Nel weekend, Falun ha ospitato le finali del Svenska Spel Summer Tour, il circuito nazionale svedese dedicato allo skiroll. Nell’ultima gara, Josehanna Lundgren Wikström ha tagliato il traguardo del Lugnets Skidstadion in 17esima piazza ricevendo l’abbraccio del fidanzato, dalla famiglia e dagli amici. Un piazzamento che, in altre circostanze, sarebbe apparso modesto. Ma non questa volta.
Per capire il peso di questo risultato, del resto, bisogna tornare indietro al febbraio del 2024. Dopo una stagione in cui aveva rappresentato i colori della Svezia in Coppa del Mondo e ai Mondiali U23 a Planica, la sua vita è cambiata all’improvviso; anzi, è il caso di dire che la sua vita è stata in serio pericolo. Nata con una malformazione a un rene, la giovane fondista di Karlstad è stata improvvisamente colpita da dolori fortissimi che l’hanno costretta ad un ricovero d’urgenza e un’operazione non riuscita che l’ha messa a rischio di sepsi. “Ho chiesto agli infermieri: ‘Sto per morire?’. Quella era la mia sensazione” ha raccontato dopo qualche tempo a Expressen. Dopo tre settimane di ricovero, ha lasciato finalmente l’ospedale ma successivamente, nell’autunno 2024, le è stato rimosso il 30% del rene malato, costringendola a saltare l’intera stagione invernale e solo a febbraio di quest’anno ha ricevuto il via libera per tornare ad allenarsi.
Come si può immaginare, il percorso di recupero è stato durissimo. Prima l’adattamento ai farmaci, poi la fase senza medicinali e infine il lavoro per ritrovare una condizione fisica accettabile. “Il corpo non reggeva i carichi di lavoro. All’inizio non era affatto divertente, desideravo allenarmi ma non ce la facevo. Ho dovuto procedere a piccolissimi passi” ha spiegato la 23enne al giornale svedese dopo le gare del fine settimana.
Il primo ritorno in pista è stato ad agosto, dopo 17 mesi, prendendo parte alla Trollhättan Action Week, ma è stata un’esperienza traumatica: “Non ho nemmeno guardato la classifica dopo. È stata la cosa peggiore che abbia mai fatto, davvero terribile”. Anche se in passato era abituata a spingere il suo corpo al limite, il fisico non era evidentemente ancora pronto per farlo.
A Falun, invece, le sensazioni sono state diverse. “Non è nemmeno il mio corpo quello con cui gareggio oggi, è come se fosse quello di qualcun altro. È questa la sensazione che ho”. Anche se la forma non è ancora quella dei giorni migliori, il ritorno alle competizioni comincia ad assumere i contorni di una nuova normalità. “Fa ancora un po’ paura, la linea tra stare bene e crollare è molto sottile. A volte è come un veleno per il corpo. Ma sono felice e grata di poter gareggiare di nuovo. Quando mi sono ammalata non pensavo che sarei riuscita a tornare. Bisogna ricordarselo e imparare a essere più gentili con se stessi”.
Il 17° posto diventa così un segnale incoraggiante: “Questa gara significa tantissimo. È soprattutto l’indicazione che forse, con il tempo, il mio corpo vorrà di nuovo fare ciò che cuore e testa desiderano. E questo è il meglio che potessi sperare.”