Tra le avversarie più ostiche che nella sua breve carriera nell’élite del biathlon Laura Dahlmeier aveva dovuto fronteggiare sulle piste e al poligono c’era sicuramente la francese Marie Dorin Habert. La transalpina, oggi 39enne, ha lasciato l’agonismo una stagione prima di Dahlmeier, al termine della stagione olimpica 2017/2018, con un palmares importante di medaglie olimpiche e mondiali. Le due, che in pista hanno condiviso molto, condividevano anche una profonda passione per la montagna, la stessa montagna che tragicamente strappato alla vita la campionessa di Garmisch-Partenkirchen.
Una vicenda che ha scosso tutti nel mondo del biathlon e non solo e solo oggi, a quasi una settimana dall’accaduto, l’ex biathleta del Delfinato riesce ad esprimere un proprio omaggio, profondo e sentito per la tedesca, lasciandosi andare anche a preziosi ricordi.
“Sono rimasta piuttosto scioccata dalla notizia della sua morte. Laura era una persona con cui ho potuto gareggiare e con cui ho condiviso anni meravigliosi. Era una grande atleta, molto più brava di me! Insieme a Kaisa Makarainen, Gabriela Soukalova e Dorothea Wierer, è stata una delle mie avversarie con cui ho trascorso quattro anni testa a testa. È stata una grande figura del biathlon tedesco e mondiale. Mi ha riportato alla mente molti ricordi. Conservo l’immagine di un’atleta molto allegra a cui piaceva giocare con le sue avversarie, ma in senso positivo” ha esordito sulle pagine del sito francese Nordic Magazine.
Dell’atleta, da cui ammette di aver imparato molto, Dorin Habert ricorda la scaltrezza nella gestione della gara.
“Ho imparato molto da lei. In particolare, cercavo di copiare il suo modo di gestire le gare. Aveva davvero grande intelligenza, perché non andava sempre allo stesso ritmo a seconda delle avversarie: talvolta si lasciava distanziare e poi tornava sotto per conservare energie, altre ti superava all’improvviso come un razzo per prendere vantaggio al momento giusto e non farsi riprendere dopo. Aveva un modo di gareggiare piuttosto atipico.”
“Sugli sci aveva questo modo di affrontare le discese senza perdere tempo e di distribuire il suo sforzo su tutti i tratti del percorso, cercando di lasciare meno pendenze possibili. Quando ero un’atleta e cercavo di guadagnare secondi su di lei, ne parlavo con mio marito Loïs (Habert, ndr), volevo ispirarmi a Laura”
Ma oltre che i ricordi in gara, Dorin Habert confida anche altre qualità della persona oltre all’atleta, che riuscivano a tradursi in un punto di forza anche in ottica gare.
“Era una persona distaccata, che riusciva a scaricare la pressione nei momenti importanti. La invidiavo parecchio per questo! Poteva andare a bere una birra con i tecnici tra una gara e l’altra, in momento in cui, per me, sarebbe stato necessario non scaricare la pressione per essere al top. Si concedeva momenti che le permettevano di avere un po’ di respiro. Ricordo che a Hochfilzen andò a fare parapendio tra una gara e l’altra!”
Ecco perché non stupisce che i suoi più belli legati a Dahlmeier sono sia dentro che fuori la pista.
“Se dovessi scegliere un ricordo particolare, sarebbe una gara a Pokljuka, in Coppa del Mondo 2015/2016. Entrambe 10/10 nella sprint e 20/20 nell’inseguimento. Abbiamo fatto gara assieme dopo una sprint molto serrata che avevo vinto io. Nell’ultimo giro, mi ha dato filo da torcere in cima alla pista, ricordo come mi ha spiazzato in 50 metri senza che riuscissi a seguirla, è stata una gara bellissima! Un altro ricordo divertente è a Khanty-Mansiysk, in Russia. Lì c’è un posto con molte statue in bronzo di animali preistorici. Tra una gara e l’altra, è un posto dove gli atleti vanno per schiarirsi le idee e ricordo che Laura, già appassionata di alpinismo, si arrampicava sulle statue!”
Infine, una riflessione su quanto accaduto, che sottolinea la fragilità dell’esistenza e il profondo dolore che ci colpisce quando queste tragedie accadono vicine a noi.
“Amo anche io molto la montagna, quindi la sua morte mi parla da vicino…credo che parliamo la stessa lingua. è ancora più triste perché la sua morte ci riporta alle nostre abitudini, è questo che ha reso tutto più strano. Si sa che quando si va in montagna è pericoloso, che possono esserci valanghe o frane anche se prendiamo tutte le precauzioni possibili. Ci sono molto parametri che non possiamo controllare, eppure andiamo comunque. Questo mi fa riflettere molto. Abbiamo sempre l’impressione che succeda a persone che non conosciamo, ma quando succede a qualcuno che conoscevamo e con cui abbiamo condiviso momenti speciali, è strano!”