha assunto la medicina: «Soffrivo di questa tosse post competizione veramente forte e con tutto il quantitativo di gare disputate in inverno, era veramente troppo. Non potevo più dormire, ero esausta. Ero solo contenta che un dottore volesse aiutarmi. Volevo solo che mi passasse questa tosse da post competizioni, volevo solo dormire la notte. Per questo ho preso il medicinale».
Carl si è completamente fidata del medico, senza porsi alcuna domanda sul medicinale che stava assumendo: «Ho ricevuto questa medicina dopo la gara e pensavo il dottore agisse in maniera professionale, come in nazionale tedesca, dove ovviamente mi vengono somministrati solo farmaci permessi dal regolamento. Non sapevo di assumere qualcosa di non regolare, mi sono completamente fidata».
Come si percepisce dalle immagini, Carl è devastata moralmente: «Ho ricevuto un grande supporto dalla mia famiglia e dalla federazione tedesca, che stanno provando a fare tutto ciò che è umanamente possibile per liberarmi da questo peso. Mi sento ancora molto male, tutta questa situazione richiede un grande dispendio di energie. Solo durante l’allenamento stesso, quando sono fuori nella natura, posso liberare la mente e non pensare a cosa accadrà. Devo però allenarmi da sola, a causa della sospensione temporanea, ed è veramente dura».
La campionessa tedesca cerca di fare un appello all’Agenzia Nazionale Antidoping Tedesca, una sorta di clemenza, di riconoscimento della propria buonafede. Un messaggio quasi disperato.
«So che dovrò accettare le conseguenze di quanto accaduto. Ovviamente una squalifica è definitivamente una possibilità e se le cose dovessero andare male non potrei andare le Olimpiadi, che è ciò che non voglio. Spero semplicemente che la NADA consideri i miei test negativi nel corso della stagione e il fatto che sono un’atleta completamente trasparente».
Parole alle quali forse la stessa Carl non crede fino in fondo, consapevole che difficilmente riuscirà a uscirne senza una squalifica, nonostante la sua buonafede. Le Olimpiadi sembrano già un miraggio e quegli occhi, messi troppo presto davanti a una telecamera, lo confermano. Ogni caso fa storia a sé, ma se anche la NADA dovesse decidere a sorpresa di scagionare l’atleta, difficilmente FIS e WADA non farebbero ricorso. Per la stessa sostanza, il ciclista spagnolo Contador venne squalificato due anni, proprio per l’appello di UCI (Unione Ciclistica Internazionale) e WADA, dopo che era stato inizialmente assolto. Allora lui si giustificò parlando di contaminazione da carne, ipotesi che venne poi smentita.
Carl non ha cercato scappatoie, ammettendo l’assunzione di un farmaco vietato. Una storia che, seppur diversa, ricorda in qualche modo quella di Johaug (per la quale la positività era tuttavia legata al Clostebol per una pomata), anche lei fermata a causa dell’errore di un medico. Purtroppo la sua trasparenza e la buonafede molto probabilmente non basteranno a scongiurare una squalifica che sembra inevitabile.