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Sci di fondo

Sci di fondo – Heat Mass Start, un format che divide: le reazioni dei protagonisti della “prima” a Trondheim

Photo Credits: Amanda Sotberg

Gli appassionati dello sci di fondo, così come alcuni atleti, generalmente i più portati alle gare sulla distanza, lamentano sempre più spesso la sparizione dai calendari di format storici come la 30 km e la 50 km. Grandi gare e vittorie sono impresse nella memoria dei tifosi, che vedono tradito lo spirito originario di una disciplina che faceva della resistenza il suo cardine e ora è alla ricerca di alternative che, in grado di attirare nuovo pubblico, siano anche più adatte alle esigenze televisive, in primis l’immediatezza e il mantenimento dell’attenzione durante tutta la messa in onda.

Per questo motivo negli anni sono state inserite gare come le sprint e le mass start e, di recente, si è arrivati via via ad optare per una riduzione delle distanze. A discapito delle gare di lunga distanza sul cronometro o addirittura dell’inseguimento, un format che garantisce spettacolo e suspence per definizione, in cui gli atleti sono chiamati, letteralmente, ad andare a caccia dei loro avversari che li precedono.

In questo gruppone di tentativi più o meno riusciti di dare nuovo slancio alla disciplina si inserisce il nuovo format che la FIS ha lanciato questa estate in occasione della Toppidrettsveka e che ritroveremo in inverno durante il Tour del Ski: la Heat Mass Start. Divisi in “batterie” da una ventina di fondisti l’una, gli atleti si sfideranno in “mini” partenze in linea dove però conta solo il tempo finale aggregato tra le diverse serie. Quindi non importa l’ordine d’arrivo, se la propria batterie è stata più veloce si potrebbe potenzialmente essere meglio piazzati del vincitore di un’altra.

Ma questo format, si dal suo battesimo sta già generando dubbi e perplessità: in ottica invernale, infatti, ci si chiede come possa essere equa una gara del genere di fronte a condizioni della neve in continuo cambiamento: il numero totale di batterie dipende dagli iscritti, ma in una gara tipica di Coppa del Mondo, si stima ci potrebbero essere dalle quattro alle sei batterie, con partenze ogni 15/20 minuti; ciò significa che tra la prima e l’ultima potrebbe passare fino a un’ora e mezza tra la prima e l’ultima partenza. Il francese Jules Chappaz, che lo ha testato in Norvegia e lo ha commentato a Langrenn.com, ritiene che dal punto di vista pratico lo svolgimento della gara sia andato bene, ma che il concetto di base è ingiusto in più modi. E che i problemi diventeranno ancora più evidenti in inverno. “È come una lotteria. Sei completamente in balia della batteria in cui capiti e di quanto sia veloce. E sulla neve ci saranno differenze enormi di condizioni, il che può renderla ingiusta”.

Se invece tra i norvegesi e gli svedesi in molti erano scettici quando il format fu presentato la scorsa primavera, dopo il test alla Toppidrettsveka ora prevale un atteggiamento più positivo. L’ex campione del mondo U23 Jonas Vika è uno di loro: “È un concetto divertente, con molta velocità. Per un fondista da distanza è bello avere anche l’opportunità di gareggiare in batterie. Diventa tattico. Puoi rischiare di stare solo a ruota e puntare alla vittoria, ma poi non sai che piazzamento avrai nel totale. È una sorta di media distanza con velocità estrema” ha dichiarato a Langrenn.com, aggiungendo “Spero di poterlo provare sulla neve quest’inverno.”

Anche sul fronte femminile il format ha ricevuto una generale approvazione, con chi ritiene che possa essere anche una soluzione migliore per le donne, dove ci dovrebbero essere solo due o tre batterie e non c’è un grande livellamento come tra gli uomini. Questo è ciò che ritiene Maja Dahlqvist: “Per noi è andata bene. Il gruppo si è allungato velocemente in fila indiana, quindi è stato quasi come una normale mass start”.

Della stessa opinione anche Helene Marie Fossesholm, vincitrice della gara di Trondheim: “È andata bene. Ero un po’ nervosa, ma ho già fatto gare sui cinque chilometri. Questa volta erano quattro, quindi un po’ più corta, ma è stata come una mass start, per me è l’ideale. Non puoi partire controllata, ma per me si tratta solo di dare tutto dall’inizio alla fine. È brutale, ma per me è perfettamente giusto.”

Come per gli atleti, anche per i tecnici i pareri sono discordanti. Vetle Leander Johansen, ad esempio, concorda con i francesi nel temere che le batterie possano rendere la gara iniqua; inoltre, dubita che il concetto avrà davvero il valore di intrattenimento sperato.

“Penso che la gara fosse comprensibile da seguire, ma non so quanto possa coinvolgere davvero pubblico e atleti” ha detto a Langrenn.com “Non vedo che questo formato aggiunga qualcosa di nuovo, ma rende un calendario già vario ancora meno chiaro. Non credo che l’eventuale calo di interesse per lo sci di fondo dipenda dalla mancanza di format. A mio avviso, la FIS dovrebbe piuttosto concentrarsi sul promuovere lo sport così com’è, piuttosto che aggiungere ulteriori formule.”

L’allenatore della nazionale norvegese Arild Monsen invece ritiene positivo che la FIS cerchi di sviluppare la disciplina con nuovi concetti di gara e si dice fondamentalmente favorevole. In inverno, è convinto, alcune delle criticità legate al sistema delle batterie saranno risolte: al Tour de Ski, l’ordine di partenza sarà decise in base alla classifica generale provvisoria del Tour, il che renderà più equa la suddivisione delle batterie. “Non sono mai stato scettico. Bisogna testare cose nuove. Secondo me va benissimo. Alcuni lo pensano che al Tour sarà più equo, altri no. È difficile dire se la batteria di partenza sia influente sul risultato finale, ma potrebbe succedere. Comunque, dobbiamo provarci.”

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