In un tempo in cui gli “odiatori” della rete prendono di mira personaggi più o meno noti anche sulle loro pagine social, sia nascosti dietro profili falsi che mettendoci la faccia, i leoni da tastiera si fanno tanto più inferociti quanto più, chi posta, è famoso e tratta questioni importanti, come di diritti civili o politica.
E nella complicata situazione geopolitica attuale, con la questione israelo-palestinese che divide l’opinione pubblica, anche prendere una posizione e difendere il diritto degli essere umani a non essere uccisi per un pezzo di pane o una minestra sembra creare problemi e attacchi personali.
Lo sa bene Øystein “Pølsa” Pettersen che per aver espresso sui social un accorato appello a Israele affinché fermi la guerra a Gaza, è stato vittima di forti “reazioni”, se così possono essere definite, nei commenti, accusato di odiare di antisemitismo e di sostenere i terroristi, cosa che, naturalmente, nega fermamente. “Sono stato paragonato a Hitler” ha scritto il 42enne in un nuovo post su LinkedIn giovedì, ma come racconta in un lungo post Instagram, questa offesa lo tocca nel profondo e nel familiare, visto che suo nonno ha trascorso ben due anni nei campi di concentramento tedeschi, tra Buchenwald, Birkenau e Sachsenhausen: “Vide l’enorme sofferenza che gli ebrei hanno sofferto. Mio nonno ha detto mai più!”

L’ex fondista dice che diverse persone hanno avuto da ridire anche sulle fonti a cui fa riferimento nei suoi post, come l’ONU, Amnesty, NRK e Medici senza frontiere, sostenendo che queste stesse organizzazioni facciano in realtà da spalla alla propaganda di Hamas. “Qualcuno mi ha scritto che Israele sta conducendo la guerra più umana della storia perché sgancia volantini prima di bombardare. Non riesco a vederla allo stesso modo”, scrive Pettersen.
“Non mi sento offeso, so gestire il disaccordo e gestire i commenti sgradevoli” spiega poi Pettersen, medaglia d’oro olimpica nella Team Sprint con Petter Northug, a Dagbladet, che lo interpella sull’accaduto “Ma sono rattristato dal clima che si crea rapidamente tra opinioni e prospettive diverse nella sezione commenti. Indipendentemente dalle proprie convinzioni politiche: la sofferenza umana a Gaza deve finire. Questa non è la soluzione, porterà solo a più odio, vendetta, più sofferenza e maggiore distanza.”