Zebastian Modin, fondista paralimpico svedese nella categoria B1 (affetto quindi da disabilità visiva), ha una brillante carriera al suo attivo. Anche se al suo palmares manca ancora l’oro paralimpico, sono otto le medaglie messe al collo nel corso di ben quattro edizioni della kermesse dei tre agitos a cui ha preso parte. Oggi 31enne, la sua carriera internazionale è iniziata quando aveva 16 anni, alle Paralimpiadi di Vancouver, dove ha conquistato un bronzo.
Ma oltre al fondo paralimpico, lo svedese si dedica anche al parabiathlon, sebbene non con lo stesso successo. Ecco perché, come racconta in un’intervista rilasciata a Biathlonworld, sito dell’International Biathlon Union (IBU), in questa estate pre-paralimpica che precede i Giochi di Milano Cortina 2026, per lui si prospetta una decisione importante: continuare a eccellere nello sci di fondo, oppure investire più tempo ed energie nel biathlon, una disciplina che ama, ma che non lo ha visto conquistare medaglie con altrettanta frequenza. La risposta sembra essere però già abbastanza chiara.
“Qualche anno fa ho cercato di progredire nel biathlon, ma nelle ultime stagioni mi sono concentrato maggiormente sul fondo. Il biathlon è stata una disciplina in più per me, che aggiungeva più gare al mio programma. Tuttavia, adoro il biathlon: guardo tutte le gare di Coppa del Mondo e trovo il biathlon più divertente , ma provengo da un background nello sci di fondo, e questo è sempre stato il mio obiettivo principale perché sono più forte nello sci. Ora, con le Paralimpiadi in programma l’anno prossimo, devo decidere se dedicare maggiore attenzione al biathlon. In definitiva, i Giochi servono per inseguire medaglie, e credo di avere maggiori possibilità nello sci di fondo”.
Ma cosa gli servirebbe per riuscire ad ottenere una medaglia nel biathlon, dove il gap si fa sentire con gli Ucraini, dominatori assoluti della sua categoria?
“Se migliorassi le mie capacità di tiro, penso di poter competere con i ragazzi ucraini. Posso rivaleggiare con loro in pista, ma non ancora al poligono. Rispetto molto le loro capacità, soprattutto nel tiro, e so che ci vorrà molto impegno per raggiungere il loro livello” ha spiegato Modin che è per altro, originario di Oestersund, località decisamente nota agli appassionati di biathlon.
Oltre al tiro, nelle categorie dedicate agli atleti ipovedenti è importante avere al proprio fianco la giusta guida: nell’ultima stagione, quando Modin ha conquistato il suo quarto titolo mondiale in occasione dei Mondiali di Trondheim, dove gli atleti para hanno gareggiato nello stesso contesto degli atleti normodotati, è stato affiancato da Emil Talsi ed Emil Jönsson Haag, uno dei migliori fondisti al mondo all’inizio degli anni 2010.
“La guida gioca un ruolo fondamentale nella mia carriera. Bisogna lavorare a stretto contatto, idealmente a partire dalla primavera e dall’estate per prepararsi alla stagione invernale. Più ci si allena e si gareggia insieme, migliore è la collaborazione. È anche utile avere una o due guide in più nel caso in cui qualcuno si ammali o abbia bisogno di un periodo di riposo”.
Il movimento nordico paralimpico svedese, spiega inoltre lo svedese, è molto piccolo: per capire quanto, basti pensare che Modin è attualmento l’unico parabiatleta svedese a competere a livello internazionale.
“La Svezia ha ancora molta strada da fare. Il nostro bacino di atleti nello sci di fondo paralimpico è piccolo, e quello del parabiathlon lo è ancora di più. Sarebbe fantastico avere più atleti e un ambiente più stimolante per lo sviluppo delle abilità nel biathlon.”
Se non altro, rispetto a molte altre squadre, la Svezia a livello finanziario assicura una certa serenità ai suoi atleti, permettendogli di concentrarsi sull’allenamento. Per esempio, Modin non ha più dovuto preoccuparsi di pagare una guida da diversi anni, cosa che non è sempre stata così.
“Gran parte del mio sostegno deriva dai miei risultati nel fondo, ma sono sicuro che sarebbe simile se fossi un biatleta impegnato. Gli sport paralimpici stanno crescendo in Svezia e siamo in una fase positiva in questo momento, il che è un vantaggio per noi atleti. Posso concentrarmi completamente sul mio sport, il che è un enorme privilegio. Se le prestazioni sono ai massimi livelli, ricevi un solido supporto, ma se sei un passo indietro, può essere dura”.