I Campionati del Mondo di Trondheim del 2025 sono stati un evento deludente per la squadra francese che, in ottica Olimpiadi Milano Cortina 2026 ha rivisto alcuni aspetti della sua preparazione, dimostrando di aver imparato dall’amara lezione. Lo spiega Thibaut Chêne, uno degli allenatori transalpini a Ski Chrono prima di partire per la Norvegia dove i Blues resteranno per un ritiro di tre settimane.
“Arriviamo da una stagione paradossale. Avevamo un ottimo livello fisico, una squadra affiatata e forte; ma Trondheim è stata dolorosa, perché non siamo riusciti a vincere le medaglie che speravamo. Era importante metterci in discussione, riposare e ritrovare la freschezza mentale prima di iniziare un altro anno olimpico” ha esordito il tecnico della squadra maschile “Credo che ci siamo spinti un po’ oltre. Va bene alzare il livello, creare emulazione, ma forse abbiamo perso una certa freschezza tecnica e mentale. Le due cose sono spesso collegate e a noi è mancato quel qualcosa in più che fa scattare il successo e fa andare tutto al suo posto. Va detto che non tutto è andato per il verso giusto, e sarebbe stato testardo dire che si è trattato solo di sfortuna.”
Dopo un periodo di riposo primaverile, la squadra si ritrovata a Tignes per la prima volta per lavorare in altitudine e acquisire nuove informazioni e nuovi punti di riferimento, sul ghiacciaio della Grande Motte, per ben 22 giorni: quella di restare in quota per lunghi periodi è una nuova strategia affinata sempre di più nel corso degli anni.
“Abbiamo cercato di gestire al meglio il carico di allenamento, di trovare una ritmo e un modo di operare per essere ancora più efficienti, magari più attenti a ciò che facciamo e di lasciarci meno intrappolare in un perpetuo aumento di tutti gli indicatori. In pratica, raggiungere l’ideale senza perdere di vista il reale. Perché l’anno scorso, credo, abbiamo raggiunto solo l’ideale” ha illustrato Chêne, che dopo il raduno in quota ha portato i suoi atleti a Prémanon “Grazie all’altitudine, ci siamo trovati con diverse finestre di crescita per 15 giorni. L’altitudine era pensata per la resistenza e la base aerobica. Nei 20 giorni successivi, abbiamo mantenuto la nostra base aerobica, ma anche con un livello di intensità più elevato. E ora, si parte per la Norvegia.”
I lunghi periodi, oltre ad attività specifiche, sono utili per creare un gruppo coeso, sia nello spirito che nel lavoro. Questo è importante quando si affrontano corazzate numerose e compatte come quella norvegese: essere al via al Blinkfestivalen (dal 6 al 9 agosto) e poi al Toppidrettsveka (dal 22 al 24 agosto) sarà una palestra interessante per la stagione invernale.
“L’importante è fare bene insieme, e anche questo è un obiettivo importante. Per questo, dovremo anche affrontare le avversità e la competizione, soprattutto con i norvegesi, dove c’è un’altissima densità di atleti. Il Blink offre quattro gare molto diverse, ma ogni volta ci daremo un obiettivo interfunzionale che va oltre la prestazione. Trascorrere del tempo sotto tensione, mettere in gioco watt che non metteremmo in allenamento, perché quando indossiamo un pettorale, possiamo andare oltre, più duramente, meglio, in un ambiente più complesso e più incerto. Sulla salita di Lysebotn, vogliamo lavorare sul tempo impiegato, per essere bravi quando non c’è mai recupero. Il giorno dopo c’è la gara più lunga, che affronteremo come una squadra di ciclismo. Andremo lì per stare in gruppo, per restare uniti il più a lungo possibile in modo da poter fare meglio nella stessa gara del Toppidrettsveka, che è più interessante e importante. Poi ci sarà la mass con 15 giri di 1,5 km in gruppo per lavorare sul posizionamento, sulla capacità di cogliere le opportunità, di prendere le opzioni giuste e di saper leggere la corsa. Concluderemo con uno sprint ad alta velocità..”
Il Toppidrettsveka concluderà poi il periodo norvegese dei transalpini, con quattro gare in tre giorni e una classifica generale alla fine, dove ci sarà la possibilità anche di prendere familiarità con la Heat Mass start, format che verrà introdotto quest’anno al Tour de Ski per la prima volta.
“Inizieremo con una distance molto importante per la generale; poi una sprint a skating dove ci concentreremo sull’atteggiamento e su cosa metteremo in atto. E l’ultimo giorno, avremo due gare nel centro città. Una “heat mass start” (4 km) che dovrebbe essere allestita per il Tour de Ski. Potremo testare questo formato, vedere cosa funziona e cosa no e dare eventuali feedback alla FIS. Concluderemo con un inseguimento in classico nel centro città, che è sempre piuttosto impressionante con difficoltà e discese molto veloci. In sintesi, durante questo ritiro di allenamento lavoreremo a ritmi elevati e metteremo molta più determinazione e intensità rispetto a quanto faremmo se fossimo rimasti Francia”.
Uno stimolo importante per gli atleti, che oltre a indossare il pettorale di gara e ritrovare gli avversari in un confronto diretto, saranno chiamati a confrontarsi con la routine pre-gara e altre “scomodità” altrettanto importanti.
“Bisogna sempre adattarsi, un po’ come al Tour de Ski. A volte ci sono orari rigidi, bisogna indossare i pettorali, riscaldarsi… Non si sceglie nulla. Ed è anche interessante avere questo disagio della competizione . Non dobbiamo scegliere il momento in cui vogliamo gareggiare, fare ciò che vogliamo nel profondo dei nostri boschi e confrontarci su Internet. Qui siamo nella vita reale, nella realtà, con atleti di alto livello davanti a noi. E inevitabilmente, questo non può che stimolarci.”