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Sci di fondo

Sci di fondo – Fulvio Scola: “È stato importante inserire nel nostro gruppo chi punta ai Giochi, ma anche non trascurare i giovani”

È un gruppo Milano-Cortina 2026 molto diverso rispetto alle ultime stagioni, nel quale ad atleti molto giovani come Ghio, Artusi, Zorzi, Matli e Negroni, che puntano a fare esperienza e crescere, se ne aggiungono altri esperti che hanno il chiaro obiettivo di essere in Val di Fiemme nel prossimo febbraio, ai Giochi Olimpici 2026.

Nel gruppo guidato anche quest’anno da Fulvio Scola, vi sono infatti anche Lorenzo Romano e Giacomo Gabrielli, oltre a Giovanni Ticcò e Simone Mocellini, che pur come “Squadra A sprint” si allenano nella Milano-Cortina 2026. Quattro papabili per quelli che dovrebbero essere presumibilmente appena sei posti per il gruppo olimpico maschile.

Al termine del raduno di Passo di Lavazè, che ha visto la squadra fermarsi in quota ospite del Dolomiti Apart & Rooms, l’allenatore azzurro delle Fiamme Gialle si è soffermato sul nuovo gruppo a sua disposizione.

«Per quanto riguarda gli obiettivi e l’esperienza – ha detto Scola a Fondo Italiaè di fatto un gruppo diviso in due parti. Anche per precisa volontà di Markus (Cramer, ndr), abbiamo ritenuto giusto per l’anno olimpico coinvolgere nel progetto tutti quelli che hanno dimostrato di poter ottenere risultati ad alto livello, in quanto negli ultimi anni da più atleti sono arrivati risultati positivi in Coppa del Mondo. Ovviamente non se ne potevano inserire troppi in Squadra A, perché ne avrebbe risentito la qualità del lavoro, così si è deciso di creare una sorta di Squadra B con atleti che di fatto hanno livello da Coppa del Mondo. Nel nostro confronto, ho però chiesto a Markus di proseguire anche il lavoro fatto con i giovani, in quanto lo sci di fondo non finirà con Milano-Cortina 2026 e non possiamo perdere un patrimonio giovanile».

È così nata questa squadra con quattro atleti da Coppa del Mondo e cinque under 23. Come gestirete il gruppo, avendo loro obiettivi diversi?

«In occasione del primo raduno, insieme anche al vice allenatore Cioffi e al fisioterapista Perucchini, che sono presenti in tutti i raduni, abbiamo cercato di parlare subito chiaro ed essere trasparenti. È un gruppo di lavoro unico, nel quale tutti hanno la stessa importanza e riceveranno identiche attenzioni, ma negli obiettivi è come se fossero due gruppi diversi. Ciò si rispecchia anche nella gestione. Sicuramente con gli atleti di maggiore esperienza, si dialoga molto sul dettaglio, si adatta la linea a quelle che sono anche le conoscenze che hanno di sé stessi, in quanto si possono avere dei feedback molto positivi. Sono però molto stupito anche dai giovani, che sono consapevoli di dover sfruttare l’occasione di allenarsi con professionisti. Vedo questi ragazzi molto sul pezzo, capaci di darmi già ottimi feedback, cosa che aiuta tanto anche noi allenatori. È un gruppo eterogeneo, ma in allenamento già molto amalgamato».

Fis Nordic World Championship 2025. TICCO Giovanni (ITA) Trondheim (NOR), 27/02/2025 Photo: Pentaphoto

Cosa portano atleti dell’esperienza di Romano, Gabrielli, Mocellini e Ticcò?

«C’è una valorizzazione continua del lavoro in ogni allenamento, anche da parte di Mocellini che è appena rientrato. Tutti sanno che c’è sempre un punto di riferimento prestativo diverso ed è bello quando si ha un faro in ogni allenamento, perché la maggiore competizione interna eleva il livello dell’allenamento e del gruppo».

Parliamo dei cinque più giovani, di cui tre sono nuovi ingressi.

