Sono trascorsi più di 190 giorni dalla 50 km di Trondheim dove Harald Oestberg Amundsen cedette solo nel finale, chiudendo la gara in quinta posizione e un Mondiale ricco di soddisfazioni per il nativo di Asker con un oro in staffetta e due medaglie di bronzo individuali (10 km e Skiathlon ndr).
Intervistato da TV 2, Amundsen ha parlato a ruota libera: “Quando salgo in macchina la domenica mattina e torno ad Asker, mi sento piuttosto vuoto. I primi giorni si sta seduti a casa, in appartamento, a fissare il muro. Ho fatto un sacco di sforzi mentali per un anno. Quando la stagione finisce all’improvviso, è un po’ uno shock. Arriva la primavera, vai in vacanza, incontri gli amici e ti diverti. Ti alzi e per un po’ non hai voglia di allenarti e sei demotivato. Ma poi la situazione si fa più complicata”.
Al 27enne fondista manca ancora l’oro individuale in una grande manifestazione e adesso che la motivazione è tornata, sta già pensando al prossimo impegno: i Giochi Olimpici invernali di Milano-Cortina 2026.
Amundsen poi mostra un anello sul suo indice e spiega: “È utile monitorare il recupero. Nel 2025 ci sono molte attrezzature e materiali che gli atleti di alto livello possono testare. Per me, la cosa più importante è allenarmi bene, ma è sempre divertente provare cose nuove. Cerco di ottimizzare”.
Questo anello si chiama Oura ed è un macchinario intelligente che misura la frequenza cardiaca, la temperatura corporea, l’attività e il sonno. Sul suo sito web, Oura afferma che l’88% degli utenti riscontra un miglioramento della salute grazie all’utilizzo dell’anello.
Ispirato dal compagno di squadra Jan Thomas Jenssen, Amundsen ha iniziato ad utilizzare l’anello quest’estate, quando ha trascorso diverse settimane in alta quota in Francia, senza i suoi compagni di squadra della nazionale: “La frequenza cardiaca a riposo e la sensazione muscolare che provo durante l’allenamento mi danno un’idea di quanto prolungare il periodo di allenamento e quando riposare. Almeno con volumi di allenamento maggiori rispetto a prima. Sono un atleta di alto livello, quindi è mio compito familiarizzare con le cose, testarle ed essere preciso”.
L’utilizzo di strumenti intelligenti è in ampio uso tra gli atleti. Johannes Hosfloet Klaebo è uno di questi. Al Blinkfestivalen di Sandnes ad agosto ha vinto con una fascia “Whoop” al braccio e ha spiegato: “Mi aiuta a misurare la frequenza cardiaca, il sonno e tutto il resto. Cerchi di ottimizzare dove puoi. Per me, credo che sia utile avere una visione d’insieme delle cose. Non serve a niente indossare la fascia senza allenamento però, lì la scienza non ti può aiutare se non ti alleni”.
Amundsen poi parla dell’importanza delle attrezzature e sul non abusarne: “Si vede ovunque, in tutti gli sport, a volte l’uso degli strumenti è eccessivo. Poi penso che forse i migliori atleti sono quelli più bravi a non fissarsi su ogni dettaglio. Noi della squadra maschile siamo piuttosto rilassati sulla quantità di carboidrati da assumere in allenamento o sul monitoraggio del sonno. Non siamo poi così fissati, ma possiamo sederci e fare un confronto. Penso che sia molto importante, almeno per gli atleti più giovani, non fissarsi su piccoli dettagli”.
Ha poi proseguito: “Ci sono esempi di persone che passano la vita dietro a regole rigidissime. Le vedo ovunque. La gente mi chiede dell’allenamento, e tutto si riduce al livello di dettaglio. Io penso che la chiave per sentirsi sempre più in forma è un allenamento fatto bene: un paio di sessioni a settimana di buona qualità, magari variando tra una corsa lunga, alcune sessioni tranquille e una di forza. Finché la gente pensa che sia divertente spendere soldi in scarpe in carbonio e smartwatch, va bene. Ma non bisogna lasciare che tutto questo prenda il sopravvento sulla tua vita. Prima di una gara di sci, non dormo mai con queste cose. È importante non essere influenzati negativamente”.