«Abbiamo quattro medagliati ai Mondiali Juniores e Zorzi che ha fatto un percorso diverso, ma capace di formarlo tantissimo, tanto che sembra già un professionista. Mi aspetto che questi atleti non vadano alla ricerca di obiettivi a breve termine, ma a medio e lungo, perché spesso si vogliono avere risultati immediati. Ovviamente, senza mettere limiti a nessuno, non vogliamo frenarli, ma far capire loro che c’è un processo di crescita a lungo termine. Nel nostro sport la maturità psicofisica è fondamentale, anche un atleta come Klæbo, che è un fenomeno assoluto, è riuscito a fare ora un ulteriore step quasi sulla soglia dei trent’anni. Bisogna seguire un percorso a medio termine rivolto alla costruzione della prestazione».

Soffermiamoci su Negroni e Matli, i due atleti che salgono dalla squadra juniores.

«Matli è sempre stato un vincente, un animale da gara, in quanto nella competizione riesce a dare il cento per cento, si trasforma. Sicuramente ha ancora tanto da lavorare, perché pur vincendo molto non ha fatto grandi volumi. L’obiettivo è di traghettarlo nel mondo senior, aumentando gradualmente i volumi di allenamento. Per quanto riguarda Negroni, è stato la bella sorpresa dello scorso anno. Era già cresciuto due anni fa, quando aveva lavorato nel gruppo di sede delle Fiamme Gialle con Francesca Baudin, che aveva avuto la bella intuizione di tesserarlo quando era fuori dalle nazionali giovanili, evidentemente vedendo in lui delle belle potenzialità. In quel contesto aveva iniziato a capire come ci si allena ed è arrivato al mondo del professionismo, poi nella squadra junior ha stupito tutti, facendo un salto di qualità veramente notevole. Anche lui ha molto da lavorare, soprattutto nel rafforzamento fisico in palestra. Entrambi hanno quindi margini di miglioramento e voglia di arrivare. Come già detto, non bisogna avere fretta, non dobbiamo chiedere loro chissà cosa già quest’anno, anche perché un conto è affrontare coetanei, un altro, invece, atleti di maggiore esperienza».

Foto credits: Fondo Italia

Gli ottimi risultati che avete ottenuto lo scorso anno con atleti come Carollo, Ticcò e Hellweger, pensa possano dare ulteriore fiducia ai componenti del suo gruppo.

«Io credo sia qualcosa di motivante, perché gli atleti tra loro parlano e vedono i risultati. È qualcosa iniziato già in precedenza, per esempio con Mocellini e Barp nella stagione 2022/23. Ciò significa che con questo staff si lavora al meglio e si possono ottenere bei risultati. Ovviamente, a fare la differenza è l’atleta e anche un po’ di fortuna, come l’assenza di infortuni».

Foto credits: Newspower

Cosa le rimane della passata stagione?

«Sicuramente da una parte tanta soddisfazione per come sono andate le cose con alcuni atleti. Ad esempio con Hellweger, con il quale ho lavorato cinque anni e avuto un percorso lungo. È stato un piacere vederlo crescere anno dopo anno, fino ad avere questa continuità di risultati in Coppa del Mondo. Poi è stato bello vedere ottenere certi risultati ad atleti come Ticcò e Carollo, in quanto il primo veniva da un infortunio e il secondo è ancora molto giovane. Purtroppo questa gioia è controbilanciata dalla stagione negativa avuta da altri. Anche perché è proprio su chi è in difficoltà che noi allenatori spendiamo poi più energie per dare il nostro supporto».

Foto credit: Newspower

Chiudiamo parlando dei tre atleti nati negli anni novanta che sono entrati quest’anno in squadra.

«Con Mocellini e Romano ho già lavorato e questo è un vantaggio, perché il primo lo conosco da sempre avendolo avuto sia in squadra che in caserma, mentre il secondo l’ho seguito già due volte in squadra. Gabrielli l’ho sempre visto da fuori, ma so che è un grande lavoratore e ha talento. Sono tutti accomunati da grande maturità, si conoscono bene e hanno obiettivi chiari in testa. Noi siamo qui soprattutto per accompagnarli in questo percorso ed aiutarli, perché sono atleti molto consapevoli di sé. Dal mio punto vi vista è un piacere allenarli. Anzi, mi viene anche da ringraziare i gruppi sportivi per l’ottimo lavoro svolto con loro quando erano fuori dalle squadre. Anche io ho allenato la squadra di sede, conosco le difficoltà che si affrontano e in parte mi sento ancora uno di loro».

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